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NATO: dopo la Finlandia entra finalmente anche la Svezia. Dopo il via libera ungherese tra Stoccolma e l’Alleanza non vi è più nessun ostacolo

Di Fabrizio Scarinci

STOCCOLMA. Ormai è ufficiale, la Svezia ha superato tutti gli ostacoli che la separavano dal suo ingresso nella NATO.

Lunedì scorso, infatti, il Parlamento ungherese ha finalmente ratificato il Protocollo di adesione del Paese all’Alleanza, mentre il “via libera” da parte di quello turco era già arrivato il 24 gennaio scorso.

Il Primo ministro svedese Ulf Kristersson e il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg durante una recente conferenza stampa congiunta

Come noto, la decisione della Svezia di diventare un membro della NATO venne presa, insieme alla vicina Finlandia, poche settimane dopo l’inizio della famigerata operazione militare speciale lanciata dalla Russia di Vladimir Putin ai danni dell’Ucraina.

La loro richiesta di adesione si sarebbe, però, scontrata con l’ostilità della Turchia di Recep Tayyip Erdogan, che accusava i due Paesi di ospitare e sostenere diversi membri delle maggiori organizzazioni politico-militari curde, e dell’Ungheria di Viktor Orban, che li riteneva, invece, responsabili della diffusione di “notizie false” sul conto del proprio sistema politico.

Il premier ungherese Viktor Orban

Le trattative per far sì che Stoccolma ed Helsinki acquisissero la membership si sarebbero, dunque, protratte per diversi mesi, con il processo di adesione della Finlandia che si sarebbe concluso solo il 4 aprile 2023 e quello della Svezia (molto più problematico) che sarebbe durato fino a questo momento.

La bandiera finlandese viene issata presso il Quartier Generale della NATO durante la cerimonia per l’ingresso del Paese nell’Alleanza

Come si può facilmente immaginare, nel corso di questo periodo di tempo sia Ankara che Budapest sarebbero riuscite a strappare diverse importanti contropartite.

Quanto ai turchi, per esempio, essi avrebbero ottenuto sia la cessazione di ogni forma di sostegno nei confronti delle organizzazioni curde presenti sui territori di Svezia e Finlandia, sia la possibilità di compensare parzialmente la loro esclusione dal programma JSF (decisa da Washington nel 2019 a causa dell’ostinazione di Ankara nel voler acquistare il sistema di difesa antiaereo e antimissile russo S-400) con l’acquisto, dagli USA, di 40 jet da combattimento F-16V Block 70/72 di ultima generazione e l’aggiornamento a tale standard di altri 80 dei propri Fighting Falcon.

Un F-16C dell’Aeronautica turca ripreso in volo alcuni anni fa

Per quanto riguarda, invece, gli ungheresi, essi avrebbero ottenuto 4 nuovi caccia di produzione svedese JAS-39 Gripen, l’estensione del contratto di collaborazione con la Difesa svedese per il supporto logistico degli altri 14 velivoli di questo tipo già in dotazione alle forze aeree di Budapest e, forse, anche la creazione, nel Paese, di un importante centro di ricerca della SAAB.

Uno dei 14 Gripen in dotazione alle forze aeree ungheresi

Sul piano geopolitico, l’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO consente, di fatto, all’Alleanza di controllare tutte le coste del Mar Baltico ad eccezione dell’area di San Pietroburgo e di quella di Kaliningrad, che fanno parte della Federazione Russa.

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