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Guardia di Finanza: a Messina sequestrati beni per 300 mila euro al cassiere del clan mafioso di “Mangialupi”

Di Marco Lainati

Messina. Era solitamente lui ad incassare per conto del clan mafioso egemone nel rione messinese di “Mangialupi”, ma stavolta a riscuotere è stato il Tribunale che nei suoi confronti ha disposto un sequestro patrimoniale da 300 mila euro.

È questa in estrema sintesi la vicenda che vede coinvolto un rispettato esponente di “cosa nostra”, sul conto del quale i finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno sviluppato ulteriori indagini che hanno determinato la misura cautelare di cui sopra, e che va ad interessare un soggetto già indagato dal 2013 per aver fatto attivamente parte del clan dominante sugli affari illeciti in quella parte della Città dello Stretto.

Formalmente assunto presso un distributore di carburante la cui proprietaria era la moglie del locale capo-clan, e successivamente presso un tabaccaio gestito dello stesso nucleo familiare, il soggetto raggiunto dal sequestro era in realtà il loro fidatissimo “cassiere”, al quale erano state persino affidate le chiavi del locale in cui il contante necessario alle loro attività criminose veniva custodito.

In altre parole un soggetto il cui ruolo era assolutamente fondamentale negli aspetti finanziari della “famiglia” per la quale lavorava e che, oltre ad essere tenutario del loro “libro cassa” in cui erano puntualmente rendicontati gli introiti provenienti dal gioco d’azzardo e dal racket delle estorsioni, è stato altresì consegnatario di ingenti somme di denaro contante, come i 140 mila euro che i finanzieri del GICO messinese gli trovarono praticamente indosso durante una precedente perquisizione compiuta in un locale del quale aveva la piena disponibilità.

Controlli della Guardia di Finanza

Stesso discorso anche per i rapporti con il commercialista della famiglia, che l’uomo manteneva personalmente al posto dei rappresentanti a cui erano formalmente intestate le attività commerciali del clan (in realtà semplici prestanome privi di ogni competenza in materia).

Da rilevare, nel descritto contesto, anche la costante presenza del citato “cassiere” durante le operazioni di sequestro di videopoker illegali compiute nel tempo dai militari della GDF presso varie bische di Messina controllate dallo stesso clan mafioso a cui rispondeva.

Degna di nota è anche l’immediata sparizione di tutti i documenti d’ufficio ordinatagli dal suo “capo” in occasione di un controllo operato dalla GDF messinese, ad ulteriore conferma del ruolo rivestito dal preposto ma che gli investigatori hanno comunque ricostruito per intero senza lasciar adito ad eventuali dubbi circa la sua materiale “organicità” nell’organizzazione criminale.

Stesso discorso anche per analisi economico-patrimoniali che hanno investito lo stesso soggetto, e che difatti hanno presto evidenziato l’evidente sproporzione esistente tra i redditi dichiarati e la disponibilità di beni aventi un valore ben diverso, quali un immobile sito nel comune di Messina, un’autovettura di lusso nonché diversi conti correnti e libretti di risparmio finiti sotto sequestro.

L’odierna operazione testimonia altresì quale sia il costante impegno della Direzione Distrettuale Antimafia e della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina nel supportare l’azione della Guardia di Finanza in uno dei suoi terreni d’elezione, ovvero in quello della ricerca ed aggressione ai poteri economici delle mafie.

 

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