in

SECONDA GUERRA MONDIALE: 30 GIUGNO 1944 , I PARACADUTISTI DELLA DIVISIONE NEMBO DEL GENERALE MORIGI  E I POLACCHI DEL GENERALE ANDERS LIBERANO MACERATA 

Di Alessandro Gentili *

MACERATA (nostro servizio particolare). Ottanta anni fa, il 30 giugno 1944, l’azione congiunta  del 2° Corpo polacco, comandato dal Tenente Generale Wladyslaw Albert Anders (Blobie, 11 agosto 1892 – Londra, 12 maggio 1970), Generale e politico polacco (1) e dei Paracadutisti della Divisione Nembo.

Il Tenente Generale Wladyslaw Albert Anders

Con il supporto di artiglieria del CIL (Corpo italiano di Liberazione), comandato dal Generale Umberto Utili (Roma, 18 luglio 1895 – Milano, 27 ottobre 1952) (2), lungo la riva  destra del Fiume Chienti (3), dopo aspri e sanguinosi combattimenti, protrattisi dal 20 giugno per molti giorni,  con numerosi morti e feriti, l’azione permise l’attraversamento del fiume ai polacchi  a Sud-Est di Macerata e in più punti, fino al mare, e a Sud-Ovest della città, sino a Tolentino e Cingoli, ai soldati italiani dell’Esercito cobelligerante, provocando il  ripiegamento del poderoso e agguerrito dispositivo di difesa tedesco, soprattutto per il concreto timore di accerchiamento da parte delle forse alleate e del CIL.

Pasqaule Infelisi

Infatti, le autorità fasciste della RSI presenti a Macerata ed il Comando militare tedesco, già dalla metà di giugno, avevano iniziato a preparare la fuga delle personalità più importanti  ed il ripiegamento dei reparti militari a nord del vicino fiume Potenza, per poi raggiungere ed attestarsi a difesa nell’area della città di Ancona –  con il suo importante porto –  tremendamente devastata dai bombardamenti alleati , che avevano distrutto e reso inagibili oltre il 95% delle infrastrutture, costringendo la popolazione ad abbandonare le proprie case e rifugiarsi nelle campagne e nei paesi vicini.

Un’immagine del bombardamento di Macerata

E che l’avanzata degli alleati sul “fronte Adriatico” fosse incombente e non fronteggiabile lo dimostra il fatto che il capo della Provincia, Avv. Ubaldo Rottoli –  alto funzionario del PNF, arrivato a Macerata proveniente da Viterbo (4) solo il 12 maggio del 1944 – si fosse dato alla fuga verso il Nord Italia già il 13 giugno successivo.

Ma costui, prima di partire, aveva ordinato alla Questura “di liquidare” il Maggiore dei Reali Carabinieri Pasquale Infèlisi (5) – già comandante del Gruppo Reali Carabinieri della provincia, collocato in congedo a marzo del ’44 con tutti i suoi ufficiali per aver rifiutato di aderire alla RSI – che con la sua famiglia era custodito con altri prigionieri politici nel Manicomio di Macerata dall’8 giugno.

Il compito venne affidato dalla Questura al distaccamento di Macerata della Polizia di Sicurezza e Servizio di Sicurezza (SS) affidato al Tenente  Herbert Andorfer (6).

Così il giorno 14 , all’imbrunire, le SS prelevarono l’ufficiale presso il Manicomio, separandolo dalla famiglia, asseritamente perché dovevano trasferirlo in Germania.

Ma dopo averlo condotto in aperta campagna nella località allora nota come Montirozzo (oggi Via Achille Campanile, al limite dei Quartieri San Francesco e Collevario), il Maggiore Infèlisi fu proditoriamente trucidato con alcune raffiche di mitra e sommariamente seppellito sotto un po’ di terriccio.

LA COBELLIGERANZA DEL RICOSTITUITO ESERCITO ITALIANO NEL REGNO DEL SUD

Prima di tornare nel dettaglio ad esporre le fasi del superamento del Fronte del Chienti e della liberazione di Macerata e Tolentino, giova sintetizzare l’avvio della cobelligeranza del ricostituito Esercito italiano nel cosiddetto Regno del Sud (7).

Così descrive la rinascita dell’Esercito Italiano  il Calendario 2024 (8) dell’Associazione Nazionale Combattenti della Guerra di Liberazione inquadrati nei Reparti regolari delle Forze Armate (ANCFARGL)  intitolato “1944 – L’anno del riscatto: “Dopo la proclamazione dell’armistizio l’8 settembre ’43, il 27 novembre successivo venne creato il 1° Raggruppamento Motorizzato, prima grande unità militare dell’Esercito italiano accettato dagli Alleati come cobelligerante”.

