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Il "Giorno del ricordo"

“Il Parlamento con decisione largamente condivisa ha contribuito a sanare una ferita profonda nella memoria e nella coscienza nazionale. Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia”. Con queste parole il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato le vittime delle foibe e l’esodo degli italiani giuliano-dalmati.

La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Nella giornata […] sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero.

Il 10 febbraio di ogni anno si celebra il “Giorno del ricordo“. La solennità civile nazionale è stata istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92 per commemorare le vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.
Tra il maggio e il giugno 1945 sono stati migliaia gli italiani della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia uccisi dai partigiani di Tito, spinti nelle profonde voragini rocciose chiamate foibe o deportati nei campi sloveni e croati.
“I soldati di Tito facevano irruzione nelle case dei civili, caricando le persone sui camion. Le vittime predestinate venivano legate una all’altra con corde, fil di ferro, filo spinato. A questo punto, disposti sull’orlo del precipizio, i primi venivano fucilati trascinando con sé nel baratro anche tutti gli altri, ancora vivi”.
Oggi molteplici cerimonie hanno commemorato le vitte dell’insensato massacro delle foibe. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha sottolineato come “agli anni del silenzio faccia seguito la solenne affermazione del ricordo. Non esiste futuro per un Paese che sottovaluta o dimentica il proprio passato”, richiamando l’importanza del ricordo di un genocidio che per troppi anni dopo la guerra è stato silenziato, anche, per volere di una certa classe politica.


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Written by Yepper

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