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Guardia di Finanza: Torino, operazione “Scacco al Re”, imprenditori di successo ma in realtà riciclatori di denaro proveniente da reati fiscali. Sequestrati beni per oltre 6 mln. di euro

Di Antonio Leone

Torino. Erano svelti, troppo svelti nella loro attività imprenditoriale che in breve tempo li aveva portati ad essere a capo di una vera e propria catena di esercizi commerciali (otto bar e una sala giochi) ma che alcune segnalazioni per operazioni sospette, approfondite a dovere dalla Guardia di Finanza di Torino, hanno poi rivelato essere il frutto di un’attività di riciclaggio di denaro proveniente da reati fiscali.

Sono questi i contorni dell’operazione “Scacco al Re” che i finanzieri del Comando Provinciale di Torino – Nucleo Polizia Tributaria, hanno condotto sul conto di quattro soggetti originari dell’Est-Europa nei confronti dei quali sono stati oggi eseguiti sequestri per oltre 6.000.000 di euro.

Dal quadro probatorio emerso durante le indagini – coordinate dalla Procura della Repubblica del capoluogo piemontese – gli indagati erano soggetti apparentemente privi di redditi, pur mantenendo un tenore di vita senza dubbio elevato che trovava poi lampante espressione nella disponibilità di costose automobili e ripetuti viaggi in luoghi esotici.

La loro rapida ma difficilmente giustificabile espansione imprenditoriale, come dimostrato dagli investigatori della GDF, traeva infatti origine dalla sistematica commissione di reati fiscali grazie ai quali gli stessi responsabili riuscivano a sottrarre all’Erario almeno l’80% dei corposi ricavi derivanti dalle attività economiche da loro possedute, peraltro sparse sull’intera area urbana torinese.

Nel contesto frodatorio scoperto dai finanzieri non mancavano neppure precise istruzioni impartite al personale dipendente, il quale doveva annotare l’effettivo volume degli incassi giornalieri su una contabilità parallela, consentendo ai loro datori di lavoro l’occultamento di guadagni per oltre 2.000.000 di euro nel volgere di soli 3 anni, con una contestuale evasione d’imposte per circa 800.000 euro.

I soldi ritrovati durante le perquisizioni

Il volume di contante generato con tali sistemi, permetteva così agli indagati di disporre d’elevate somme di denaro “cash”, per mezzo del quale diveniva poi facile acquisire nuove attività commerciali senza però tralasciare il gusto per la bella vita e la passione per le auto più costose.

I quattro, infatti, non avevano particolari remore nel mostrare tutto il loro successo attraverso i canali social, con propri profili continuamente alimentati da foto che li ritraevano in resort da sogno nonché alla guida delle più esclusive fuoriserie.

Nelle numerose perquisizioni effettate nel corso dell’indagine, sono però saltati fuori autentici mucchi di denaro contante – anche nei più grandi tagli da 200 e 500 euro – occultati tra vestiti, barattoli e scatoloni che i militari delle fiamme gialle hanno sequestrato e posto a disposizione degli inquirenti.

Sulla base di tali evidenze, evidentemente non conciliabili con posizioni reddituali davvero modeste, il GIP del Tribunale di Torino ha cosi emesso nei confronti dei responsabili gli odierni decreti di sequestro “per equivalente” sui beni acquistati in misura superiore ai guadagni dichiarati, consentendo così di cautelare il non indifferente patrimonio di averi illecitamente conseguito dai quattro (tra cui figurano tre società e tre autovetture di lusso) e che – in caso di condanna definitiva – verranno confiscati ed acquisiti al patrimonio dello Stato quale ristoro per il danno economico subìto.

 

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