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“Poker Face”, da oggi al cinema l’introspettivo secondo film di Russell Crowe da regista/protagonista

Una pellicola sui vari tipi di rapporti tra persone, sull’inesorabile scorrere del tempo e sul vero potere dell’uomo davanti alle beffe e alle difficoltà dell’esistenza

“Poker Face” è il secondo film che vede Russell Crowe alla regia ed è disponibile da oggi nelle sale cinematografiche italiane. Il film è stato presentato nella Capitale in occasione della 17ª edizione della Festa del Cinema di Roma che si è svolta dal 13 al 23 ottobre 2022. 

Oltra a vedere Russell Crowe protagonista della pellicola il notevole cast è completato da Liam Hemsworth, RZA, Elsa Pataky, Aden Young, Steve Bastoni, Daniel MacPherson, Brooke Satchwell, Molly Grace, Paul Tasson e Jack Thompson. Dopo The Water Diviner diretto e interpretato dallo stesso Russell Crowe, al suo esordio come regista risalente al 2014, questo secondo film torna ad affrontare tematiche importanti legate alla vita e ai rapporti umani.

Se il primo lungometraggio è tratto dall’omonimo romanzo, scritto da Andrew Anastasios e Meghan Wilson-Anastasios (ispirato a fatti realmente accaduti), con Poker Face Crowe parla agli spettatori dei legami (quello tra padre e figlia, moglie e marito, amici di infanzia e rivali/nemici) portandoli in una realtà diversa, patinata e oscura allo stesso tempo.

Per quanto brillante e scintillante possa sembrare infatti la vita di un miliardario (Jack/Crowe), non mancano mai e per nessuno ombre e luoghi bui dove addentrarsi, sia a livello psichico che tangibile. Questo vale per lui come per il resto dei personaggi presenti nel film, tutti destinati a incontrarsi e scontrarsi per gli intrecci necessari all’epilogo di Poker Face, voluto da Crowe per mandare un messaggio chiaro e forte, poiché troppe cose vengono date sempre più per scontate anche quando non dovrebbero.

Trama e Trailer Poker Face

Foley, 57 anni. Professione: giocatore d’azzardo. Quando era adolescente ha avuto una delle esperienze più elettrizzanti della sua vita con i suoi amici: è riuscito infatti a non farsi derubare i soldi di una vincita a poker dal fratello più grande di uno di loro saltando nella cascata del fiume. Nel corso degli anni Jake è diventato miliardario. Ha una villa lussuosa e ipertecnologica a Miami piena di opere d’arte di cui è un grande appassionato. Nasconde però un segreto che non ha detto a nessuno, neanche alla sua famiglia. Decide così di riunire i suoi vecchi quattro amici di un tempo per una partita a poker ad alto rischio. L’incontro inizialmente è rilassato anche se nel gruppo c’è chi ha con Jake un rapporto conflittuale, di amore-odio oppure nasconde dei segreti; l’obiettivo del padrone di casa però è quello di ottenere giustizia su ognuno di loro. I suoi piani però saltano quando dei criminali riescono ad entrare nella sua villa e a quel punto deve fare di nuovo squadra con l’inseparabile gruppo di un tempo.

Sebbene da circa metà film la narrazione subisca un’accelerata vorticosa in merito a questi intrecci e alla conseguente evoluzione degli eventi (che andavano approfonditi di più insieme alle storie dei vari personaggi), si capiscono in modo nitido le intenzioni finali di Crowe sia come regista che protagonista. A compensare inoltre la mancanza di qualche approfondimento in grado di rendere Poker Face più concreto c’è l’immensa presenza scenica del cineasta australiano, capace di colpire lo spettatore senza parlare, arrivando dritto in profondità con una singola e semplice scena che lo vede soggetto principale di un ritratto (realizzato da un’artista catturata dall’intensità di quel momento), intento a perdersi con lo sguardo tra le pennellate di un altro quadro, per lui estremamente evocativo.

Un lento primo piano che comunica più dell’intero film e condivide l’angoscia di Crowe e dell’uomo moderno (da lui incarnato) per l’incessante scorrere del tempo, i relativi cambiamenti e le immancabili perdite. Questa sensazione è inoltre rappresentata dall’acqua, altro elemento principale della pellicola poiché scorre, travolge, trascina, fa immergere e domina sull’uomo. D’altra parte la contrapposizione immutabile è l’arte, altrettanto importante nel film e intenta a simboleggiare quanto il tempo non scalfisca il suo essere preziosa e testimone dei tempi che furono, in quelli che sono ora, e in quelli che si susseguiranno di domani in domani.

Il legame con il passato è viscerale (e lo si vede immediatamente con il flashback che apre il film insieme all’acqua e all’arte appunto) così come è fondamentale affrontare, capire e risolvere determinate situazioni nel presente per pensare in tal modo anche al futuro, cercando di agire su ciò che non ci rende impotenti e inermi davanti all’ignoto e al cospetto di una cosa incontrollabile, come il tempo.

Tra ricordi, legami di una e della vita e piani futuri, il protagonista esperto di poker (data l’innata capacità di stare sempre un passo avanti a tutti) sfrutterà il proprio talento e la propria condizione (quella vantaggiosa a livello socio-economico e quella sulla quale non ha invece potere, relativa alla salute) come forza motrice per sostenere le persone per lui importanti, anche in sua assenza. La vera Poker Face è la vita stessa: così inaspettata e imprevedibile nonché ingestibile, perfino per chi è sempre stato abituato a vedere il quadro generale in netto anticipo. Ma le beffe valgono per tutti senza distinzione alcuna, proprio come a un tavolo di poker quando la posta in gioco è altissima e anzi, si va “all in”.

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Written by Veronica Sgaramella

Nata a Roma nel Luglio 1990, laureata in Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione presso La Sapienza. Coordinatrice, redattrice e inviata di Yepper Magazine, precedentemente redattrice per Vocegiallorossa, poi collaboratrice e speaker @ 1927 On Air - la storia continua, in onda su Centro Suono Sport. Opinionista periodica sportiva a Gold TV. Ora co-conduttrice di Frequenze Giallorosse (ReteneTVision). SocialMente attiva, amo leggere, viaggiare e immortalare attimi.

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