Il primo combattimento  ebbe come teatro Montelungo, in provincia di Caserta dal 7  al 16 dicembre 1943.

Il Raggruppamento Motorizzato, primo nucleo del nuovo esercito postarmistiziale, il 21 dicembre 1943 viene ritirato dalla linea per riordinarsi  dopo la sanguinosa battaglia di Montelungo.

Si trasferisce, perciò, nella zona di S. Agata dei Goti (Benevento) dove ai primi di gennaio passa sotto il controllo diretto della 5^ Armata americana, rimanendo a riposo, tranne l’artiglieria data in appoggio alle unità marocchine nella zona di Acquafondata (Frosinone).

Agli inizi del 1944 la crisi morale, materiale e psicologica vissuta dagli italiani  dopo l’armistizio non dà segni di remissione.

Dispute politiche e discredito lanciato contro i vertici istituzionali, arrivano a mettere in discussione anche i valori civici e militari della Nazione.

A questo si aggiunge un atteggiamento alleato, soprattutto inglese, sospettoso e guardingo, oltre che dettato da profondo spirito punitivo; l’Italia, nonostante il riconoscimento della cobelligeranza, rimane un paese vinto e come tale deve essere trattato, anche se dietro una parvenza di collaborazione.

In gennaio viene nominato nuovo capo di Stato Maggiore Generale il Maresciallo Giovanni Messe, che mette al comando del Raggruppamento il Generale Umberto Utili il quale, col suo ascendente e la sua determinazione, riesce a superare la crisi più dura, quella morale dei soldati che si sono dimostrati valorosi alla prova del fuoco, ma che sono ancora fragili nelle motivazioni.

In febbraio, il Raggruppamento , con una forza di 10 mila uomini e completamente rinnovato, torna in linea sulle Mainarde, alle dipendenze del Corpo di Spedizione francese, ed è ora formato da tutte truppe scelte e specializzate e il 22 marzo 1944 viene sancito che questo primo embrione dell’Esercito italiano si chiami Corpo italiano di Liberazione.

Per dargli vita, motivazioni e credibilità occorre una prova di fuoco, e l’occasione si presenta presto.

Nel settore assegnato al reparto, le Mainarde – fianco orientale della 5^ Armata USA – le posizioni alleate sono dominate , con l’osservazione e con il tiro, dal Monte Marrone, un massiccio alto 1.800 metri, la cui vetta è presidiata saltuariamente dai tedeschi..

Nella notte del  30 marzo gli Alpini del Corpo raggiungono la cima  venendo subito dopo fatti oggetto di reiterate e violente controffensive tedesche che   nella notte del 10 aprile lanciano un attacco in forze in cui gli alpini, coadiuvati dall’artiglieria italiana e polacca, all’alba respingono l’attacco combattendo anche all’arma bianca.

La conquista e la difesa di Monte Marrone rinsaldano il morale delle truppe italiane, che guadagnano la stima e la fiducia degli alleati, i quali continuano ad affidare agli italiani quel settore, per concorrere allo sforzo contro la “Linea Gustav”.

La Linea Gustav

Il Raggruppamento assume ufficialmente la nuova denominazione di Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.) il 17 aprile 1944, senza spostare il suo raggio d’azione, passa alle dipendenze dell’8^ Armata britannica, rinforzato nel mese di maggio dal 184° Reggimento paracadutisti “Nembo”, recuperato dalla Sardegna.

In questo primo ciclo operativo, combattuto dal 18 al 31 maggio nella zona delle Mainarde, il CIL costringe il nemico a subire una costante pressione combattiva e assolve tutti i compiti tattici assegnati;.

La caduta delle Mainarde, con l’attacco portato dall’alto dal CIL, concorre alla caduta di Monte Cassino, la cui conquista il 18 maggio apre agli Alleati la strada verso Roma, dove il Generale Clark entra da vincitore il 4 giugno, senza però dare la possibilità ai combattenti italiani di seguirlo nella loro Capitale.

Infatti nei giorni 1, 2 e 3 giugno le truppe del CIL vengono trasferite nel settore Adriatico alle dipendenze del V Corpo d’Armata britannico, e dislocate nella zona intorno a Lanciano, da dove ha inizio una seconda fase caratterizzata dall’inseguimento delle truppe tedesche che risalgono la penisola per attestarsi sulla “linea Gotica” su proposta del Generale Utili gli Alleati autorizzano il potenziamento  delle forze italiane a corca 25 mila uomini, per cui è urgente una riorganizzazione del CIL, che dal 1° giugno si riordina su due Brigate, una Divisione ed un Comando di Artiglieria.

Impiegati la Divisione “Nembo” sbarcata dalla Sardegna, il 183° e il 184° Reggimento Paracadutisti, un Battaglione guastatori e il 184° Reggimento di artiglieria.

