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Operazione dei Carabinieri del ROS e del Reparto Operativo di Napoli contro il clan Di Lauro: 13 gli indagati

Napoli. I Carabinieri del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) e del Reparto Operativo di Napoli hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare che ha disposto la custodia in carcere nei confronti di 13 indagati, emessa dal GIP (Giudice per le indagini preliminari) del Tribunale di Napoli.
Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia si sono rivolte nei confronti di persone ritenuti affiliati al clan Di Lauro o di appartenenti a gruppi criminali alleati come la Vinella Grassi. I quali si sono adoperati a commettere delitti per conto dei Di Lauro.

Le indagini – fondate su dichiarazioni di collaboratori di giustizia, intercettazioni e molti riscontri – hanno consentito di ricostruire l’organigramma del clan attuale e, soprattutto, l’evoluzione del ruolo di Marco Di Lauro, arrestato il 2 marzo 2019 dopo quasi 15 anni di latitanza.
Per gli inquirenti si è riusciti a ricostruire “l’articolazione militare” e in parte quella economica, con il riciclaggio dei proventi illeciti della consorteria.
Si tratta dello sviluppo e dell’attualizzazione di precedenti indagini, svolte negli scorsi anni ed in parte già definite con processi e sentenze, che confermano l’attuale operatività del clan e la sua capacità di influenzare le dinamiche della camorra d’area, spesso intervenendo attraverso gruppi satelliti o alleati.

Una vedetta fuori casa di Di Lauro

Secondo le indagini è stata dimostrata la capacità dei Di Lauro di diventare un gruppo con forti proiezioni internazionali che ha scelto di diversificare i settori di interesse, senza abbandonare il traffico di stupefacenti ma privilegiando i propri originari interessi in materia di prodotti a marchio contraffatto ed il contrabbando di sigarette. In questo modo, hanno evidenziato le indagini, il clan si è potuto dedicare al reimpiego della fortuna accumulata in tanti anni di camorra, in affari leciti ovvero in affari illeciti a bassa intensità, ritornando in qualche modo alle origini, sulle orme dei traffici di Paolo Di Lauro prima dell’esplosione del business delle piazze di spaccio dell’area nord di Napoli, peraltro da tempo ormai in mano ad altri gruppi criminali.

In questa gestione poco appariscente sul piano militare, spiegano gli investigatori, ma che non esclude il ricorso mirato alla violenza, come dimostra l’agguato ai danni di Pasquale Spinelli avvenuto il 7 giugno 2012, emergono figure come quella di Salvatore Di Lauro e Salvatore Tamburrino e di altre persone che hanno creato un reticolo di interessi illeciti non facilmente riconducibili alla clan.
Interessi che vanno dal welfare criminale sino ai variegati affari criminali nel campo delle truffe assicurative ed i cosiddetti “cavalli di ritorno” ma, soprattutto, una straordinaria ragnatela di appoggi che ha consentito, sino a tre mesi fa, di sostenere il peso di una latitanza ultradecennale come quella di Marco Di Lauro.

 

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