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Maestro, il nuovo film di Bradley Cooper con la sua magistrale interpretazione in coppia con una superba Carey Mulligan

Una pellicola straordinaria dedicata all’Arte e al modo in cui riesce a manifestarsi nel mondo, attraverso i tempi che cambiano, rimanendo immune ai mutamenti. Un lungometraggio incentrato sulle diverse forme d’amore e appunto artistiche, con un focus particolare riservato alla Musica e ai rapporti intensi, contrastati e indissolubili tra due esseri umani

MAESTRO in cinema selezionati a dicembre e su Netflix dal 20 dicembre

Maestro è la seconda opera cinematografica di Bradley Cooper dopo A Star Is Born, del 2018. Ad un lustro di distanza, in questo nuovo film da regista, è ancora una volta protagonista sia la musica che lo stesso Cooper, al quale va il merito della realizzazione di un grandioso lavoro e di una altrettanto eccezionale interpretazione. A rendere il tutto più efficace e perfettamente riuscito è inoltre la performance sublime di Carey Mulligan.

I due nelle loro versioni di Leonard Bernstein e Felicia Montealegre Cohn Bernstein sono impeccabili: alchimia, complicità, chimica e complementarità danno vita a una coppia sul grande schermo, tanto realistica, da sembrare effettivamente di vedere l’intensa quanto controversa storia di due persone, lunga quasi interamente le rispettive esistenze.

La pellicola targata Netflix racconta la grandiosità e il tormento dietro alla genialità di Lenny, ovvero Leonard Bernstein, nato Louis Bernstein, il 25 agosto 1918, a Lawrence. Si tratta di un indimenticato e indimenticabile compositore, direttore d’orchestra e pianista statunitense, tra i più grandi di sempre. Tanto da risultare al secondo posto della classifica dei più grandi direttori d’orchestra di tutti i tempi (frutto di un sondaggio pubblicato dalla rivista “Classic Voice”, nel dicembre 2011, riguardante appunto gli esponenti più di spicco della suddetta categoria di musicisti).

Maestro narra e ripercorre la vita di Bernstein soffermandosi naturalmente sul suo lavoro e, sul fondamentale rapporto di coppia con la moglie Felicia, colonna portante della sua carriera. E non solo. I due come è risaputo, trattandosi di un artista di fama mondiale, sono stati i protagonisti di una storia d’amore ricca di contrasti, sostegno reciproco, dolore e sentimenti di ogni sorta. Il reale orientamento sessuale di Bernstein era noto a colei che è diventata sua consorte e non è questo il fulcro del film. Bensì lo è la presenza (anche quando distanti) dell’uno per l’altra, fattore imprescindibile e indissolubile per entrambi, nonostante tutto e tutti, perfino a dispetto delle divergenze tra loro stessi.

Il grandioso cast di Maestro è composto oltre che da due sontuosi Carey Mulligan e Bradley Cooper, dagli altrettanto notevoli interpreti ovvero Matt Bomer, Maya Hawke, Sarah Silverman, Josh Hamilton, Scott Ellis, Gideon Glick, Sam Nivola, Alexa Swinton e Miriam Shor.

Si tratta di un film meraviglioso, accurato nei dettagli che includono ovviamente quelli relativi al trucco, ai costumi e alla fotografia. Ogni scena è ben studiata e ricca di significato. Certo è che Maestro non risulta scorrevole, pur non significando che sia però pesante. Anzi è intenso, verosimile a livelli quasi dolorosi, trattando argomenti spinosi come le crisi matrimoniali, personali, le malattie, il lutto e la decadenza in ogni sua sfaccettatura.

Col suo secondo lungometraggio Cooper riesce a stupire gli spettatori, regalando loro un vorticoso mix di emozioni: si sale dal primo minuto (e per le seguenti due ore e 9 minuti della durata complessiva) su una montagna russa emotiva, resa ancor più coinvolgente dalle magistrali interpretazioni dei protagonisti, la metodicità e accuratezza della regia e della magnificenza delle musiche, basilari per rendere Maestro un capolavoro sensoriale.

Maestro, presentato in concorso a Venezia 80, è un’opera epica che si svolge in più epoche (molto diverse tra loro considerando i decenni coinvolti), capace di focalizzarsi sui sentimenti, la famiglia, il matrimonio, la non convenzionalità, la musica e l’essenza dell’arte in generale, includendo le drammaticità tipiche vissute e che accumunano la quasi totalità dei maggiori geni di tutti i campi e di tutti i tempi. Maestro trasmette perfettamente le sensazioni potenti relative a (auto)martirio-supplizio, afflizione, strazio, angoscia, ansia, logorio e tendenza all’inquietudine costante, sofferenza di varia natura ed esistenza tribolata.