Dopo aver raggiunto il suo assetto organico, il CIL inizia una travolgente offensiva che lo porta da Guardiagrele al Metauro.

L’avanzata ha soste obbligate, in quanto il LXXVI Corpo d’Armata germanico conduce una manovra in ritirata da manuale, facilitata da una morfologia del terreno che si frappone alla progressione italiana con numerosi corsi d’acqua e quinte collinose ortogonali alla costa, che costituiscono un ostacolo al movimento.

L’8 giugno inizia l’azione del CIL con la conquista di Canosa Sannita, Guardiagrele, Orsogna e Filetto.

I paracadutisti, uscendo dal settore del CIL, raggiungono Chieti ed alcune località sul mare.

Il 17 giugno il CIL passa alle dipendenze operative del II Corpo polacco e, superato il fiume Pescara, nei giorni 11, 13 e 15, elementi della “Nembo” e della I Brigata raggiungono Sulmona, L’Aquila e Teramo, sgomberate dai tedeschi poco prima del loro arrivo.

La resistenza tedesca è invece tenace sul Chienti, ma i reparti italiani a fine giugno occupano Tolentino e Macerata e superano il Chienti in direzione di Cingoli” (9).

Nei giorni 14 e 15 giugno la 3^ Divisione “Karpatica” polacca aveva sostituito la 4^ Divisione indiana e il 17 giugno il Corpo polacco subentrava al V Corpo britannico nella responsabilità dell’intero settore.

Il Corpo polacco aveva il compito di inseguire urgentemente il nemico senza lasciargli tregua per occupare al più presto Ancona.

Le grandi direttrici dell’avanzata erano la rotabile n. 16 costiera (l’odierna strada statale 16 “Adriatica”) e le rotabili n. 81 e 87 per Chieti-Teramo- Ascoli Piceno-Amandola e Macerata. I Polacchi con la Divisione “Karpatica” avrebbero gravitato lungo la direttrice costiera mentre gli italiani si sarebbero serviti dell rotabili 81 e 87.

Riservato alla “Nembo” il compito di puntare verso Nord, la I Brigata restava invece riserva del CIL.

La Divisione “Nembo” si istradava immediatamente lungo la rotabile Chieti-Penne-Teramo-Ascoli ed elementi celeri avrebbero ricercato il nemico, mantenendo comunque sulla destra il collegamento con la 3^ Divisione “Karpatica”.

Il movimento della “Nembo” si svolse in gran parte a piedi, faticosamente.

Alle 12.30 del giorno 18 una pattuglia di motociclisti della 184^ Compagnia entrava in Ascoli da dove le retroguardie tedesche si erano allontanate all’alba.

Mentre i reparti della “Nembo” serravano verso Nord, la 184^ Compagnia motociclisti raggiugeva il giorno 21 elementi nemici, venendo impegnata lungo la rotabile 78 nella zona di Sarnano.

Mantenuto il contatto sino oltre l’Abbazia di Fiastra, nella giornata del 22 aveva luogo un primo scontro in località Colbuccaro, a Sud del fiume Chienti.

Si era così raggiunto lo schieramento avversario.

I tedeschi occupavano le alture tra Chienti e Macerata e avevano presidi a Tolentino e Caldarola.

La riva sinistra del Chienti era difesa dai tedeschi con armi automatiche, mortai, artiglieria leggera, autoblindo. Pattuglie erano state notate pure sulla riva destra del fiume.

Per proseguire oltre era necessario pertanto attendere altri reparti della “Nembo”.

Intanto il CIL aveva dovuto rinunciare al 185° Reparto paracadutisti che le autorità italiane e anglo-americane avevano deciso dovesse essere impiegato oltre le linee delle regioni ancora occupate dai nazisti.

Scontratosi con la forte resistenza tedesca , il II Corpo Polacco chiamava in linea anche la 5^ Divisione “Kresova” fino ad allora restata di riserva.

Inserendosi sulla sinistra della 3^ Divisione “Karpatica, tra questa e il CIL, la 5^ avrebbe dovuto puntare su Jesi per aggirare da nord-ovest le difese di Ancona. Di conseguenza il settore di azione del CIL si sarebbe spostato leggermente verso ovest con obiettivi immediati Caldarola-Belforte del Chienti-Tolentino.

Prima di assumere questo nuovo orientamento operativo, reparti della “Nembo”, che di trovavano schierati a sud di Macerata, avevano effettuato puntate esplorative sulla città mentre ad est  proteggevano il fianco sinistro delle truppe polacche,  impegnate in reiterati e sanguinosi tentativi di guadare il fiume all’altezza di Trodica di Morrovalle e insieme avevano potuto saggiare la consistenza dello schieramento avversario.

