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SPECIALE 4 NOVEMBRE: Le Forze Armate e la Guardia di Finanza dalla Storia ai giorni nostri. Fatti d’arme, protagonisti e impiego presente e futuro per la sicurezza del Paese

Napoli. Se la Storia è anche una trasmissione di simbologie, di tradizioni, di ricordi, il fatto che Napoli, domani, ospiterà la Giornata dell’Unità Nazionale e la Giornata della Forze Armate è particolarmente importante.

La locandina del 4 Novembre

La sfilata, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e delle più alte cariche militari e dello Stato, di 500 militari appartenenti alle 4 Forze Armate e alla Guardia di Finanza sulle note di una Banda Interforze avverrà sul Lungomare Caracciolo.

Sullo stesso lungomare c’è una rotonda con la statua di Armando Diaz.

Diaz e Napoli sono la stessa cosa. E sì perchè il Generale che portato alla Vittoria Finale quel 4 novembre 1918 era napoletano.

Il Generale Armando Diaz

Nacque precisamente al numero 22 di strada Cavone a Sant’Eframo nuovo, oggi via Francesco Saverio Correra, in sezione Avvocata.

Era figlio di un ufficiale della Regia Marina, ingegnere del Genio Navale Ludovico, nativo di Gaeta e di Irene dei baroni Cecconi, fu avviato giovanissimo alla carriera militare come allievo della Scuola Militare Nunziatella e in seguito come allievo dell’Accademia militare d’artiglieria di Torino, dove divenne ufficiale.

Non vogliamo qui ricordare i motivi, molto anche politici, del cambio di comando alla guida dell’Esercito tra Luigi Cadorna e Armando Diaz ma vogliamo solo sintetizzare solo uno dei tanti piccoli particolari della differenza tra i due ufficiali: Diaz conosceva meglio la guerra di trincea rispetto a Cadorna.

Riformò la Forza Armata e tenne ottimi rapporti con il Re e con il Governo Orlando.

Vittorio Emanuele Orlando alla conferenza di pace di Parigi (Versailles) dopo la prima guerra mondiale. Il secondo da sinistra insieme a David Lloyd George, Georges Clemenceau e Woodrow Wilson

Oggi, queste tradizioni vengono ricordate e custodite dai militari del nostro tempo.

Report Difesa ha interpellato cinque “testimonial” delle Forze Armate e delle Fiamme Gialle.

“II ruolo svolto dall’Esercito – spiega il Maresciallo Capo Massimiliano Latino, comandante di plotone del Reggimento Cavalleggeri Guide (19) di Salerno – nel conflitto è noto, sia in termini di attività bellica sia in termini di costruzione dell’identità nazionale del popolo italiano”.

Fu proprio il dramma della guerra ad unire, per la prima volta, tutta l’Italia, quando giovani soldati provenienti da ogni luogo del nostro Paese si ritrovarono l’uno accanto all’altro, in un’unica grande trincea.

Un’immagine di una trincea della I Guerra Mondiale

“Il questa giornata del 4 Novembre – prosegue il Maresciallo Latino – si intende ricordare, in special modo, tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere: valori immutati nel tempo, per i militari di allora e quelli di oggi”.

Per il sottufficiale delle Guide è importante “conservare la memoria, gli atti e lo spirito di quanti combatterono e si sacrificarono per una bandiera” e per uno Stato che vedeva “la nascita dei primi sentimenti di orgoglio nazionale”.

Pertanto, sostiene “è necessario mantenere viva la memoria dei soldati di ieri, che con la loro abnegazione e il loro sacrificio hanno reso possibile l’unità d’Italia come è”.

Ma, allo stesso modo, va espressa gratitudine ai soldati di oggi che, con la loro uniforme e la loro professionalità, “sono impegnati in tanti scenari diversi all’estero come sul territorio nazionale a favore di chiunque abbia bisogno”.

L’Esercito Italiano, del Terzo Millennio, si pone “quale erede dei valori che animarono i giovani italiani che combatterono la Grande Guerra e continua a porsi quale autentica risorsa per il Paese ed irrinunciabile strumento di politica estera”.

Esso, infatti, opera a sostegno della pace e della comunità internazionale, nei più svariati angoli del mondo, dai Balcani all’Africa ed al Medio Oriente.

In Italia, è impegnato, con migliaia di militari, nell’Operazione “Strade Sicure” al fianco delle Forze dell’Ordine e a supporto delle Prefetture e della Protezione Civile, in caso di calamità naturali, di bonifica degli ordigni esplosivi e di lotta agli incendi, a testimonianza di una collaborazione tra istituzioni, un “di più insieme!” che moltiplica gli sforzi a favore del Paese.

Sempre la Storia ci ha tramandato le numerose imprese della Regia Marina nel 1° conflitto mondiale. Nel corso della guerra la Forza Armata é costretta ad adottare una strategia di sorveglianza dell’Adriatico e il blocco del suo accesso attraverso il Canale d’Otranto per impedire il rifornimento via mare dell’Austria-Ungheria.

