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Patto di Visegrad, il potere decisionale sui migranti si sposta ad Est

Di Pierpaolo Piras

Budapest. Visegrad (si legge Viscegrad) è un piccolo paese sulla riva destra del Danubio, della Contea di Pest a nord di Budapest. Sta in una parte dell’Europa perennemente insanguinata da invasioni barbariche e da guerre interminabili tra piccoli Regni, Principati e Ducati contro la invincibile affermazione militare e politica del Sacro Romano Impero.

Il castello di Visegrad

Visegrad acquisì notorietà allorché, nel 1335, Re Carlo I la rese capitale del suo Regno d’Ungheria, rendendola, presto, la sede di un vertice col Re di Boemia, Giovanni di Lussemburgo e Casimiro III Re di Polonia, inteso a fronteggiare l’espansione politico-militare del Sacro Romano Impero.

Dopo circa 600 anni, nel 1991, in questa stessa località si sono simbolicamente riuniti Ungheria, Repubblica Cecoslovacca e Polonia per l’elaborazione di una strategia economico-politica (Patto di Visegrad; https://web.archive.org/web/20140418042857/http://www.visegradgroup.eu:80/documents/visegrad-declarations/visegrad-declaration-110412-2) ) in vista del loro ingresso nella Unione Europea. Nel 1993 il “Patto” si arricchisce della Slovacchia.

Di nuovo l’oblio fino ai giorni nostri allorquando i “quattro” di Visegrad (noti come V4) diventano l’emblema dei resistenti alla migrazione senza controllo verificatasi verso l’Europa negli ultimi anni.

Il Primo Ministro ungherese Viktor Orban leader del gruppo di Visegrad

Viktor Orban, primo ministro ungherese, ha persino cambiato, con ampio consenso della popolazione, la propria Costituzione per rendere impossibile l’obbedienza ad eventuali accordi europei capaci di limitare l’autonomia decisionale nazionale.

Il seguito è storia attuale. Il “V4” ha respinto senza esitare la Commissione europea sui ricollocamenti dei migranti e le richieste d’asilo. Ha proposto la scioccante riforma dell’intera Unione Europea dopo la Brexit inglese.

L’Ungheria ha velocemente eretto un muro nei sui confini con la Serbia.

Il confine tra Serbia ed Ungheria

La Polonia ha aggiunto il respingimento dei “non cristiani” e, più in generale, di tutti i migranti provenienti da Italia e Grecia. Gli altri Stati non sono distanti da queste stesse posizioni.

Per le sinistre europee appare preoccupante la simpatia, più che ricambiata, verso i “V4” dei personaggi politici recentemente ed ottimamente affermatisi come il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz e Matteo Salvini in Italia. Ovvero, si avverte l’emergenza di un “asse” politico tra i “V4” , supportato da Austria ed Italia, potrebbe definirsi un “V6” , che si confronta pariteticamente con l’asse franco-tedesco, lo stesso che finora ha fatto in Europa come ha voluto, consultandosi, per giunta, solo fra loro.

La riunione dei ministri dell’Interno della UE nel 2015, senza questi Paesi, è stato un errore politico, arrogante e clamoroso , che ha, da un lato, radicalizzato definitivamente la politica internazionale dei V4, dall’altro stabilito che in Europa agisce un altro importante soggetto politico in grado di condizionare il processo decisionale delle istituzioni continentali, al di là delle, finora uniche, volontà di Germania e Francia e delle élites dominanti. O, se si vuole, uno spostamento ad Est del baricentro decisionale.

Il ​​primo ministro polacco Beata Szydlo sintetizza la prossima linea politica: “L’UE deve tornare alle sue radici, dobbiamo impensierirci di più delle preoccupazioni dei cittadini e meno di quelle delle istituzioni”.

Insomma, va affermandosi l’idea che la forza della UE sta più negli Stati membri che nelle Istituzioni. Ovvero una autentico sovvertimento delle prepotenti istituzioni burocratiche di Bruxelles.

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