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Revenant, un magistrale Iñárritu esalta DiCaprio: è la volta giusta per l'Oscar?

Mai titolo fu più indovinato: redivivo, ovviamente in riferimento a Leonardo DiCaprio. Un attore che ad onor del vero, si è già reso protagonista in più occasioni, di grandiosi interpretazioni. Questa volta tuttavia, si è spinto oltre confini prima d’ora solo sfiorati, mai superati né tantomeno sperimentati con una tale determinazione. Già perché per interpretare Hugh Glass, (esploratore e cacciatore di pelli realmente esistito a cavallo tra 1700 e 1800), DiCaprio si è sottoposto a notevoli prove fisiche e mentali. E’ cosa ormai nota infatti che l’attore nonostante sia vegetariano da diverso tempo, abbia dovuto veramente ingerire fegato di bisonte crudo per rendere la scena ancor più realistica; come se ciò non bastasse, la stella californiana ha sia dovuto studiare due lingue native americane (Pawnee e Arikara) che imparare ad utilizzare il moschetto, accedere un fuoco in condizioni estreme e conoscere arcaici rimedi di guarigione.
Dopotutto, il concetto chiave che ruota intorno all’intera pellicola fa riferimento proprio alla realtà. Lo stesso Alejandro González Iñárritu, regista, co-scrittore e co-produttore di Revenant (tratto dall’omonimo romanzo di Michael Punke del 1964), ha abilmente e sapientemente sfruttato elaborate tecniche cinematografiche per realizzare un film costantemente alla ricerca della condivisione di sensazioni: lo spettatore, per 156 minuti è spinto freneticamente ad immedesimarsi nelle scene, respirando ansia, sofferenza, paura, disperazione e coraggio. La lente che da vicino si macchia di sangue e si appanna, mentre da lontano realizza maestose riprese sconfinate, riesce a trasmettere la percezione del freddo glaciale tanto quanto quella degli odori, da quelli umani pungenti fino a quelli frizzanti della natura. Per evidenziare il ruolo fondamentale che l’ambientazione di un gelido Nord Dakota possiede nel film, il regista messicano ha voluto (e dovuto) girare per otto mesi sfruttando esclusivamente luce e scenografie di fondo naturali, non senza correre numerosi rischi. Le rigidissime temperature hanno comportato ingenti danni alle attrezzature nonché un prolungamento della produzione stessa e un aumento (pari al doppio) del budget inizialmente stimato per The Revenant. Il freddo quasi inumano ha ovviamente causato diversi malanni a Leonardo DiCaprio e agli membri del cast; tuttavia tale aspetto è stato ulteriormente utilizzato per rendere numerose scene ancor più veritiere dal momento in cui, il risoluto e stoico protagonista, ha recitato più volte pur avendo la febbre a 40°. 
Il fattore curioso celato dietro a Revenant è relativo all’aspetto romanzato, volutamente conferito alla narrazione per renderla ancora più sentita ed intensa: Hawk, l’amato figlio mezzosangue di Hugh/Leonardo, non è altro che la personificazione simbolica della mancata integrazione, degli abusi e dello sfruttamento perpetuati dagli uomini bianchi a discapito dei nativi americani e delle loro terre. L’importante tematica padre-figlio è centrale e basilare anche per motivare la sovrumana forza dimostrata da una sorta di Highlander di ghiaccio, che spinge DiCaprio a “rinascere” dopo un brutale attacco quasi fatale subito da un Grizzly femmina (e a numerose altre sventure), affrontate e superate esclusivamente per vendicare il figlio assassinato da un rozzo e venale mercenario, interpretato in maniera sublime da Tom Hardy.
Ad ogni modo, The Revenant, frutto di un regista già esploso dopo Birdman (vincitore degli Oscar 2015 nella categoria Miglior film, Miglior regista e Migliore sceneggiatura originale), emerge grazie alla capacità di gettare letteralmente lo spettatore all’interno della scena, mediante straordinari piani sequenza e long takes, fondamentali per esaltare le tempistiche e le caratteristiche della realtà. Pur avendo completamente cambiato epoca, contesto e linguaggio rispetto al suo ultimo film, Iñárritu è riuscito a gestire uno scenario tanto impegnativo in maniera superlativa: gli elogi della critica americana e l’incetta di Nomination agli Oscar 2016 ne sono senza dubbio la prova più significativa. Gli otto mesi passati tra Canada, Usa, Argentina e Messico, i 15.000 componenti della troupe utilizzati, il talento di Iñárritu e le incredibili performance di DiCaprio e Tom Hardy su tutti, hanno dunque trasformato le centinaia di migliaia di ore di duro lavoro in un film profondo, intenso e soprattutto di successo.

Ecco la candidature di Revenant agli Oscar 2016:

La pellicola, così come Titanic, ha conquistato il record di maggior numero di categorie tecniche nominate agli Oscar, ovvero 8 su 8:
Effetti speciali- Montaggio- Fotografia- Costumi- Scenografia- Trucco e acconciatura- Sonoro- Montaggio Sonoro
Inoltre, le altre 4 candidature riguardano le categorie Miglior Film- Miglior Regista – Miglior attore protagonista – Miglior attore non protagonista (rispettivamente per DiCaprio e Hardy).
therevenantleoIn questo film, Leonardo DiCaprio ha realizzato una delle sue migliori performance: pur parlando davvero poco, l’attore hollywoodiano è stato capace di comunicare ogni singola emozione attraverso il linguaggio del corpo, la mimica facciale e le intense espressioni. L’abile interprete, sembra soffrire veramente e forse così è stato a causa di febbre, scene girate nel guano, nel fango e in acque ghiacciate, il tutto a fronte delle cinque ore al giorno necessarie per realizzare il trucco delle ferite, all’erba secca e alle radici ingerite, al gelo e agli stenti. Poco sonno dunque, temperature sotto i 40°, rischio di ipotermia, pellicce da 45 km indossate insieme a quasi 50 protesi: DiCaprio in questo film ha dato tutto, ha messo se stesso a completa disposizione del regista e della narrazione. Gli Academy Awards hanno ora a disposizione l’ennesima chance per riconoscere i meriti di un attore che molto probabilmente, avrebbe già dovuto ricevere l’ambita statuetta dorata diverso tempo fa.

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Written by Veronica Sgaramella

Nata a Roma nel Luglio 1990, laureata in Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione presso La Sapienza. Coordinatrice, redattrice e inviata di Yepper Magazine, precedentemente redattrice per Vocegiallorossa, poi collaboratrice e speaker @ 1927 On Air - la storia continua, in onda su Centro Suono Sport. Opinionista periodica sportiva a Gold TV. Ora co-conduttrice di Frequenze Giallorosse (ReteneTVision). SocialMente attiva, amo leggere, viaggiare e immortalare attimi.

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