Riesce così a sprigionare nello spettatore un senso di impotenza dinnanzi alla vita che cambia, ai rapporti che si trasformano, all’arrendersi ai vizi nonché debolezze umane, al tempo che inesorabilmente scorre ma anche a infondere sbigottimento e magnificenza al cospetto dell’arte e di come riesca, sempre, a manifestarsi in molteplici forme. Alleviando i patimenti e arricchendo i cuori, anche quelli più cinici, induriti e raffreddati.

Poiché l’Arte (musicale come cinematografica e di ogni sorta) rimane immune al tempo e inscalfibile dai mutamenti. E tutto questo Maestro lo ricorda allo spettatore con una grande forza, in grado di provocare un impatto emotivo e di far provare una sfera di sensazioni sempre ineguagliabili, grazie al cinema e a film come questo.

 «Un’opera d’arte non dà risposte alle domande, le suscita. Il valore sta nella tensione delle risposte contraddittorie»

Trama e trailer MAESTRO

Maestro è un’imponente e impavida storia d’amore che ripercorre la relazione durata una vita tra Leonard Bernstein e Felicia Montealegre Cohn Bernstein. Maestro non è solo una dichiarazione d’amore alla vita e all’arte, ma essenzialmente una rappresentazione emotivamente epica di famiglia e amore.

La realizzazione di MAESTRO

“Quando ero piccolo in casa ascoltavamo spesso l’opera e la musica classica. Ho passato molte ore a condurre un’orchestra immaginaria con le capacità limitate di un bambino di otto anni. In particolare, ascoltavamo spesso un disco di Leonard Bernstein. Perciò la fiaccola che mi avrebbe mostrato la via per realizzare Maestro era già accesa molti anni prima che mi capitasse il progetto tra le mani. Dopo aver completato un anno di ricerche su Lenny e sulla famiglia, e aver digerito tutte le informazioni, ho capito che l’aspetto più interessante e toccante per me era il matrimonio tra Lenny e Felicia. Era un amore non convenzionale e sincero, che trovavo estremamente intrigante. Ed era questa la storia che ho voluto raccontare. Sarò per sempre riconoscente a Jamie, Nina e Alex per avermi aperto le porte della loro famiglia e dei loro cuori. È stata una delle più grandi gioie della mia carriera.

Il regista Bradley Cooper

Le note della regia

Diverse note che includono un accordo o che si rincorrono per formare una melodia. Singole voci che si uniscono in un coro. Gli strumenti di un’orchestra sinfonica che si esprimono in modo concertato. Prima ancora di qualsiasi registrazione o spettacolo, la musica è collaborazione. Ed è proprio questo spirito di comunione che pervade ogni inquadratura di Maestro, il film che vede Bradley Cooper alla regia dopo l’acclamato A Star is Born, candidato a otto Oscar® nel 2018.

Il film è un tributo agli estasianti alti e angoscianti bassi che accompagnano una vita alla ricerca di amore, famiglia e arte. È interpretato dalla due volte candidata agli Oscar® Carey Mulligan (Una donna promettente), nei panni dell’acclamata attrice, artista e attivista Felicia Montealegre Cohn Bernstein, e dal nove volte candidato agli Oscar® Cooper, nel ruolo del leggendario musicista, direttore d’orchestra, compositore, insegnante e autore Leonard Bernstein.

A partire dal duetto tra Cooper e Josh Singer (Il caso Spotlight, The Post), co-responsabili della sceneggiatura, per arrivare all’ensemble di acclamati produttori e al coro di artigiani che ha creato un’armonia visiva, Maestro è un entusiasmante sinfonia di gruppo allineata alla visione di Cooper, conduttore sia davanti sia dietro la cinepresa.

Come è nata l’idea della creazione di MAESTRO

Cooper ha avuto per anni l’impulso di dirigere. Da quando ha ricevuto in regalo da Babbo Natale una bacchetta, ancora piccolo, fino agli anni dell’università, dirigeva spesso la sua orchestra invisibile con uno dei suoi pezzi preferiti: il concerto per violino op. 35 in re maggiore di Čajkovskij. Da bambino non sapeva che si trattava di una registrazione di Isaac Stern diretto proprio da Bernstein.

Questo invero quanto asserito da Cooper, parlando degli anni alla New School: “Ricordo che all’università abbiamo dovuto interpretare un ‘momento privato’ davanti alla classe e io ho deciso di dirigere quel pezzo. In seguito è venuta Ellen Burstyn a fare un workshop di quattro settimane nel quale dovevamo creare un personaggio e io ho scritto un monologo su un direttore d’orchestra che arriva alle prove. Questo soggetto c’è sempre stato.

