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Guardia di Finanza e Carabinieri: a Caserta eseguito un sequestro da oltre 52 milioni di euro nei confronti di due imprenditori. Si sospettano legami con la camorra

CASERTA. È davvero ingente il sequestro che il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha emesso nei confronti di due imprenditori di Villa Literno (Caserta) rispettivamente attivi nella gestione dei rifiuti e del trasporto merci su strada.

Il sequestro in parola, eseguito dai Finanzieri dei Comandi Provinciali di Napoli e Caserta e dai Carabinieri del Gruppo Tutela dell’Ambiente di Napoli, giunge su specifica richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Procura Nazionale Antimafia, in quanto sui due stessi imprenditori sono emersi nuovi elementi probatori che ne hanno comprovato un elevato livello di pericolosità sociale, oltre che a gettare non poche ombre sulle origini del loro patrimonio che gli inquirenti ritengono possa essersi formato – nonché incrementato negli anni – a seguito di attività illecite.

Finanzieri durante un’intercettazione

Sulla vicenda pesa anche l’ordinanza di custodia cautelare (disposta lo scorso novembre dal GIP del Tribunale di Napoli) nei confronti di uno dei due imprenditori, accusato di traffico internazionale di sostanze stupefacenti nonché ritenuto vicino ad un noto presunto narcotrafficante campano.

Dall’analisi del materiale acquisito è infatti emerso come nel 2021 l’imprenditore medesimo avesse messo a disposizione dell’organizzazione malavitosa con cui era in affari un deposito in cui occultare 600 chili di cocaina da inserire all’interno di due container diretti in Australia, ed è stato proprio il citato presunto narcotrafficante i rivelarne i dettagli insieme ad altri traffici compiuti sempre con l’appoggio dell’imprenditore liternese, peraltro per ingenti quantitativi di cocaina (6.000 chili) introdotti dal Brasile e dall’Olanda.

Stando a quanto nel frattempo raccolto dagli inquirenti, l’imprenditore finito agli arresti avrebbe incassato per la sua “disponibilità” un compenso di oltre 7 milioni di euro, una circostanza che l’Autorità Giudiziaria inquirente ha integrato con precedenti per rapina, furto porto abusivo di armi che già pendevano sull’uomo, la cui figura è peraltro finita anche nelle rivelazioni fornite da due collaboratori di giustizia, già esponenti di spicco delle fazioni Schiavone e Zagaria facenti capo al famigerato clan dei Casalesi.

Fondati indizi, anche questi comprovanti il grado di pericolosità, sono parallelamente emersi sul conto del secondo imprenditore colpito dal sequestro odierno, più nello specifico al riguardo di attività illecite che il preposto (anche questo gravato da precedenti penali) ha condotto sulla gestione delle aziende di trasporto e degli impianti di trattamento rifiuti, ma ha fornire la classica “prova del nove” è stata l’evidente sproporzione (rilevata nel periodo 2002-2021) tra i redditi dei due imprenditori e dei loro rispettivi nuclei familiari, ciò a fronte delle loro effettive disponibilità patrimoniali.

Carabinieri del NOE impegnati in un rilievo

Il quadro probatorio che ne è dunque emerso ha reso inevitabile la pesante misura cautelare andando a riguardare le quote ed i compendi aziendali di 8 società, 120 immobili tra fabbricati e terreni, 6 auto/motoveicoli, nonché il blocco dei rapporti bancari e finanziari, per un valore complessivo di oltre 52 milioni di euro.

Rimane in ogni caso opportuno specificare come la misura patrimoniale descritta non abbia ancora il carattere della definitività, pertanto i soggetti destinatari hanno facoltà di opporsi attraverso i mezzi di impugnazione previsti dalla legge.

 

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