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Guardia di Finanza: Scoperto un giro di accordi corruttivi tra dirigenti sanitari e rappresentanti di società fornitrici di apparecchi medicali. 9 arresti

Di Alessandro Margottini               

CATANIA. Sono nove le ordinanze di custodia cautelare eseguite stamani dai finanzieri del Comando Provinciale di Catania al termine dell’operazione denominata “Vasi Comunicanti” e che, oltre a quella catanese, ha interessato le provincie di Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa e Perugia.

L’indagine delle fiamme gialle del capoluogo etneo, brillantemente coordinata dalla locale Procura della Repubblica, è stata condotta nel settore della sanità pubblica e vede al momento implicati quattro direttori di Unità Operative Complesse/Dipartimenti di Aziende Ospedaliere delle province della Sicilia orientale, tre rappresentanti di società che fanno capo a multinazionali produttrici di dispositivi medici, un rappresentante di tali multinazionali e un provider per l’organizzazione di eventi.

I capi d’accusa formulati dall’Autorità Giudiziaria inquirente vanno dalla falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, alla corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.

Ad operare in prima linea nell’azione investigativa sono stati gli specialisti Gruppo Tutela Finanza Pubblica, articolazione che opera in seno al Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF), i quali hanno sviluppato il loro lavoro traendo spunto da alcuni approfondimenti mirati alla ricerca di sprechi di risorse pubbliche; più in particolare talune anomalie verificatesi all’interno dell’Azienda Ospedaliero Universitaria (AOU) Policlinico “G. Rodolico – San Marco” di Catania riguardanti affidamenti per l’acquisto di dispositivi medici, per i quali venivano riconosciuti alle ditte aggiudicatarie corrispettivi più elevati rispetto ai prezzi dei medesimi dispositivi indicati nell’accordo-quadro CONSIP.

Le ulteriori attività investigative, che i finanzieri hanno condotto avvalendosi anche di mezzi tecnici, avrebbero evidenziato un più ampio “sistema” messo a punto per la commissione di diversi atti corruttivi ad opera di dirigenti sanitari e rappresentanti di multinazionali produttrici di dispositivi medici, utilizzando al riguardo lo “schermo” delle sponsorizzazioni correlate ad eventi formativi medici.

Tradotto nella realtà dei fatti, le citate sponsorizzazioni miravano ad ottenere il fattivo impegno degli stessi sanitari coinvolti nel favorire le ditte più “generose”, alle quali garantivano un largo uso dei propri dispositivi medici nel corso degli interventi chirurgici.

Le stesse società sarebbero peraltro risultate aggiudicatarie di particolari affidamenti caratterizzati da lotti a consumo, che consentirebbero al direttore dell’UOC o del Dipartimento di incidere in maniera determinante sulla quantità e sulla tipologia di dispositivi medici da far acquistare all’azienda ospedaliera di riferimento.

In tale contesto d’illegalità erano dunque evidenti i vantaggi per le parti in causa, da un lato le aziende che accrescevano significativamente i loro fatturati e dall’altro dirigenti sanitari che venivano “finanziati” per il loro “interessamento”.

Nel sistema portato alla luce sono implicati quattro professori nonché direttori di UOC e Dipartimenti di cardiologia presso i Policlinici universitari di Catania e Messina, nonché dei poli ospedalieri di Siracusa e Ragusa.

Professionisti che, stando alle ipotesi accusatorie sostenute dalla Procura catanese, sfruttando il proprio ruolo di vertice all’interno delle rispettive aziende sanitarie, avrebbero perpetrato accordi corruttivi con i rappresentanti delle aziende fornitrici al fine di negoziare le cifre da erogare in occasione degli eventi organizzati dal comitato scientifico.

Al riguardo va evidenziato come la normativa di settore impone una separazione netta tra i membri di Comitati medico-scientifici ed i soggetti che si occupano di produzione e distribuzione di prodotti sanitari, e che fa dunque incorrere nei suddetti provvedimenti giudiziari i tre rappresentanti delle tre società distributrici per la regione Sicilia di dispositivi medici, ai quali si aggiunge un loro referente.

Soggetti che per gli inquirenti erano parte attiva del sistema corruttivo in questione, alimentato da costanti contatti con i dirigenti sanitari implicati nella vicenda, ai quali venivano peraltro fornite informazioni per eludere il controllo degli organismi di garanzia legale. Un panorama illecito quanto consolidato dunque, dove si concludevano accordi di ogni tipo pur di “incassare” la propria parte a spese della Sanità Pubblica regionale.

Sulla scorta del chiaro quadro probatorio presentato dagli investigatori del Nucleo PEF di Catania, il GIP presso il locale Tribunale – su proposta della competente Procura della Repubblica – ha dunque disposto gli arresti domiciliari nei confronti di nove indagati, ai quali va comunque riconosciuta la presunzione d’innocenza sino ad eventuale pronunciamento di una sentenza di condanna irrevocabile che ne dichiari le rispettive responsabilità.

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