Veronica Sgaramella
Di Antonio Pastore – Sembra sia arrivato quel momento. Il momento di scegliere che tipo di tifoso essere. Abbiamo passato anni ed anni ad innamorarci dei giocatori. A volte per l’attaccamento alla maglia. A volte per un gesto tecnico o per un gol importante. A volte per l’emozione che ci hanno regalato. Ma è arrivato il momento di decidere cosa diventare. Per un tifoso come me è complicato ammettere determinate cose ma dopo le prime due giornate di campionato ritengo sia giusto farlo.
Quello che ho visto qualche giorno fa mi ha fatto pensare tanto. Ho visto persone piangere, gioire, festeggiare per la permanenza della “Joya”. Ho visto striscioni in cui si intimava alla società di non cedere Dybala. Per chi è tifoso, come voi e come me, sembra esserci sempre la sensazione che, prima o poi tutto quello che ci aspettiamo arrivi. Dopotutto il desiderio della tifoseria è squadra più forte dell’anno scorso. Nulla di più. Poi avremmo sperato e forse non ci saremmo riusciti ma ci sarebbe bastato.
Ma una cosa la voglio dire: è il momento di scegliere se tifare gli uomini che vestono la maglia o la maglia stessa e la Roma. Solo così si può passare dal “Che sarà sarà” al “Proviamoci”. “Possiamo farcela!”. Spesso siamo stati più felici per un controllo di palla sublime in una partita persa che per una vittoria striminzita causata da un gollonzo. La prima ci ha portato gioia e zero punti. La seconda dubbi e tre punti. Sarà banale ma solo una cosa porta a raggiungere l’obiettivo: la vittoria.
E se un domani, per raggiungere la vittoria e provare a vedere una squadra forte ci dovesse essere bisogno di cedere il giocatore talentuoso che controlla la palla come un marziano, allora andrà fatto. L’Inter del triplete dopotutto è nata con la cessione di uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi, Zlatan Ibrahimovic. L’anno dopo qualcuno si disperava per la perdita dello svedese? Beh, non credo proprio.
Tutte le squadre si sono ricostruite e riplasmate con la cessione delle loro punte di diamante e non capisco perché a Roma spesso si insorga più per la perdita di giocatori estrosi e non per le sconfitte e le prestazioni non all’altezza. Dunque, anche se un po’ va contro i dettami del tifoso giallorosso, credo sia il momento di provare ad evolversi e fare uno step ulteriore verso la crescita della Roma. Certo questo non basta. Abbiamo bisogno che sia chiaro il fatto che se si vende un talento, anche il più forte tra tutti, lo si fa per migliorare la squadra. Tutto ciò non è accaduto, non sta accadendo e c’è il rischio concreto che non accadrà. E questo porta ad un presagio per la stagione che è appena cominciata ma sembra già essersi complicata, sebbene c’è davvero molto tempo prima di sbilanciarsi in valutazioni effettive.
Urge un cambio di uomini, specialmente a centrocampo, perché il talento di fa vincere una partita ma il centrocampo ti fa vincere i campionati. Questo è stato così sempre. Ho amato più di me stesso giocatori come Totti, De Rossi, Dybala. Ma ho amato anche calciatori come Damiano Tommasi, senza i quali non ricorderemmo con tanta gioia quel 17 giugno 2001 perché probabilmente avrebbe avuto poco peso o sarebbe stata una partita come un’altra.
Dunque sarebbe bene capire cosa vogliamo diventare come tifosi. Perché tifare Roma è un vanto sempre. Ma vincere a Roma o quantomeno competere sta diventando sempre di più un’utopia. Non voglio vedere una squadra che vince a tutti i costi ma una squadra che compete a tutti i costi. Le partite si possono vincere o perdere ma quello che non deve mai mancare è uscire dallo stadio a testa alta. E la testa nell’ultimo periodo è più complicato alzarla anche se il mio cuore batte e batterà sempre per i due colori più belli che si possano mai vedere: il giallo ed il rosso.
DI ANTONIO PASTORE
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