Si verificarono violente reazioni di armi automatiche, mortai e artiglierie provenienti dalla riva sinistra del Chienti.

La “Nembo” ebbe quel giorno numerosi caduti tra cui due ufficiali (10).

Nei giorni successivi il comando tedesco di Macerata fece affluire nell’area nuovi contingenti della fanteria germanica.

Fu in questo momento che si rese preziosa l’opera di alcune bande partigiane che agivano in zona data la grande distanza dei reparti inglesi che avanzavano sulla sinistra; queste formazioni svolgevano particolarmente la loro attività nei settori incontrollati dalle truppe regolari, secondo le indicazioni dei comandanti di queste ultime. Fornirono utili indicazioni di carattere informativo e catturarono vari prigionieri (11).

Nonostante gli uomini venissero sottoposti ad uno sforzo fisico straordinario, i reparti non riuscivano a serrare verso Macerata con sufficiente rapidità.

Finalmente venne accolta la richiesta del CIL di assegnazioni di autocarri da 3 tonnellate, ma tardarono ad arrivare alcuni giorni, con gravi conseguenze.

Il 29 giugno 1944 i soldati entrano a Macerata

All’alba del 30 giugno esplosioni avvenute nella zona di Macerata diedero la sensazione , confermata da notizie di civili, che il nemico stesse nuovamente per ripiegare.

Alle ore 10.00 pattuglie di Paracadutisti, seguiti da elementi del XV e XVI Battaglione, passavano il Chienti in due punti: sotto la stazione di Pollenza e in direzione di Sforzacosta.

Alle ore 15.00 veniva raggiunto il margine della città e alle 1630 il plotone esploratori del XV Battaglione entrava in città.

Dopo breve scontro poneva in fuga gli ultimi elementi tedeschi. Macerata accoglieva entusiasticamente le truppe del CIL che si incontrarono con i soldati del II Corpo Polacco pure sopraggiunti, anch’essi  entrati in città da Est.

Mentre elementi della 184^ Compagnia motociclisti occupavano Tolentino, venivano impartiti ordini alla Divisione “Nembo” per l’immediata costituzione di un gruppo tattico su due colonne. avrebbero dovuto porsi all’inseguimento del nemico lungo la direttrice Sforzacosta-Villa Potenza e lungo la direttrice stazione di Pollenza-Pollenza.

A sera entrambe le colonne avevano passato il Chienti.

Alle prime luci del 1° luglio veniva ripreso il movimento in direzione Cingoli. Varcato il fiume Potenza, la colonna giungeva prima di notte al bivio per Appignano sulla rotabile Macerata-Jesi.

Nello stesso pomeriggio giungeva l’ordine del II Corpo Polacco  che disponeva la collocazione in seconda schiera del CIL per attendere nella zona di Macerata tutti i propri reparti (12).

Riorganizzatosi il CIL finalmente con 62 nuovi autocarri pesanti, i reparti si lanciano avanti e il 183° Paracadutisti impegna il nemico sulla sinistra del torrente Fiumicello , dando avvio alle operazioni che porteranno alla epica battaglia di Filottrano, la cui conquista era indispensabile per la presa di Ancona e del suo importante porto!

Il Gruppo tattico “Nembo” muove su due colonne verso Filottrano fortemente presidiata dai tedeschi.

La reazione tedesca è molto violenta e la progressione è difficoltosa.

Alle 6.00 del 7 luglio riprende l’attacco dei paracadutisti con appoggio di artiglieria.

Alle ore 15.00 ha luogo un violento contrattacco tedesco e i combattimenti durano fino a notte.

Nel corso della notte però i tedeschi sgombrano Filottrano  e alle 6 del 9 luglio i Paracadutisti neutralizzano gli  elementi nemici ritardatori che vengono sopraffatti, il tricolore viene issato sulla torre dell’acquedotto e la città è libera!

Le perdite sono sensibili per entrambe le parti: 56 morti, 231 feriti e 59 dispersi tra gli italiani, 90 caduti accertati, 43 prigionieri, oltre ad un numero non accertato tra caduti e feriti  da parte tedesca.

L’entità delle perdite è una chiara testimonianza dell’asprezza e dell’accanimento con cui sui sono svolti i combattimenti, ma il sacrificio dei nostri paracadutisti concorre alla successiva conquista di Ancona e del suo porto, obiettivo strategico di primissimo piano, indispensabile per il prosieguo delle operazioni alleate. Ma va  evidenziato  il fatto che su insistenza del Comandante della Divisione “Nembo”, Generale Giorgio Morigi (13),

il Generale Utili chiese e ottenne che gli alleati non bombardassero l’abitato di Filottrano per preservare la vita dei cittadini e le loro case, con cosciente e conseguente  grande tributo di sangue dei nostri Paracadutisti!

