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Guardia di Finanza, misura di prevenzione patrimoniale per un imprenditore reggino considerato vicino alle ‘ndrine

Reggio Calabria. Le Fiamme Gialle del Nucleo Speciale Polizia Valutaria di Reggio Calabria hanno eseguito, oggi, una misura di prevenzione patrimoniale emessa dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale reggino su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia.

Operazione della Finanza a Reggio Calabria

 

La misura eseguita nei confronti di un imprenditore di Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria) e del suo nucleo familiare – ha interessato 10 beni immobili (tra cui appartamenti e terreni siti nella città calabrese ed a Bologna), l’intero complesso aziendale di una rivendita di tabacchi (all’interno di un noto centro commerciale bolognese), nonché altre disponibilità finanziarie.

La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale reggino con questo provvedimento ha disposto l’applicazione della misura di prevenzione sull’intero patrimonio dell’imprenditore e su tutti i beni a quest’ultimo riconducibili, anche per interposta persona, che allo stato ammontano a circa 2 milioni di euro. Le attività esecutive del provvedimento emesso dall’Autorità Giudiziaria reggina sono state eseguite con la collaborazione dei militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna.

Le indagini hanno preso spunto dallo sviluppo di alcune segnalazioni di operazioni sospette inviate dagli intermediari bancari e/o finanziari. Ed hanno consentito di dimostrare come l’imprenditore, operante prevalentemente nel settore degli autotrasporti, si muovesse nella zona grigia di contiguità alle cosche Iamonte (fascia ionica della provincia reggina) e Piromalli (Piana di Gioia Tauro), così come è emerso dai riscontri operati sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, i quali, nel tempo, lo hanno indicato come vicino a queste consorterie di ‘ndrangheta.

L’imprenditore, seppur formalmente incensurato perché assolto definitivamente dal delitto di associazione mafiosa, è stato ritenuto dal Tribunale Sezione Misure di Prevenzione inserito “in quella zona d’ombra” contigua alle organizzazioni criminali.

La Corte di Appello ha evidenziato che si tratta di “un faccendiere che vive ai margini di quella che può essere considerata una zona grigia, fatta di connivenze e collusioni tra mafia, imprenditoria e poteri pubblici”.

Inoltre, è stato destinatario nel 2010 di rinvio a giudizio per tentata estorsione, mentre nel 2011 è stato segnalato per frode fiscale mediante l’utilizzo e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. A completare il quadro la magistratura reggina evidenzia le numerosissime frequentazioni con soggetti pregiudicati o con precedenti di polizia per vari reati, tra cui numerosi soggetti contigui o appartenenti a cosche di ‘ndrangheta.

In tale contesto, le investigazioni a carattere economico/patrimoniale delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia. reggina al IV Gruppo del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria ed eseguite attraverso la ricostruzione dei flussi finanziari e delle vicende economiche dell’intero nucleo familiare dell’imprenditore, oltre a delineare la sua pericolosità sociale, hanno consentito di rilevare che gli investimenti dallo stesso, effettuati nel tempo, fossero del tutto sproporzionati rispetto alle fonti di reddito legittimamente realizzate.

In particolare, i Finanzieri hanno ricostruito tutti i redditi prodotti dall’imprenditore e dal suo nucleo familiare a decorrere dal 1991 e, confrontandoli con gli acquisti e con gli investimenti effettuati negli anni, hanno dimostrato la netta sproporzione tra i redditi conseguiti e i beni acquisiti e le somme di denaro accumulate.

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