C’è poi il controllo delle principali piazze marittime nemiche come Pola, Cattaro ed altre che porta all’impiego di un solo naviglio minore e dei sommergibili.

Con il Tenente di Vascello Luigi Di Francesco del Comando Logistico di stanza a Nisida (Napoli) ricordiamo alcune delle principali azioni come le imprese del comandante Luigi Rizzo che, il 9 dicembre 1917, con due Motoscafi antisommergibili (MAS) entrò nel porto di Trieste e affondò la corazzata “Wien”.

Il comandante Luigi Rizzo, uno degli eroi di Premuda

Rizzo si ripetè il 10 febbraio 1918, quando utilizzò tre MAS. A bordo anche il poeta soldato Gabriele d’Annunzio e il comandante Costanzo Ciano. In quell’occasione il Motoscafo entrò nel vallone di Buccari e affondò quattro piroscafi.

L’azione passò alla Storia come la “Beffa di Buccari”.

Sempre con l’ufficiale del Logistico di Nisida ricordiamo il 10 giugno 1918. L’abilità militare del comandante Rizzo venne di nuovo dimostrata in quella data. Al largo dell’isola di Premuda, avvistò una formazione austriaca

diretta verso Otranto allo scopo di distruggere lo sbarramento. Con un attacco improvviso si portò a breve distanza dalla corazzata Szent Istvan (Santo Stefano) e l’affondò.

“La Marina Militare – aggiunge il Tenente di Vascello Di Francesco – ha una storia antichissima, visto che il nostro Paese è a fortissima vocazione marittima. Il suo impiego è quello di sorvegliare e garantire la sicurezza nazionale e lo sviluppo economico del Paese”.

Tra le attività che la Forza Armata svolge ci sono, oggi, la Vigilanza Pesca, la polizia marittima, l’Operazione Eunavfor “Sophia”, la missione nel Sinai a garanzia del trattato di pace tra Israele ed Egitto e l’Operazione “Atalanta” per il contrasto alla pirateria marittima.

La Marina del futuro dovrà sempre più puntare sulla professionalità del personale. Sono numerosi i concorsi che tra la fine dell’anno in corso e l’inizio del prossimo saranno banditi sia per la nomina diretta che per l’Accademia Navale di Livorno.

Ed eccoci a parlare degli aviatori. Come si sa l’Aeronautica Militare nella Grande Guerra non esisteva come Arma indipendente (le attività di volo erano gestire dal Regio Esercito). L’autonomia fu raggiunta solo nel 1929 grazie ad Italo Balbo.

Ma vogliamo ricordare le principali azioni dei nostri aviatori che si specializzarono nei numerosi  bombardamenti oltre che in celeberrime battaglie aeree.

Ricordiamo i raid più importanti che coinvolsero le coste dell’Adriatico. Come nel 1917 a Pola o l’azione su Vienna.

Furono i due assi del volo come Francesco Baracca e Pier Ruggero Piccio a sviluppare l’utilizzo dei caccia e a tramandare al nostro Paese le grandi azioni. Anche gli aviatori pagarono un grande tributo di sangue. Morirono, infatti, circa 2 mila militari.

Un aereo della I Guerra Mondiale

Il Capitano Alessandro Guastella del 21° Gruppo di Volo “Tigre” del 9° Stormo “Francesco Baracca” di Grazzanise (Caserta) sull’Arma Azzurra del futuro ricorda come, oggi, “occorra motivazione per entrare a farne

parte, ricca di valori radicati nella Storia ed è al servizio del Paese”.

“Il rapporto con la Forza Armata è come un matrimonio – aggiunge- . Arricchisce a livello umano. Occorre crescere, raggiungere un alto livello di responsabilità.

Anche in questo caso, il Capitano Guastella, ricorda i numerosi concorsi che consentono di entrare in Forza Armata.

E vista la sua specializzazione domandiamo qual è la strada da intraprendere per diventare piloti di elicotteri. “Occorre – risponde il Capitano Guastella – concorrere come ufficiali del ruolo naviganti. Per i quali viene fatta una selezione sul volo basico a Latina. Un’altra selezione viene fatta poi nella Scuola di Lecce. Si tratta di una selezione per fasi. Dopo di che si viene destinati alle linee aereoatttiche, convenzionali o a piotaggio remoto. Un’ulteriore scrematura si ha per l’impiego sulle linee aerostatiche convenzionali o ad ala rotante come gli elicotteri. Per i piloti di elicotteri i corsi proseguono nella Scuola di Frosinone. E nei reparti di assegnazione si completa la cosiddetta combat readiness”.

Anche l’Arma dei Carabinieri ha dato il suo grande contributo nel corso della I Guerra Mondiale.

“Nel maggio del 1915 l’Arma mobilitò per le esigenze del fronte circa 7 mila uomini – ricorda il Capitano Luca Mariano, comandante della Compagnia di Napoli Centro – con compiti prevalenti di controllo areale delle retrovie e di polizia militare in favore delle unità dell’Esercito, ma anche con capacità di combattimento. Non meno oneroso risultò lo sforzo, sostenendo a ranghi ridotti, sul cosiddetto fronte interno”.