Dopo Filottrano, il CIL continua ad operare a fianco degli alleati fino alla completa liberazione delle Marche;  giunge al fiume Metauro, a ridosso della “linea Gotica” completamente stremato, al termine di una logorante guerra di movimento, e la sua operatività cessa il 24 settembre 1944, quando dall’Abruzzo, attraverso le Marche e fino al Metauro, ha avuto, nei suoi cicli operativi, dal 18 aprile al 31 agosto, 377 morti e 880 feriti.

Scrive il Generale Utili nel suo ordine del giorno alle truppe: “Sotto la data di oggi 24 settembre, il CIL si scioglie per necessità superiori. Non si scioglie, né credo, si scioglierà mai nei nostri cuori il patrimonio comune delle vicende nobili e dure che abbiamo vissuto insieme e della giustificata fierezza per queste vicende che hanno un valore storico per il nostro Paese” (14).

SI SCIOGLIE IL CIL E NASCONO I GRUPPI DI COMBATTIMENTO

Merita di essere ricordato che ultimato l’impiego del CIL, nell’agosto del 1944, i reparti vennero inviati a riposo nella zona a Sud di Macerata, tra l’Abbazia di Fiastra e Urbisaglia, e qui ebbe luogo un incontro – tra il Luogotenente del Regno Principe Umberto, il suo capo di Stato Maggiore Generale e gli Alleati – nel corso del quale venne deciso lo scioglimento del CIL e la costituzione dei Gruppi di Combattimento Legnano, Folgore, Cremona, Friuli, Mantova e Piceno, ovvero 6 Divisioni dell’Esercito cobelligerante italiano (15).

I Gruppi di combattimento avrebbero dovuto avere equipaggiamento britannico, dato che gran parte dell’equipaggiamento del Regio Esercito che era stato salvato al Sud era stato trasferito ai partigiani jugoslavi, mentre le Divisioni che avevano respinto i tedeschi dalla Corsica erano state costrette a lasciare il loro equipaggiamento alle forze francesi.

L’entrata in linea dei Gruppi era prevista appena superata la fase di addestramento, quindi entro la fine ottobre 1944 (“Friuli”), entro la prima metà di novembre (“Cremona”), entro la prima metà di dicembre (“Legnano” e “Folgore”) ed entro la prima metà di gennaio (“Mantova” e “Piceno”).

In realtà i tempi furono sensibilmente più lunghi, tanto che i primi gruppi entrarono in linea solo nel gennaio 1945, il “Mantova” rimase in riserva dell’VIII Armata britannica  e il “Piceno” fu trasformato in unità di addestramento (16).

CONCLUSIONI

Si ritiene di aver spiegato in modo sufficientemente chiaro che la cacciata dagli occupanti tedeschi dalla città di Macerata e la conseguente liberazione  sia esclusivamente frutto dei combattimenti che si sono susseguiti dopo il 21 giugno sino alla mattina del 30 sulla riva destra del Chienti, a Sud e Sud-Ovest con i  Paracadutisti della “Nembo”, a Sud – Est con i soldati del II Corpo polacco, appoggiati dalle rispettive artiglierie.

Certamente le bande partigiane dal settembre del 1943 hanno svolto azioni di disturbo, attentati e colpi di mano, provocando talora pure tragiche rappresaglie dei tedeschi contro la popolazione civile, ma i combattimenti per costringere il poderoso dispositivo militare tedesco, attestato sulla riva sinistra del fiume e sulle retrostanti colline, a ritirarsi, prima a nord del Potenza quindi progressivamente su Filottrano e Ancona, sono stati condotti dalle forze regolari italiane e alleate che hanno lasciato sul campo numerosi caduti e molti feriti!

Tuttavia non si comprende come da tantissimi anni, ogni 30 giugno, il Comune di Macerata indìca la celebrazione della ricorrenza pubblicando con insopportabile monotonia il seguente avviso: “ Il 30 giugno, Macerata celebra l’ xx° anniversario della Liberazione della città dal nazifascismo. Era infatti il 30 giugno 1944 quando i partigiani del Gruppo Bande Nicolò entrarono per primi nel territorio maceratese e issarono la loro bandiera sul Monumento ai Caduti “.

La falsa carta di identità del Capitano Augusto Pantanetti, il capo della Banda Nicolò

Nessuna menzione del contributo imprescindibile  di sangue e di eroismo dei soldati del CIL e dei soldati polacchi, quantunque nel tempo siano state rese note pubblicamente (17)  incontrovertibili prove su chi abbia cacciato da Macerata e dal maceratese gli occupanti nazifascisti (18).

Assolutamente sconosciuto alla generalità dei  cittadini maceratesi, inoltre, il sacrificio del Maggiore dei Reali Carabinieri Pasquale Infèlisi, trucidato dalle SS nelle campagne della città, su richiesta delle autorità fasciste della RSI di Macerata.