Anche se Cooper all’epoca non conosceva molto bene Bernstein, il suo interesse si è improvvisamente destato dopo aver ricevuto una bozza del copione da Steven Spielberg, che alla fine avrebbe fatto da produttore insieme a Kristie Macosko Krieger (The Fabelmans, West Side Story), sua partner alla casa di produzione Amblin.

La testimonianza di Carey Mulligan

“Il copione era davvero sbalorditivo. Bradley era sempre stato un fan del mio lavoro teatrale, ma quella di Felicia era una parte davvero colossale. Era esaltante e mi ricordava alcuni ruoli che avevo avuto la fortuna di interpretare a teatro, senza riuscire mai veramente a trovare un equivalente sullo schermo. Era un personaggio molto ricco e sfaccettato che aveva vissuto molti cambiamenti. Ero sconvolta che l’avesse chiesto a me”.

A sua volta, Mulligan ha sconvolto tutti gli altri con la sua dedizione, il suo talento e il suo impegno a rendere l’essenza di questa donna, anche lei formidabile, anche se molto spesso relegata nell’ombra di una figura titanica con una personalità complessa. Cooper è rimasto più colpito di tutti e spiega l’intenso lavoro di preparazione che hanno fatto insieme per creare un legame tra di loro, sapendo che era essenziale che il pubblico credesse nel loro rapporto: “Se non gli importa di noi, non c’è niente e non possiamo recitare”.

Queste (a conferma di ciò) le parole di Cooper in merito alla collaborazione e alla creazione dell’intesa con la coprotagonista: “La preparazione comprendeva sessioni della tecnica basata sui sogni “dream work”, dove si ‘rivelavano i segreti dell’anima a vicenda’. Abbiamo passato cinque giorni con questa pratica e ci sono cose specifiche che si fanno, ma finisce con un rituale in cui si crea qualcosa e si recita per l’altra persona. Dopodiché era fatta. Sapevo che eravamo pronti.

Dal canto suo Mulligan ha aggiunto: “Uno di quei giorni siamo andati alla casa di Bernstein in Connecticut e abbiamo camminato lì intorno, esplorando questa tecnica e conversando nella loro camera da letto e nel giardino che lei curava. Anche la scena di noi due seduti dandoci la schiena è iniziata con il ‘dream work’ ed è diventata un elemento molto importante del film. È stato davvero prezioso”.

Cooper e Mulligan hanno anche collaborato come narratori sul palcoscenico per la produzione del Candide della Philadelphia Orchestra, diretto dal consulente musicale di Maestro Yannick Nézet-Séguin. Cooper ha ribadito con semplicità e riconoscenza: Non sarei mai riuscito a fare quello che ho fatto senza Carey Mulligan.

Instaurare quel tipo di legame tramite i rispettivi personaggi ha permesso loro di esplorare la complessità del matrimonio di Bernstein. Di seguito le parole del regista/protagonista sull’importanza di tale componente e su quella altrettanto fondamentale della Musica:

“Era una parte davvero fondamentale per capire come costruire una storia d’amore tra di loro in modo onesto. Volevo che al centro del film ci fossero loro due, così da mostrare la sua verità sul matrimonio senza allontanare i riflettori dalla coppia. Si potrebbe dedicare un film intero solo a esplorare la fluidità sessuale di Lenny, ma sarebbe un film diverso. Io volevo fare un film su loro due, perché penso che questa fosse la base di tutto. Come poteva essere vivere come loro in quel periodo storico? E com’era vivere in una struttura familiare eterosessuale, pur sapendo queste verità l’uno sull’altra? L’altro elemento insostituibile per me era, ovviamente, la musica: i magnifici pezzi composti e diretti da Bernstein che compongono la colonna sonora del film. Prelevati dal loro contesto originale, il film presenta pezzi molto noti e altri più di nicchia. Alcuni, come i passaggi dall’opera A Quiet Place, chiudono il film, mentre altri brani della colonna sonora di Fronte del porto fanno da sfondo e da accompagnamento alla storia. Altri ancora, compresa una rappresentazione della composizione per il balletto Fancy Free e la sua epica Messa o il tour de force in cui Bernstein dirige la sinfonia di Mahler n. 2, ‘Risurrezione, ritraggono il maestro immerso nell’ispirazione creativa”.

Le ricerca accurata delle location perfette secondo Cooper

“Siamo stati a Tanglewood, abbiamo visitato il loro appartamento al Dakota per poi poterlo ricostruire, siamo andati a Central Park, siamo andati nel Connecticut, abbiamo girato scene nella loro casa, nella camera da letto, in cucina e in piscina. Era tutto vero. Doveva esserlo.

