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Hunger Games, il canto di una rivolta più attuale che mai

Come per ogni saga, è giunto il momento dell’epilogo anche per  Hunger Games: è giunto il momento di salutare, a malincuore, Katniss Everdeen e ogni personaggio conosciuto, ammirato o anche detestato durante il corso di questi distopici quanto spettacolari “giochi della fame”. Appena tre anni fa, la ghiandaia imitatrice impersonata dalla magistrale Jennifer Lawrence, faceva il suo ingresso nel mondo cinematografico, incarnando finalmente l’atipica eroina di tanti lettori.
Suzanne Collins come J. K. Rowling prima di lei, ci insegna quanto non occorra essere popolari per rappresentare qualcosa di veramente bello e importante, quanto non serva essere frivole e alla moda per essere donne. Katniss non è la tipica ragazza solare ed estroversa, non è la ragazza della porta accanto bensì una giovane e valorosa ragazza cresciuta troppo in fretta in un modo che “in nome della pace”, è pronto anno dopo anno a mietere letteralmente giovanissime ed innocenti vittime sacrificali. Un mondo che in quest’ottica, sebbene in altra maniera, non si discosta poi molto dal nostro.
Il capitolo finale di questa magnifica saga, trasposta sul grande schermo rispettando piuttosto fedelmente i libri della Collins, apre non solo i condotti lacrimali degli spettatori, ma anche le loro menti. Dinnanzi al pericolo e alle ingiustizie, Katniss non si tira mai indietro e cerca di fare sempre il possibile per sopravvivere, con il costante scopo di proteggere le poche persone a lei care. In molte occasioni il suo atteggiamento può essere frainteso o ritenuto egoista, ma riuscendo a scindere la guerriera dalla giovane, le fragilità che emergono mettono in luce una ragazza che non sempre riesce a fare la cosa giusta, ma va avanti cercando e credendo comunque di farla.
Evitando ogni sorta di spoiler in merito ad “Hunger Games -il canto della rivolta parte 2”, si può dire che è stato realizzato e portato a termine mediante una procedura che riesce a calibrare bene le numerose scene di azione con quelle più concentrate su riflessioni e dialoghi, risultando nel complesso scorrevole e accattivante per tutta la sua durata, ovvero per due ore e diciassette minuti. Sebbene alcuni lo considerino meno coinvolgente rispetto agli altri capitoli di Hunger Games, l’ultima pellicola della saga rende giustizia al libro e dunque ai principali personaggi creati dalla fantasia tradotta abilmente con l’inchiostro da Suzanne Collins.
Un importante spunto di riflessione in merito al film, può e dovrebbe essere infine tratto dalla lettera scritta da Plutarch Heavensbee a Katniss, specialmente dopo essersi soffermati in alcuni salienti e illuminanti passaggi. In realtà la scena in questione, dove vediamo Haymitch intento a dar voce alle parole dello stratega, è stata suggerita ed ideata ancora una volta grazie alla Collins. L’autrice della saga, oltre a fornire un notevole contribuito sul set, ha ben pensato insieme al regista Francis Lawrence, di omaggiare la memoria di Philip Seymour Hoffman in tal modo, salutando così per l’ultima volta l’attore scomparso ad una settimana dal termine delle riprese.
Ecco le contemporanee e significative parole di Philip/Plutarch:
“Adesso ci troviamo in quello stupendo periodo in cui tutti  concordano che i nostri ultimi orrori non dovranno mai ripetersi. Ma di solito il pensiero collettivo ha vita breve. Siamo creature stupide e incostanti, con la memoria corta e un gran talento per l’autodistruzione. Anche se…Chissà, magari questa sarà la volta buona, Katniss.”
Ghiandaia

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Written by Veronica Sgaramella

Nata a Roma nel Luglio 1990, laureata in Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione presso La Sapienza. Coordinatrice, redattrice e inviata di Yepper Magazine, precedentemente redattrice per Vocegiallorossa, poi collaboratrice e speaker @ 1927 On Air - la storia continua, in onda su Centro Suono Sport. Opinionista periodica sportiva a Gold TV. Ora co-conduttrice di Frequenze Giallorosse (ReteneTVision). SocialMente attiva, amo leggere, viaggiare e immortalare attimi.

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