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Un ricordo-inchiesta dell'Albertone nazionale

Il 24 febbraio 2003 moriva a Roma Alberto Sordi, uno dei più grandi attori della commedia all’italiana, soprattutto “in bianco e nero” che il cinema ci abbia mai regalato. In questo “breve “excursus si cercherà di ripercorrere alcuni momenti significativi della sua vita, a partire dall’infanzia e adolescenza, fino alla maturità. E lo si vuole fare con più obbiettività possibile.
Ma l’attore più “privato” si trova in alcuni episodi della sua esistenza ed in alcune interviste rilasciate tra il 1966 e il 1980, ma non si rintraccerà altro che la figura di un uomo leggermente contraddittorio anche se molto elegante, in molte occasioni, e di un amante sincero (a volte) e romantico. 
CONFESSIONE PRIVATA Se dovessimo iniziare a raccontare l’Alberto Sordi privato, dovremmo partire paradossalmente dal 1996, quando, in occasione della consegna dell’atto di nascita del padre Pietro a Valmontone, egli dichiarava, allora, che in quella situazione, sarebbe dovuto essere triste per il ricordo di una dipartita così importante, e che invece tutto ciò gli faceva venire allegria, perché gli ricordava i giorni della sua infanzia quando il babbo lo portava a visitare la zia Ginevra che gli preparava gli gnocchi.
 SORDI E I LUOGHI DELLA SUA INFANZIA Nella città di Roma, durante la sua gioventù, almeno nel quartiere si conoscevano quasi tutti; rammentava ancora le abitudini che aveva da ragazzino: quella, ad esempio, di andare da Pasquino dove consumava maritozzi con la panna e lo “squaglio” di cioccolata. Della madre aveva un ricordo “venerabile”, la considerava come la Madonna: senza peccato. E le raccontava anche pietose bugie, ma che poi si andava puntualmente a confessare. Ed anche se lei lo vedeva come “un angioletto”, lui aveva il gusto del proibito, “ed i pasticci”, diceva: “me li andavo proprio a cercare!”
SORDI E LE DONNE In un’intervista del 1966 confessava di aver bisogno di sei tipi di donne, identificabili in varie attrici, più o meno celebri. Ma non era questo il punto. Il punto era che queste fossero tutte caratteristiche mai riscontrabili in una compagna ma in un’amante. Una volta era proprio andato vicino al fatidico “sì” ed era sul punto di sposarsi con una signora austriaca: Uta Franzmeyer, avevano anche deciso la data, ma preso dal panico, aveva mandato il suo amico Bettanini a riferire alla famiglia della futura sposa: “Quest’anno non possiamo sposarci perché siamo molto occupati”. Ed anche quest’occasione sfumò. In un’intervista dichiarò che aveva proposto lui alla Pagnani di sposarlo, ma lei non ne fece mai un accenno né rispose positivamente alla offerta. Anche se la Osiris dichiarò che la tradì con una delle sue Blue Belle.
LE PRIME ESPERIENZE DI ATTORE E DI “VITA” Una bambina, di cui si era innamorato a sei anni, finì per preferire lui ad un altro, per la sua bellezza. Dalle prime scritture nelle compagnie di rivista si innamorava di ogni ballerina, ma poi si rendeva conto di essere troppo romantico e preferiva così impegnarsi nel recitare, il suo vero obbiettivo. Alcune donne che ebbe, nell’intimità si rivelavano diverse da come le aveva immaginate, e così si accorse, forse, di aspirare ad un tipo femminile che non esisteva. Pare che una volta, si innamorò di una ragazza con un padre molto ricco, ci andò in un night club, le tenne la mano stretta e l’accarezzò dolcemente, dicendole delle belle parole, poi si accorse che lei era andata a ballare e che era attratto dalla personalità del padre, perché la mano era quella del genitore. La sua prima donna la desiderò a 8 anni, quando si recò, con 9 amici, allo spogliarello di una certa Stella, a Porta Portese. Con le donne che ebbe di spogliarelli ne vide poi tanti ma li confessò sempre e la sua prima volta non la raccontò alla Chiesa, perché era del parere che le cose piacevoli non dovessero essere narrate. Si sarebbe fatto guidare solo da una donna che gli avesse saputo tenere testa.
