Può capitare in un percorso così duro, specialmente quando dopo la prima parte di campionato decisamente complicato sei costretto a vincerle tutte per recuperare il più possibile sul finale, un incidente di percorso e la partita di lunedì va inquadrata in questo senso. Peraltro contro una squadra forte, ben gestita dal suo allenatore e che, avendo lavorato nello stesso modo non da pochi mesi, gioca quasi a memoria sapendo sempre cosa fare sia in fase di possesso che senza palla.
Altro da dire? Assolutamente sì! Perché la sensazione è quella che determinati arbitraggi siano studiati non per distruggere la squadra nell’arco dei novanta minuti, ma per rendere difficoltoso se non ai limiti dell’impossibilità un periodo di gare prossime della Roma.
Questo perché la gestione dei cartellini gialli è una pratica che molto spesso viene sottovalutata ma che è diventata un’arma silenziosa in grado di rendere il futuro ripido e tortuoso.
Ed è quello che abbiamo visto fare nella sconfitta della Roma col Bologna. Il signor Maresca da Napoli ha subito fatto capire l’andazzo della partita sventolando gialli che parevano casuali, ma erano mirati, eccome se lo erano.
A partire da Paredes fino ad arrivare a Llorente, colpevole di aver chiesto una sacrosanta ammonizione per Freuler arrivata in evidentissimo ritardo.
Proprio due dei giocatori diffidati e che saranno costretti a saltare la trasferta di Napoli, rendendo le rotazioni più difficili. Così, in modo celato, si indirizzano le sorti di un campionato per una squadra che da anni sta tenendo alta la reputazione in Europa di un sistema calcio italiano che quasi non lo meriterebbe.
Ed in questo sistema rientra un arbitro che viene designato prima della partita contro la squadra della sua città del cuore: “Amo troppo Napoli, sono nato e spero di morire qui”. Queste le sue parole pronunciate in occasione del Centenario dell’AIA a inizio novembre 2023.
Un arbitro, dunque, innamorato della città partenopea, designato prima della partita contro la squadra della sua città.
Strano? Per niente! Un’intenzionalità mascherata da casualità che non solo quest’anno condiziona la Roma, rendendole il cammino più difficoltoso rispetto a quello che realmente dovrebbe essere. Perché le sanzioni disciplinari determinano i comportamenti dei calciatori.
E Maresca non è nuovo a una gestione dei cartellini che definire a senso unico sarebbe un esercizio di prudenza: era il 2020 e la Roma di Fonseca, che stava provando ad emergere in un anno complicato, affrontava il Sassuolo di De Zerbi; se andiamo a leggere a distanza di anni non vediamo nulla di strano in quella partita. Ma quel match condizionò quella parte di stagione della squadra.
Un’espulsione per doppia ammonizione di Pedro e una serie di episodi tutti a favore del Sassuolo permisero ai neroverdi di strappare un pareggio nella Capitale, portando rabbia e scoramento nei giocatori e nell’allenatore che, pur non essendo solito protestare, in quel caso specifico perse le staffe.
Dunque, passano gli anni ma non gli arbitri. Quelli purtroppo non cambiano mai.
Che vengano da Napoli, Bologna o Schio il piano, pur essendo subdolo, è molto chiaro. Ma molti non vogliono vederlo.
Noi lo vediamo! E vincere contro i soprusi e contro il sistema sarebbe ancora più bello. Dunque compatti verso un unico obiettivo perché se vinciamo noi vince la Roma, contro tutto e tutti. Come sempre. È questo il nostro più grande vanto.
DI ANTONIO PASTORE
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