Solo nel 1975 il Comune di Macerata si ricordò di questo eroico Soldato erigendo un cippo commemorativo nel luogo dell’uccisione.

L’Ufficiale è stato ricordato lo scorso 14 giugno, in occasione dell’80° anniversario della morte, con una commemorazione nella Biblioteca Mozzi Borgetti e con la deposizione di una corona sul cippo commemorativo dove è stato collocato un busto in bronzo del Martire, fatto realizzare e offerto dalla Fondazione Carima.

L’inaugurazione del busto dedicato al Generale Infelisi

NOTE:

(1) Nato nella Polonia quando faceva parte dell’Impero Russo, studiò al Politecnico di Riga, frequentò l’Accademia Militare di Pietroburgo per poi combattere nella 1^ Guerra Mondiale venendo decorat . Quindi fu avviato all’Accademia di Stato Maggiore a Pietroburgo fino al febbraio 1917.

Prese parte alla guerra tra la Polonia indipendente e la nuova Russia Sovietica. Fu poi  inviato a Parigi  all’Ecole Supérieure de Guerre. Nel 1934 fu promosso  a Generale di Brigata.

Avviato sul fronte orientale nel 1939 contro i sovietici , restò ferito, fatto prigioniero e incarcerato, prima a Leopoli e poi  a Mosca. Rilasciato nel luglio 1941, ricevette l’incarico di formare, con gli ex prigionieri polacchi, un esercito che sarebbe stato impiegato nella guerra contro i nazisti. In  Persia furono sistemati  nei cosiddetto “Campo Polonia” e  furono inquadrati nelle armate dell’Impero britannico,  sotto il comando del Governo polacco in esilio a Londra.

Nel 1943 si giunse così a formare il II Corpo Polacco, raggruppando varie unità polacche combattenti a fianco degli Alleati in tutti i Teatri di guerra. Nel 1944 il Corpo, forte di circa 50 mila uomini, dapprima impiegato in Egitto, fu trasferito poi in Italia alle dipendenze dell’8^ Armata britannica. 

Soffrì elevate perdite nella quarta battaglia di Cassino del maggio 1944 e, dopo una breve sosta di riorganizzazione, venne avviato sul versante Adriatico insieme al neo costituito Corpo Italiano di Liberazione(CIL).

I polacchi iniziarono a risalire la penisola lungo la costa, insieme a diversi reparti del Commonwealth, mentre al CIL venne affidato il lato più interno. 

Il Corpo ebbe modo di distinguersi nella battaglia di Ancona, liberata il 18 luglio 1944, e partecipò alla battaglia di Bologna nel  marzo 1945. Tra l’autunno 1945 e l’estate 1946 un contingente polacco svolse le funzioni di truppa di occupazione in Val Tiberina.

Nel  maggio del 1845, le divisioni polacche, forti di ben 103 mila militari, rimasero in Italia per garantire l’ordine fino al 1946, per poi essere trasferite in Inghilterra e lì smobilitate.

Nel giugno 1946, Anders aveva offerto le proprie truppe a Umberto ⅠⅠ che però  rifiutò l’offerta volendo scongiurare il rischio di una nuova guerra civile in Italia. 

La maggioranza dei soldati rimase in esilio e si stabilì in Gran Bretagna. Durante la campagna d’Italia il Corpo perse 11.379 uomini, di cui 2.301 furono uccisi in battaglia, 8.543 furono feriti e 535 risultarono dispersi.

Il Generale Anders – pluridecorato, ricevette dal Regno d’Italia l’onorificenza di Cav. di Gran Croce dell’Ordine dei SS Maurizio e Lazzaro e la  Croce di Guerra al Valor Militare –  morì a Londra  il 12 maggio 1970 e venne seppellito nel Cimitero polacco di Montecassino. Dalla seconda moglie ebbe una figlia, Anna Maria, che ora è l’Ambasciatore della Repubblica di Polonia in Italia.

(2Tenente del 17º Artiglieria nella 1^Guerra Mondiale, partecipa come Tenente Colonnello Comandante di  Gruppo d’artiglieria nella 1ª “Divisione Eritrea” nella guerra in Africa orientale nel 1936 e sarà  decorato al valore militare nella battaglia di Mai Ceu (Etiopia).

Nel 1940, da colonnello, viene impiegato nella campagna di Grecia e poi sul Fronte Russo. L’8 settembre del ’43 di trova a Roma e si trasferisce in Puglia al seguito del Re e dello Stato Maggiore Generale.

All’inizio del 1944 prende il comando del Primo Raggruppamento Motorizzato, subentrando al Generale Vincenzo Dapino, che sempre sotto il suo comando diverrà Corpo di Liberazione Italiano, alle dipendenze dell’VIII Armata Britannica.

