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ESCLUSIVA. Esercito, alla scoperta del 7° Reggimento Bersaglieri tra addestramento quotidiano e modernità del sistema “Soldato futuro”

Torre di Nebbia (Bari) – dal nostro inviato. In esercitazione con il 7° Reggimento Bersaglieri di Altamura (Bari), al comando del Colonnello Michele Melchionna.

Il Colonnello Michele Melchionna, comandante del 7° Reggimento Bersaglieri di Altamura

Report Difesa prosegue il suo tour tra i vari Reggimenti dei Bersaglieri per raccontare storie e capacità in vista del 67° raduno nazionale di Matera (13-19 maggio) dell’Associazione Nazionale Bersaglieri (ANB).

La cerimonia dell’alzabandiera al 7° Reggimento Bersaglieri

Nel poligono occasionale di Torre di Nebbia (Bari) abbiamo partecipato ad un’attività addestrativa con munizionamento a salve che ha visto impiegato un plotone del 7°.

Sono state condotte peculiari attività addestrativo-operative di un Reggimento di Fanteria media.

L’esercitazione è stata concepita al fine di addestrare l’unità impiegata nell’emanazione di ordini, con verifica mediante l’utilizzo di un ROC drill (Reharsal of concept drill) e nella condotta di un’attività tattica inserita nell’ambito di un’operazione di sostegno alla pace (peace operation), durante la quale, il plotone esercitato aveva il compito di mettere in sicurezza (secure) ed effettuare un rastrellamento (search) di un villaggio abbandonato, con lo scopo di individuare un cache di armi posizionato da “insurgents” e di contrastare il traffico illegale di armi nel settore.

Un “insurgent” nel corso dell’esercitazione

Il plotone impiegato, composto da quattro squadre fucilieri su piattaforma “VBM Freccia”, è stato rinforzato con assetto tiratori scelti, nucleo sanità ed EOD (Explosive Ordnance Disposal).

Un VBM “Freccia” in esercitazione

L’attività è stata suddivisa in diverse fasi ed ha visto il plotone sviluppare una cinturazione con messa in sicurezza del villaggio, rinvenimento e bonifica di un cache di armi.

Successivamente, il plotone è stato fatto oggetto di fuoco ad opera di un gruppo di “insurgents” ben mimetizzati nella vegetazione locale.

I Bersaglieri del 7° Reggimento in esercitazione

Il plotone ha risposto con un’ azione di fissaggio e di contrattacco. Con i Freccia ha effettuato un aggiramento sul fianco per neutralizzare la minaccia svelatasi e quindi poi ha condotto un rastrellamento/consolidamento.

I Freccia i movimenti

Sempre nel quadro esercitativo è stata simulata la presenza di un ferito che ha visto l’immediato soccorso e stabilizzazione.

Tutto è stato attuato da qualificati soccorritori militari, inseriti nelle squadre fucilieri, con il successivo intervento dell’assetto sanitario.

Ogni squadra ha un suo soccorritore militare. Per diventarlo occorre passare un corso molto selettivo che viene tenuto nella Scuola di Sanità e Veterinaria dell’Esercito a Roma. Ed ogni anno ci sono delle giornate di formazione aggiuntiva.

 

Un momento dell’esercitazione con l’intervento dei soccorritori militari

L’attività si è conclusa con il ripiegamento dell’unità che, a missione compiuta, è rientrata in base.

Nell’applicazione dei procedimenti tecnico-tattici di impiego delle minori unità di Fanteria media con piattaforma VBM Freccia, si sono inoltre mostrate differenti capacità: osservazione e riporto informativo da parte dei tiratori scelti infiltrati, bonifica degli edifici anche tramite l’utilizzo di un Unmanned Ground Vehicle (UGV), utilizzo della messaggistica NATO (nine line, ten line e contact report), impiego del sistema “kit soldato futuro” in dotazione, il quale ha permesso ad ogni operatore impiegato sul terreno di essere in sicuro e continuo contatto (voce e dati) con il proprio comandante.

Un Bersagliere del 7° Reggimento con un Unmanned Ground Vehicle

BREVE STORIA DEL 7° REGGIMENTO

Il Reggimento fu costituito a Verona 1° gennaio 1871, grazie al Regio Decreto del 13 novembre 1870, con i battaglioni VIII (già decorato con Medaglia di bronzo al Valor Militare per la battaglia di Custoza del 1866), X (già decorato con Medaglia di bronzo al Valor Militare per la battaglia di San Martino del 1859) e XV provenienti dal 2° Reggimento, l’ XI proveniente dal 4°.

Nel 1883 fu ridotto su tre Battaglioni perdendo il XV. Il Reggimento formò alcuni Battaglioni di Bersaglieri impiegati per la campagna d’Eritrea prima e poi per quella Libia,

Dal 1910 vennero a far parte del Reggimento anche i soldati del VII Battaglione ciclisti e nel 1926 fu trasformato in Reggimento ciclisti su due Battaglioni.

