Di Giusy Criscuolo
Tripoli Sempre più difficile comprendere quali siano le notizie più attinenti alla realtà che sta vivendo, in questo momento, la Libia. Dalle conferme alle smentite che vedono, a distanza di 15/20 minuti, il capovolgersi della situazione.
Secondo fonti sanitarie tra ieri e oggi ci sono stati 7 morti e 55 feriti.
Sempre secondo la stessa fonte, tra i morti vi sarebbero un civile e sei soldati.
Dodici famiglie sono state evacuate dalle zone degli scontri.
Secondo il Ministero della Salute di Tripoli, ad oggi dall’inizio degli scontri si parla di 21 morti e 27 feriti.
Nella serata di sabato, Al-Sarraj, il capo del Governo della riconciliazione, in un discorso alla Libia, ha affermato: “L’attacco delle forze di Haftar è stata una dichiarazione di guerra alle città della Libia, in particolare alla capitale. Il suo colpo di Stato va contro l’accordo politico. Prometto che saranno affrontati con forza e fermezza. Tutti gli incontri con Haftar sono stati finalizzati a porre fine alla crisi e per mantenere il percorso democratico. Tuttavia, con questo folle gesto, ha rotto l’alleanza e ha cercato di pugnalarci alla schiena. Ha mandato i figli della Libia verso l’ignoto e li ha fatti carburante per una guerra che non vincerà. Nessuna soluzione pacifica, come aveva detto”.
Sarraj ha anche invitato la comunità internazionale a non mettere in relazione l’aggressore con colui che si difende, o tra coloro che cercano la militarizzazione dello Stato e coloro che si impegnano nello Stato civile democratico. A suo avviso: “Tutti i Paesi che intervengono in Libia devono alzare le mani”.
Il Capo del Governo della riconciliazione ha altresì dichiarato di aver impartito istruzioni, allo Stato Maggiore delle Forze Armate e ai Servizi di sicurezza, per far fronte a qualsiasi minaccia che possa destabilizzare il Paese.
“Tutte le persone coinvolte negli atti che hanno causato la perdita di vite umane e la distruzione di proprietà pubbliche e private saranno presentate alla magistratura locale e internazionale”, ha sostenuto.
Ha anche sottolineato che “il conflitto non è regionale o tribale”. Secondo lui esso non chiama “i libici a dare priorità agli interessi del Paese per unire i ranghi e uscire dalla crisi”.
Ma a smentire le parole del Presidente Sarraj, arrivano quelle di un parlamentare Jaballah al-Shaibani, che ha sottolineato che il Parlamento appoggia il comandante generale, Haftar. In un comunicato rilasciato alle TV e pubblicato dall’Osservatorio Libico, Al- Shaibani dichiara che il Parlamento appoggia la sua leadership.
La dichiarazione arriva dopo che il popolo, ha testato sulla propria pelle che le unità del LNA hanno liberato Bengasi, Derna e il Sud ed ora si apprestano a liberare Tripoli dalla morsa delle milizie. Ha poi sottolineato: “Queste operazioni ripristineranno lo Stato civile. A queste, seguiranno le operazioni di ripristino all’interno di Tripoli, seguite da un incubatrice sociale che sostiene le Forze Armate del LNA”.
Ha aggiunto: “Il popolo si è rallegrato. Ha esultato ed ha espresso la sua gioia quando l’Esercito è entrato nelle loro aree. Non ci sono stati attacchi e violazioni dei diritti umani e delle libertà. L’Esercito non infonde paura nelle persone, ma piuttosto nei cuori dei loro avversari”.
Sulla situazione internazionale, al-Shaibani ha sostenuto che “il mondo sa molto bene che nella regione occidentale c’è la presenza di milizie e di formazioni armate. Il loro controllo sulle situazioni della regione occidentale è guidato dalla presidenza e dal Governo in essere. Controllano tutti i punti nevralgici della regione occidentale compresa la presenza di armi letali in alcune città. Questo non porterà alla stabilità del Paese. Il disarmo non è mai avvenuto e questo è un dato di fatto”.