Ultimata la liberazione delle Marche, il 30 agosto1944, le truppe del C.I.L. , dislocate a riposo nella zona a Sud di Macerata, appresero dal  Generale Browing  la notizia della imminente trasformazione del Corpo italiano in Gruppi di Combattimento, che si sarebbero singolarmente inseriti nei Corpi d’Armata inglesi e americani con i quali  avrebbero operato fino al termine della guerra.

Il Generale Utili passo quindi a comandare il Gruppo di Combattimento “Legnano” e, a guerra finita, comandò il III Comando Militare Territoriale di Milano.

(3) La valle del Chienti è collocata al nord della catena  dei Sibillini e per lunghi tratti ne costituisce il confine settentrionale e importante porta di accesso. Partendo dall’altopiano di Colfiorito, la valle scende verso il Mare Adriatico seguendo il corso del Fiume Chienti.

(4)  L’Avv. Ubaldo Rottoli, come il predecessore Ferrazzani, non apparteneva alla carriera prefettizia ma era un alto funzionario del PNF e restò a Macerata come Capo della Provincia  solo dal 12 maggio al 13 giugno 1944, ritenendo  imminente l’arrivo degli alleati che stavano risalendo velocemente il litorale Adriatico delle Marche: il II° Corpo Polacco lungo la costa, i Paracadutisti della Divisone “Nembo” del Corpo Italiano di Liberazione più  all’interno.

Va sottolineato che fino al 30 luglio 1944 in Prefettura non ci sarà più nessun Capo della provincia. Il 30 luglio 1944 arriverà, stavolta  con le funzioni di prefetto del Regno,  Giorgio Aurelio Ponte.

(5) Pasquale Infèlisi nasce a Napoli il 7 febbraio 1889. Appena diciottenne intraprende la carriera militare frequentando la Scuola Allievi Ufficiali di Caserta da dove esce il 3 ottobre 1917 aspirante allievo ufficiale dei  Bersaglieri.

Il 4 novembre è già in zona di guerra fino alla fine della stessa. Promosso Sottotenente il 24 febbraio del 1918, il 30 gennaio 1919 è promosso Tenente.

Il 20 giugno 1920 transitò nell’Arma dei Reali Carabinieri, destinato al Battaglione Mobile di Torino. Da ufficiale inferiore fu Comandante di diverse Tenenze quali Firenze, Savigliano, Massa Marittima, Ravenna, Matera, Benevento, Senigallia e Pescara.

Nel 1929 è destinato alla Legione di Livorno e nel ’30 parte per la Tripolitania. Nel 1934 è promosso Capitano ed è destinato a Palermo e poi ad Agrigento.

Nel 1935 è di nuovo in Africa per quella Divisione Carabinieri Reali della Libia. Nel 1937 rientra in Patria a comandare la Compagnia di Vicenza e poi quella di Bari. Nel 1941 va a combattere in Tripolitania.

Il 34 marzo 1942 è promosso Maggiore ed è destinato al Comando del Gruppo territoriale dei RR Carabinieri di Macerata.

(6Questo ufficiale delle SS, decorato di Croce di Ferro di II Classe,  aveva operato a Belgrado come comandante di un campo di concentramento e successivamente era stato impiegato in azioni di contrasto con la guerra partigiana in Liguria, in Emilia e infine nelle Marche.

(7) Straordinaria opera per la comprensione di cosa sia stata veramente la “fuga del Re” è il libro di Antonio degli Espinosa “IL REGNO DEL SUD” 10 settembre 1943 – 5 giugno 1944, prefazione di Giovanni Russo, BUR, Milano, 1995, pagg. 385.

(8)  Così in  AAVV, Calendario 2024 dell’ANCFARGL – Centro Studi e Ricerche Storiche, Roma, 2023, pagg. 1, 2 ,3 e 6.

(9Cfr. AAVV, Calendario 2024, op. cit

(10) Un monumento a ricordo dei paracadutisti caduti venne realizzato dalla Fondazione Giustiniani-Bandini a ridosso della riva sinistra del Chienti sotto Sforzacosta.

(11) Cfr. Augusto Pantanetti, Il Gruppo Bande Nicolò e la liberazione di Macerata, Argalia ed., Urbino, 1973, pagg. 222, 239 2 250 e ss. Vds. pure di Roberto Cruciani, Augusto Pantanetti – Comandante partigiano, stampa Grafos, Passo Colmurano, 2004.

(12) Così Umberto Utili, “Ragazzi in piedi! . . . ” – L la ripresa dell’Esercito italiano dopo l’8 settembre,  Mursia, Milano, 1979, pag. 194 ss.