UN AMICO GIORNALISTA Negli anni settanta diventò amico di un giornalista de L’Unità; in alcune confessioni si capiva benissimo che si esprimeva sui colleghi chiaramente nel dimostrare di non elemosinare certo complimenti a questi ultimi: diceva che Manfredi ad esempio era molto più tirchio di lui, e che gli altri attori famosi non erano, a suo parere, certo bravi come si raccontava.
AMORI FINITI Pare che abbia anche dimenticato la galanteria verso la Pagnani per un attimo, per essersi inserito a teatro in una scena di una commedia con Gino Cervi, mentre era andato a prendere la sua attuale compagna. Non rinunciava al protagonismo. Questa forse è stata la sua più grande malattia.
I PRIMI PASSI Agli inizi si improvvisava burattinaio usando ragnatele appena filate e i calzoncini dei bambini delle classi inferiori per vestire le sue marionette. Con quello stesso amico con cui aveva “fondato” una compagnia di imitatori, si esibiva restando immobile sul palco, “rifacendo il verso” alle guardie inglesi.
A SCUOLA In una delle tante interviste, rievocò l’infanzia quando confessò che a scuola aveva un compagno bolognese che si rivolgeva con molta cortesia all’insegnante, e che tutte le madri romane lo portavano ad esempio ai loro figli che invece, secondo loro, non parlavano con lo stesso tono riguardoso alla maestra.
PERSONAGGI DA IMITARE Il suo ideale di attore era Bonnard, e che lo vide per la prima volta quando andò ad uno spettacolo di Petrolini, lo conobbe con l’antiquario: Apolloni, e pare che entrambi fossero amici anche del grande attore. Per questo, disse: diventarono amici miei; d’altra parte era attratto dai più grandi d’ età.
SOGNI DI UN BAMBINO Durante la Befana, da piccolo, avrebbe sempre desiderato i genitori gli comprassero una bicicletta, invece non se l’erano mai potuta permettere, e così si accontentava di una palla di gomma che rimbalzava. La domenica andava alla Galleria Colonna al Caffè Aragno e vedeva tutti i ricchi che mangiavano il gelato e non faceva che desiderare di diventare come loro. Anche a tale scopo, da ragazzo aveva conosciuto Romolo Vasalli che da muratore, era divenuto un grande costruttore, da cui cercava di cogliere il modo di arrivare al successo.
GLI AMICI DI INFANZIA Uno degli amici d’infanzia, detto “Er Capoccione”, al secolo: Amedeo Forti, narra che si recavano in Via del Cimitero: lui, Alberto, Lilletto, Er Caghetta, Peppino Er Sordo e Lo Sfasciacarrozze. La casa sorgeva vicino ad un piccolo caffè, del poeta romanesco: Lombardi. Dice inoltre che: “Allora noi pischelli ci vedevamo a volte in chiesa a S. Maria, da don Pizzi, e più spesso ci si recava in Via della Paglia a giocare a pallone. Anche Alberto che era di un altro giro, di famiglia più ricca”. La verità sul fatto che non si sia mai voluto sposare forse l’ha detta chi ha sostenuto che non fosse in grado di far collimare il lavoro con la famiglia.
MANCANZA DI UN FIGLIO Pare che a fine carriera abbia confessato di soffrire per la mancanza di un figlio. Non si sa quanto fosse vero, perché nel lontano 1966 dichiarò che ad un erede a 46 anni non avrebbe ormai potuto insegnare nulla. E che i suoi figli erano i suoi film. Ma quanto ci manca!

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Written by Michela Gabrielli

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