in

Medio Oriente: il sistema Arrow e i caccia di Tel Aviv sventano un attacco degli Houti contro il territorio di Israele. L’offensiva terrestre a Gaza è, di fatto, ormai cominciata

Di Fabrizio Scarinci

TEL AVIV. Per la prima volta dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas, il sistema di difesa antimissile a lungo raggio Arrow, sviluppato congiuntamente da Boeing e Israel Aerospace Industries, è entrato in funzione al fine di sventare una minaccia in arrivo.

Un sistema Arrow 2 in fase di lancio. Insieme agli Arrow 3, specializzati nall’intercettazione di missili a medio-lungo raggio, tali sistemi costituiscono l’ossatura del sistema di difesa antimissilistica strategica dello Stato d’Israele

Nello specifico, la sua attivazione sarebbe scattata nel corso di un attacco con droni e missili (a quanto pare sia di tipo sia balistico che da crociera) proveniente dal Mar Rosso, che sarebbe stato neutralizzato in parte dall’azione dei suoi potenti intercettori ipersonici (che avrebbero abbattuto almeno un missile balistico) e, in parte, dai caccia dell’aeronautica, che, stando a quanto riportato, avrebbero neutralizzato alcuni droni e/o missili da crociera.

Secondo alcune fonti, inoltre, una parte dei missili e dei droni in arrivo sarebbe finita nei territori di Egitto e Giordania.

Un F-16I dell’aeronautica israeliana in volo

A rivendicare l’azione, che, come spiegato pocanzi, non sarebbe riuscita a provocare nessun danno sul suolo israeliano, sarebbero stati i ribelli Houti dello Yemen settentrionale, che avrebbero specificato come il loro intento fosse quello di colpire la città di Eliat (ossia la più meridionale dello Stato d’Israele).

Noti per i loro ripetuti lanci di missili contro l’Arabia Saudita (con cui sarebbero ancora in guerra), gli Houti avrebbero cercato di condurre un’azione simile a quella di oggi già durante la scorsa settimana, ma il loro attacco sarebbe fallito a causa della presenza nel Mar Rosso del cacciatorpediniere statunitense USS Carney, che avrebbe intercettato tutti i missili e i droni da essi lanciati.

Il cacciatorpediniere statunitense USS Carney, appartenente alla classe Arleigh Burke

In seguito alla loro azione di oggi, chiunque avesse ancora qualche dubbio sul fatto che i sistemi il loro possesso avessero la capacità di raggiungere il territorio israeliano sarà stato certamente costretto a ricredersi, anche se, ovviamente, avere la capacità di arrivare nei pressi di un’area non significa necessariamente essere in grado di superare i sistemi posti in sua difesa.

Aderente alla religione sciita, sul piano geopolitico il movimento Houti si configura come uno dei “satelliti” regionali dell’Iran, da cui riceve la maggior parte delle armi e dei sistemi di cui dispone.

Una cartina dello Yemen. Le zone controllate dagli Houti sono quelle raffigurate in verde. Come si può facilmente osservare il loro territorio include anche la capitale San’a’, occupata nel settembre 2014

Per tale ragione, nell’ambito dell’attuale conflitto tra Israele e Hamas, i suoi tentativi di attacco, non diversamente dalle azioni di Hezbollah, dovrebbero quasi certamente essere visti come un tentativo di Teheran di porre in essere una sorta di rappresaglia nei confronti di Israele.

Una rappresaglia, ovviamente, di tipo indiretto e, tutto sommato, anche meno intensa di quanto ci si potesse aspettare; cosa verosimilmente dovuta anche alla presenza del consistente dispositivo militare rischierato dagli USA nella regione, a cui, secondo alcune fonti, si sarebbe aggiunta anche una squadra di bombardieri pesanti B-1b Lancer (che dovrebbe essere atterrata nella base turca di Incirlik proprio nel corso del pomeriggio).

A Gaza, nel frattempo, le operazioni vanno avanti, con l’offensiva di terra che, pur non essendo stata “sbandierata”, sembrerebbe essere pienamente in atto almeno da sabato scorso.

In particolare, stando a quanto comunicato, le forze terrestri israeliane avrebbero ormai occupato la quasi totalità delle aree più settentrionali della Striscia, parte della sua fascia costiera e alcune zone della periferia meridionale di Gaza City.

Carri Merkava ripresi a ridosso della Striscia

Per ora, il loro obiettivo principale sembrerebbe essere quello di separare tra loro i maggiori bastioni di Hamas, che consisterebbero soprattutto nel centro di Gaza e nella località Khan Younis, collocata nella parte meridionale della Striscia.

Al momento, non sembrerebbe esserci alcuna intenzione, da parte dell’IDF, di addentrarsi all’interno dei tessuti urbani devastati dai bombardamenti, in cui vengono condotte (a dire il vero anche da prima che l’offensiva terrestre iniziasse), solo operazioni mirate ad opera delle forze speciali.

Nondimeno, se Israele intende davvero sconfiggere i terroristi di Hamas, prima o poi l’IDF sarà costretta ad entrare in forze anche in quelle zone, dove potrebbe, però, trovarsi di fronte un nemico determinato e per nulla facile da battere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’articolo Medio Oriente: il sistema Arrow e i caccia di Tel Aviv sventano un attacco degli Houti contro il territorio di Israele. L’offensiva terrestre a Gaza è, di fatto, ormai cominciata proviene da Report Difesa.

What do you think?

Written by Report Difesa

Quotidiano di geopolitica e di sicurezza nazionale ed internazionale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

GIPHY App Key not set. Please check settings

Thales: annunciati i risultati finanziari al 30 settembre 2023

Migranti: in una notte sbarcati a Lampedusa oltre 400 migranti che viaggiavano a bordo di un peschereccio partito dalla Libia