(13)   Generale Giorgio Morigi (1889-1972). Dopo  l’8 settembre 1943 e il conseguente sbaraglio delle truppe della 184° Divisione Paracadutisti “Nembo” , durato circa otto mesi, venne posto al comando della Divisione ed ebbe il compito di riorganizzare le truppe della “Nembo”.

Il 20 giugno 1944 giunse con la Divisione a San Ginesio (Macerata) dopo che i partigiani  liberarono il Comune.  

Lì, al parco “Colle Ascarano”,  pose il campo base per gestire le operazioni di liberazione nelle città vicine, tra cui Tolentino (sera del 20 giugno), Sarnano e Macerata (21 giugno), Villa Potenza (1 luglio) e Filottrano (9 luglio).

A Filottrano  si trovò a combattere con la 184^ “Nembo” . Iniziati i primi scontri il 2 luglio, il 6 luglio schierò le truppe nel tentativo di dare il colpo finale ai tedeschi e suggerì al Generale Umberto Utili  di non attaccare frontalmente, ma sul fianco. Nella mattinata dell’8 luglio si diede il via all’attacco, che vide la fine il giorno seguente con la liberazione della città. La riorganizzazione del piano di attacco evitò un bombardamento  della città da parte delle truppe Alleate. 

Dopo lo scioglimento del CIL, nel settembre del 1944 entrò nel entrò nel Gruppo di Combattimento Folgore.

(14) Cfr. AAVV, Calendario 2024, pag. 6 ss.

(15) La prima proposta di costituzione avvenne il 2 luglio 1944 in un colloquio fra il Generale Paolo Berardi (capo di Stato Maggiore del Regio Esercito) e il Generale Browning (capo della Allied Control Commission) per due gruppi di combattimento, portati poi a sei alla fine del mese.

(16) Così Nicola Labanca (a cura di),  I Gruppi di Combattimento. Studi, fonti, memorie  (1944-1945), Roma, Carocci Editore, 2006.

(17) Maurizio Verdenelli, su Cronache Maceratesi del 18 ottobre 2014, “MACERATA ‘BLINDATA’. QUELLE VERITA’ SEPOLTE NELLE MACERIE DELLA GUERRA” -Maurizio Verdenelli, su Cronache Maceratesi del 2 luglio 2015, “LA BATTAGLIA DIMENTICATA”; Leonardo Prizzi (Generale), su Il resto del Carlino dell’11° febbraio 2024, “ANCHE LA NEMBO LIBER0′ MACERATA, MA DEI PARACADUTISTI NON C’E’ TRACCIA”; Marco Petrelli, su Report Difesa il 13 febbraio 2024, “IL GENERALE PRIZZI E LA MEMORIA DI MACERATA. PERCHE’ I MILITARI VENGONO SEMPRE PER SECONDI”;

Lucia Gentili, sul Resto del Carlino-cronaca del 31 maggio 2024, “L’OMAGGIO DEL COMUNE ALLA NEMBO IN ATTESA DELLA CITTADINANZA ONORARIA – Il rinvio al Consiglio dovuto alla richiesta di riconoscimento alla Banda Nicolò”.

(18) Il 30 maggio scorso il Comune ha organizzato un incontro con rappresentanti del 183° Reggimento Paracadutisti “Nembo” nel coso del quale è stato illustrato “Il ruolo educativo del 183° Reggimento Paracadutisti “Nembo” cui è seguita una conferenza del Generale Paracadutista in congedo Leonardo Prizzi , che ha illustrato il ruolo dei paracadutisti della “Nembo” inquadrati nel CIL nella liberazione di Macerata.

Contemporaneamente nella centrale Piazza della Libertà è stato allestito uno stand della Brigata Paracadutisti “Folgore”.

(*) Generale di Brigata dei Carabinieri nella riserva e Generale di Gendarmeria Sammarinese in congedo, Vice Pres. Naz. per l’Arma dei Carabinieri dell’Ass. Naz. Combattenti della Guerra di Liberazione inquadrati nelle Forze Armate Regolari ( ANCFARGL).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’articolo SECONDA GUERRA MONDIALE: 30 GIUGNO 1944 , I PARACADUTISTI DELLA DIVISIONE NEMBO DEL GENERALE MORIGI  E I POLACCHI DEL GENERALE ANDERS LIBERANO MACERATA  proviene da Report Difesa.

What do you think?

Written by Report Difesa

Quotidiano di geopolitica e di sicurezza nazionale ed internazionale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

GIPHY App Key not set. Please check settings

Ucraina: il ministro della giustizia Carlo Nordio vede a Kiev il ministro per le politiche sociali del Paese Oksana Zholnovych. Al centro dell’incontro i minori ucraini presenti in Italia

ACN: entra in vigore il nuovo Regolamento cloud per la Pubblica Amministrazione