Cooper ha infatti così elencato -nelle interviste condotte all’inizio del 2023- tutto d’un fiato i luoghi raggiunti e gli sforzi fatti per non sbagliare nulla. Questa ricerca di autenticità si è estesa alla trasformazione fisica che ha aggiunto un elemento unico al suo ruolo di regista. Rendendo la sua interpretazione di Bernstein più calzante, accurata, credibile e riuscita che mai.

L’incredibile trasformazione fisica di Bradley Cooper

“La situazione per me era completamente diversa, visto che arrivavo sul set sei ore prima rispetto alla troupe perché dovevo sottopormi al trucco. Questo fatto cambiava tutto. Inoltre, a differenza di A Star Is Born, che ho realizzato in quattro anni con una struttura già presente da riscrivere, qui ce ne sono voluti sei. Per la sceneggiatura io e Josh siamo partiti da zero, quindi il tutto è molto più personale e vulnerabile. Era un po’ come presentarsi al lavoro nudi ogni giorno, una cosa molto bella per me come artista. Penso che fosse anche un po’ contagioso perché era quasi come se Leonard Bernstein dirigesse la pellicola in età differenti.

E ‘pellicola’ è stata la parola d’ordine. Così Maestro è stato costruito meticolosamente in varie parti, passando dal bianco e nero al colore e attraverso rapporti d’aspetto differenti per esprimere le varie epoche, dagli anni ’40 fino agli anni ’80. Parola del regista: “Sentivo che questo sarebbe stato l’unico modo per poter raccontare la storia. Sapevo di voler girare su pellicola. E sapevo che per la prima parte volevo usare un formato 35 millimetri in bianco e nero. È stato bello lavorare con la troupe e comunicare l’importanza di un film che sembrasse un ricordo, una rappresentazione di queste epoche.

Da parte sua la famiglia Bernstein è rimasta impressionata dalla metamorfosi di Cooper e Mulligan e dall’amorevole dedizione che tutti hanno messo nel film. A riprova ci sono le dichiarazioni di Nina Bernstein Simmons: “Lo stesso Bradley si è calato a un livello straordinario nel personaggio di nostro padre e nel suo mondo. C’è stata un’attenzione incredibile. In generale ma anche nei dettagli, la sua interpretazione cattura l’essenza di nostro padre”.

Altro concetto fondamentale del film è la grande attenzione riservata a valori molto importanti per la famiglia Bernstein. Questo il pensiero in merito a ciò di Mulligan: “Alla fin fine, per me il film ruota sul concetto fondamentale che Felicia esprime nella parte finale tenendo le mani di Jamie [la primogenita, ndr]. ‘Tutto ciò che ti serve è dimostrare sensibilità per gli altri.’ Gentilezza. Gentilezza. Gentilezza. Erano persone eccezionali con un’esperienza del mondo eccezionale. Ma in realtà quello che avevano era semplicemente amore in tutte le sue diverse sfaccettature all’interno di una famiglia, tra fratelli e sorelle e tra genitori e figli. Ecco la ricchezza di una vita vissuta insieme. Ciò mi commuove e mi rende felice. Spero che il pubblico si sentirà rinvigorito da questo.


“La mia speranza maggiore è che, nonostante sia una leggenda, gli spettatori possano immedesimarsi in Bernstein e nel farlo possono scoprire qualcosa su se stessi. Speriamo che la gente possa rivedere la propria idea di relazione e matrimonio. Vorrei che le persone andassero subito su Spotify ad ascoltare Leonard Bernstein che dirige Gustav Mahler. E poi immergersi in questa colonna sonora.

Il regista Cooper

REGIA: Bradley Cooper

SCENEGGIATURA: Bradley Cooper e Josh Singer

PRODUZIONE: Martin Scorsese, Bradley Cooper, Steven Spielberg, Fred Berner, Amy Durning e Kristie Macosko Krieger

PRODUZIONE ESECUTIVA: Carla Raij, Josh Singer, Bobby Wilhelm, Weston Middleton e Tracey Landon

CAST: Carey Mulligan, Bradley Cooper, Matt Bomer, Maya Hawke, Sarah Silverman, 
Josh Hamilton, Scott Ellis, Gideon Glick, Sam Nivola, Alexa Swinton e Miriam Shor

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Written by Veronica Sgaramella

Nata a Roma nel Luglio 1990, laureata in Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione presso La Sapienza. Coordinatrice, redattrice e inviata di Yepper Magazine, precedentemente redattrice per Vocegiallorossa, poi collaboratrice e speaker @ 1927 On Air - la storia continua, in onda su Centro Suono Sport. Opinionista periodica sportiva a Gold TV. Ora co-conduttrice di Frequenze Giallorosse (ReteneTVision). SocialMente attiva, amo leggere, viaggiare e immortalare attimi.

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