Partecipò alla guerra d’Africa nel 1887 -1888, a quella italo -turca nel 1911 – 1912, alla I Guerra mondiale, dando sempre costante esempio di valore e meritando una Medaglia d’argento, al Valor Militare per la battaglia di Flondar-Jamiano.

Nell’ottobre 1915 il X Battaglione, sempre inquadrato nel 7° Reggimento, conquistò la città trentina di Bezzecca.

Dal 6 novembre 1916 il Reggimento fu inquadrato nella II Brigata Bersaglieri.

Il 22 gennaio 1939 fu assegnato alla Divisione motorizzata “Trento”. E dal 1941 al 1943 partecipò alla campagna d’Africa, cambiando spesso dipendenza: dalla divisione “Trento”, sciolta il 25 novembre 1942, passò al XII Corpo d’Armata alla 90ª Divisione Leggera tedesca, successivamente alla Divisione “Pistoia” e nella Battaglia di Mareth, dopo la ritirata in Tunisia, alla Divisione Corazzata “Centauro”.

Tre volte distrutto e tre volte ricostruito, meritò la citazione sul Bollettino di Guerra n° 736 e la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Il 21 ottobre 1975, con la costituzione di Battaglioni Bersaglieri autonomi, le tradizioni e la Bandiera del “Settimo” furono affidate al 10° Battaglione Bersaglieri “Bezzecca”.

Il 21 ottobre 1992 il 7° fu ricostruito in Bari nei ranghi della Brigata “Pinerolo”, inquadrando l’11° Battaglione Bersaglieri, successivamente sostituito dal 10° Battaglione Bersaglieri “Bezzecca”.

Il 7° ha operato ed opera in tante operazioni di ordine pubblico in Italia e in missioni in vari Teatri operativi all’estero.

IL 7° REGGIMENTO ED IL KIT “SOLDATO FUTURO”

Grazie al kit del sistema “Soldato futuro”, il militare non sarà mai solo in ogni missione che dovrà affrontare..

Sul terreno parla per via telematica con il suo comandante di squadra che a sua volta è in collegamento con il comandante sul VBM “Freccia”.

Il soldato con l’utilizzo di un display può raccogliere informazioni, fare foto, brevi video e mandarli o sul comandante di squadra. Questi analizza il materiale ricevuto ed entra in contatto con il Freccia. Qui il capocarro acquisisce questo materiale e comunica con il livello superiore.

Il display può essere usato anche in situazioni molto critiche.

Attraverso un “mouse” chiamato tecnicamente DDA il soldato può operare in tutte le funzioni. Lo stesso “mouse” ha la possibilità di mettersi in collegamento per la voce.

Le parti del kit “soldato futuro”

Un cavo consente di caricare la missione con foto, mappe, ordini. In base agli scenari che il soldato deve affrontare viene caricata la missione e la sua configurazione. Tutto può cambiare anche all’ultimo momento e questi cambiamenti possono essere fatti, anche nel caso in last minute.

Il kit è collegato con un cablaggio. Le comunicazioni avvengono via radio tra il soldato ed il comandante sul carro.

Il GPS segnala la posizione del militare sul terreno ed al carro stesso. Sul “Freccia” vedono la posizione sul terreno. E dal carro viene data la posizione a livello superiore in una sala operativa (sala TOC – Tactical Operation Centre). Tutto e tutti sono in rete

Quello che però non può essere conosciuto è quanto il soldato vede in “presa diretta”, finché non comunica come detto, foto o video che aiutano a migliorare la missione. .

Tutte le info avvengono con l’utilizzo di satelliti. Sul display viene aggiornato ogni evento che accade: forze amiche, forze nemiche, possibili svelamenti di minacce.

Ad alimentare il sistema ci sono 3 pacchi di batterie che bastano per un giorno di lavoro. Quando il segnale è rosso, il soldato deve cambiare la batteria che sta usando.

Qualora la missione fosse più lunga c’è la possibilità di ricaricare la batterie nello stesso “VBM Freccia”, sul Lince, da una sorgente in terra.

Attraverso una ricarica di emergenza il soldato che è seduto sul “Freccia” può ricaricare il sistema in appositi spazi già predisposti. Se è invece fuori ed ha un’altra sorgente sempre sempre grazie a questa ricarica, può far tornare le batterie alla potenza iniziale.

Il kit può essere anche caricato quando tutto il materiale viene riportato in armeria. Tramite un baule il kit viene caricato alla presa elettrica normale.

Tutte le batterie sono collocate in modo che possono essere sempre ricaricabili.

Il kit di soldato futuro mette a disposizione un visore notturno molto utile, utilizzabile anche con un occhio solo per evitare di rimanere abbagliati da un’improvvisa fonte di luce che potrebbe sorgere, una camera termica.

Il “cuore” pulsante dell’intero sistema è un computer chiamato WPC.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Written by Report Difesa

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