Il membro della Camera dei Rappresentanti ha sottolineato che la presenza di armi nelle mani delle milizie impedisce la costituzione dello Stato.
“La comunità internazionale – ha aggiunto- dopo aver visto, che le forze di Haftar hanno preso il controllo del Sud, dovrebbero aver compreso che i risultati sul blocco del flusso della migrazione clandestina e del contrabbando dipendono da questa pulizia. Il controllo dell’Esercito sulla regione occidentale significherebbe che la Libia è tornata a vivere. Nel Paese tornerebbe la stabilità, l’ordine e la sicurezza. Questa dovrebbe essere la convinzione della comunità internazionale e dell’Europa meridionale”.
Ha poi continuato: “La stessa comunità internazionale dovrebbe stare con la gente e con l’Esercito libico, perché ciò che sta accadendo in Libia minaccia l’Europa e loro lo sanno bene. Siamo fiduciosi che l’Esercito vincerà indipendentemente da quelli che sono stati i negoziati o indipendentemente da qualsiasi programma che ha cercato di godere di questo disordine e di questa instabilità. Ora ha esperienza nei combattimenti”.
Ancora più fuorvianti le ultime dichiarazioni rilasciate, dal portavoce ufficiale del LNA, il Generale di Brigata Ahmed Al-Mismari, che nel corso di una conferenza stampa, non ha solo dichiarato quali sono i punti fermi di questa operazione, ma ha messo in dubbio la dichiarazione rilasciata dal comandante di AFRICOM, che vedrebbe le truppe americane fuori dalla Libia per un periodo limitato a causa dei recenti conflitti.
“Sulla base delle dichiarazioni rilasciate dal comandante di AFRICOM – ha spiegato il Generale – che prevedeva l’abbandono momentaneo del suolo libico, da parte delle truppe americane, causato dalle condizioni di instabilità della sicurezza, siamo rimasti stupiti, nell’apprendere che a Tripoli vi è la presenza di circa 300 soldati statunitensi, per proteggere le missioni diplomatiche. Un numero molto elevato”.
Al-Mismari ha poi continuato: “La capitale è dilaniata dai terroristi. Misurata ha una forte tendenza nazionale ed è pronta a farci guerra. Ad aggiungersi alla lista delle cose che non quadrano, abbiamo scoperto che Bashagha è coinvolto nel contrabbando di fondi statali fuori dalla Libia. Quando entreremo a Tripoli sapremo come, questi soldi pubblici, sono stati manomessi”.
“Ripetiamo con fermezza che le battaglie di ieri erano rivolte ai leader di Al-Qaeda. – ha continuato Al-Mismari nel suo intervento -. Stiamo combattendo per il popolo di Tripoli e per proteggere la Libia dal terrorismo e dall’estremismo. Ad oggi (ieri per chi legge Ndr) la nostra aviazione ha effettuato incursioni in supporto all’Esercito nella strada dell’aeroporto”.
“Le nostre truppe avanzano sulla strada dell’aeroporto e sul campo di transito. Siamo vicino al palazzo di Ben Ghashir e alla zona di Khallet al-Furjan vicino a Salah al-Din. Siamo entrati nella zona di Ein Zara, che si trova alla periferia delle strade principali che portano a Tripoli. Tutti i battaglioni militari ad oggi non hanno ancora iniziato una vera e propria battaglia. Stiamo rispondendo al fuoco. Continuiamo a sostenere la bozza della conferenza, ma il prossimo passo militare a Tripoli sarà inaspettato. Le operazioni dell’esercito nazionale non si fermeranno fino a quando la capitale non raggiungerà la stabilità”.
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L’articolo Libia, un Paese in mezzo ad uno scarico di responsabilità annuncia il primo numero dei morti. Ancora 300 unità USA a Tripoli proviene da Report Difesa.
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