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Il tiratore

il tiratoreIsolamento forzato e autoindotto.
La mia condizione di ogni giorno, rinchiuso in una gabbia che troneggia sull’ambiente circostante.
“…mi fa sentire una persona importante e per la prima volta nella mia vita vorrei essere utile al prossimo”. Queste sono state le uniche parole quando mi fu assegnato il compito dai miei simili.
Con il sorriso sul volto, mi diedero un fucile da caccia con un tubo saldato all’estremità della canna e una scatola di munizioni, pacche sulle spalle e abbracci, come fosse un mazzo di crisantemi seguito da una forma di addio.
Non ha importanza il mio nome o cosa facessi prima, è inutile rimembrare sempre le solite cose per scacciare la noia che pervade ormai la mia vita, anche se la routine le sta effettivamente cancellando dalla mia mente.
Sono 245 i cerchietti che ho scalfito con la lama di un vecchio temperino arrugginito sui tramezzi lignee di questo fatiscente trespolo. Ricordo il primo anello che incisi, ormai diventato un’osmosi perfetta con la tavola su cui lo impressi.
La torre di guardia fu la prima cosa che vidi da lontano.
Una fonte di salvezza aspettava il mio arrivo. Mai avrei pensato che proprio quel simbolo di protezione sarebbe diventata la mia dimora eterna. Vi scendo solo per le funzioni corporali e per rifocillare il mio corpo costretto ad essere sempre vigile. La gente mi tratta bene, alcuni mi lodano per la mia arte innata. Ammirano la mia posizione sociale. Sentivo di essere importante, ora odio ogni sguardo che si posa su di me.
Un’ombra è cresciuta al mio interno. Un’ombra che si alimenta guardando la loro vita scorrere quasi spensierata e felice, mentre la loro deforme creatura si nasconde sul campanile più alto.
La signora con le ciabatte, il vecchio senza pantaloni, la coppia di giovani vestita male, sono solo alcune delle figure claudicanti che vedo ogni giorno. La loro andatura è goffa ed a tratti divertente. Scivolano, inciampano facendo dei tonfi assurdi, si spintonano accidentalmente e iniziano a litigare fra loro. Sono governati da una forza misteriosa che li costringe a percorrere anche chilometri per procacciarsi del cibo. La cosa strana è che a loro non sembra interessare il sostentamento del proprio essere, cibarsi è l’ultimo dei loro problemi. Vogliono solo strapparti con ferocia le carni del tuo corpo, restare un po’ a giocarci per poi proseguire con un’altra vittima. Non li maledico, sono già maledetti. Guardare le loro espressioni vuote da dentro il mirino inizialmente mi faceva sentire un peso allo stomaco. Non riuscivo a trattenere la bile dopo avere visto la loro testa esplodere a causa dello sparo. Crani che sembravano vetro attratto per gravità dal pavimento. Impossibile ricomporne i pezzi. Col tempo l’animo vergine si è abituato a questa visione diventando una escort di alto borgo che non ha più un briciolo di dignità. La mia unica compagnia sono i “senza esperienza”, giovani ragazzi che vengono addestrati a questo mondo.
A volte il corpo…continua la lettura

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Written by i love zombie

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