Il numero dei Carabinieri mobilitato crebbe durante l’intero arco del conflitto, fino a raggiungere nell’ultimo anno di guerra 20 mila unità.

Una pattuglia di Carabinieri nella I Guerra Mondiale

Furono costituite oltre 400 Sezioni e Plotoni distribuiti lungo l’intera linea del fronte.

“L’enorme sacrificio delle Forze Armate e dell’Italia tutta durante la Grande Guerra – aggiunge il Capitano Mariano – va ricordato con forza. Il valore della storia non va perso perchè è fondamentale per

costruire il futuro”.

Ed oggi, cosa rappresentano i Carabinieri per il nostro Paese? “Quale Forza Armata – spiega il Capitano – i Carabinieri assicurano una pluralità di compiti: dal concorso alla difesa della Patria alla partecipazione alle missioni di mantenimento e ripristino della pace e della sicurezza internazionali, dalle funzioni di polizia militare alla sicurezza di tutte le sedi diplomatiche e consolari italiane all’estero”.

E come Forza di polizia, l’Arma è impegnata “nello svolgimento di tutte le attività a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica: dal controllo del territorio ai servizi di ordine pubblico, alla tutela degli interessi diffusi della collettività, quali la salute, il lavoro, il patrimonio culturale e l’ambiente”

La storia che a scuola ci hanno fatto studiare poco spazio ha dato ad altri militari che, invece, hanno partecipato al conflitto del 1915-1918: la Guardia di Finanza.

Le parole del Capitano Gianluca Esposito, in forza al Nucleo di polizia economico –  finanziaria delle Fiamme Gialle di Napoli ricordano un episodio storico: i primi colpi di fucile della “Grande Guerra” furono esplosi alle 22,40 del 23 maggio 1915 dai Finanzieri Pietro Dell’Acqua e Costantino Carta, sentinelle al ponte di Brazzano, sullo Judrio.

“Fu  – spiega il Capitano Esposito – il battesimo del fuoco delle Fiamme Gialle, che di lì a poco avrebbero preso parte al conflitto”.

Ecco il fucile che sparò il primo colpo del 1°conflitto mondiale

La Guardia di Finanza partecipò alle operazioni con 18 battaglioni ed altri reparti minori mobilitati, impiegati come unità di fanteria sul fronte trentino, in Carnia, sull’Isonzo e sul Carso. Distaccamenti speciali di sciatori si distinsero sull’Ortles e sulla Marmolada, mentre unità navali operarono sul Lago di Garda ed i reparti litoranei concorsero alla difesa costiera.

“Tre battaglioni – prosegue nella sua illustrazione l’ufficiale – parteciparono alla resistenza sul Piave e poi alla vittoriosa Battaglia del Solstizio, del giugno 1918, meritando alla Bandiera del Corpo la prima ricompensa al Valor Militare. Altri tre operarono con il corpo di spedizione in Albania. Dopo la fine delle ostilità, la Guardia di Finanza, oltre a provvedere alla vigilanza lungo la linea di armistizio e all’organizzazione del servizio d’istituto nelle nuove province annesse, inviò reparti in Dalmazia, in Albania ed in Anatolia”.

Due compagnie furono autorizzate a permanere a Fiume occupata dai volontari di Gabriele D’Annunzio.

“Erano – aggiunge – le uniche unità regolari incaricate della protezione della popolazione civile e del controllo dell’area portuale. Su un totale di circa 12 mila mobilitati (la metà dell’organico del Corpo) si contarono 2.392 caduti, 500 mutilati ed invalidi e 2.600 feriti”.

Ed oggi, cos’è la Guardia di Finanza degli anni 2000?  E’ un Corpo di polizia ad ordinamento militare preposto alla sicurezza economico – finanziaria e al controllo dei confini del Paese e dell’Unione Europea.

Dal 25 maggio scorso, il comandante Generale della Guardia di Finanza è il Generale di Corpo d’Armata Giuseppe Zafarana.

Il Corpo, che dipende dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, è parte integrante delle Forze Armate e assicura, con i suoi 62.891 uomini, la lotta all’evasione fiscale e alla criminalità economica, la lotta agli sprechi di denaro pubblico, il contrasto al riciclaggio dei capitali ed ai patrimoni illecitamente accumulati, la tutela dei consumatori e dei mercati, la lotta alle truffe finanziarie ed alla contraffazione, il controllo economico del territorio e la vigilanza doganale dei confini nazionali e comunitari, la sorveglianza marittima aeronavale contro i traffici illeciti e l’immigrazione clandestina.

“Dal 1° gennaio 2017 – conclude il Capitano Esposito – il Corpo ha assunto il ruolo di unica Forza di polizia sul mare e, conseguentemente, l’onere di assicurare, in via esclusiva, oltre ai compiti istituzionali connessi alla sua prioritaria azione di polizia economico-finanziaria, la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica sulle nostre acque”.

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Written by Report Difesa

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