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Se la tv ci insegna… Ovvero il "metodo americano"

Qualche anno fa un simpatico autore americano ci stupiva e ci faceva invidiare i vip americani entrando nelle loro case. Nasceva su MTV la serie CRIBS, e ci faceva sentire degli straccioni a colpi di reggie principesche con giardini capaci di far impallidire una pineta cittadina e parchi macchine che sembravano presi in prestito da un noleggiatore di auto per matrimoni. Mai vista una Matiz in quei garage. Anzi in un garage una Smart c’era, ma il proprietario spiegò che la usava come posacenere delle sue 12 Hummer. Proprio come faceva il Marco Ranzani di Cantù…
È evidente che quelle erano delle vere e proprie esagerazioni. Di cui potevamo anche non andare fieri visto che comunque si trattava di “gabbie dorate” talvolta di dubbio gusto e alla portata di finti nababbi che, destinati infine al declino, venderanno tutto per una manciata di monete. E noi, poveri fessi, ce le potevamo solo sognare quelle reggie da spreconi.
Ma, sempre con l’avvento dei canali tematici, i vari autori dei canali televisivi hanno deciso che a sognare ad occhi aperti sarebbero stati più che “i soliti ignoti” costretti a friggere per invidia del Rapper di turno. Ovviamente in scala ridotta. Così su Cielo e fratelli, è nata la lotta alla ristrutturazione. Una vera e propria sfida immobiliare all’ultimo metro quadro; e così tra le occasioni immobiliari e i metodi improbabili della mediatrice Paola Marella, la casa nascosta dietro al bus di Alessia Marcuzzi e cugini americani e le frettolose ristrutturazioni dei fratelli in affari Drew e Jonathan, non trova pace nemmeno il già abbondantemente inflazionato mercato immobiliare. Con conseguenze disastrose per gli speranzosi proprietari o futuri tali, che credono nella trasformazione di veri e propri tuguri in case da fare invidia a Barbie e Ken. A tutti i costi… o forse no? Ma esaminiamo dove sarebbe, più o meno, l’errore.
I nostri simpatici fratellini, coloro che più di tutti di questi tempi entrano nelle nostre case e ci spiegano come rendere più appetibile un alloggio in vendita, oltre che aiutare a far pensare quadrimensionalmente (i fan di ritorno al futuro mi capiranno certamente, ndr) i compravenditori, forse hanno un grande successo che poco risente di crisi o colpi al mercato, ma niente ha a che vedere con quello che realmente affronta un utente di agenzia medio italiano.
Partiamo dal presupposto della classica casa della nonna in vendita: si prevede che per essere interessante debba essere trasformata. Via la cucina in formica, sistemiamo le mattonelline rosa del bagno, mandiamo a quel paese l’orrendo pavimento di monocottura marrone, o alla peggio Palladiana di puro stampo anni 60-70. Un lavoro del genere verrebbe a costare all’incirca 30-40 mila euro da solo. Vista e considerata l’attuale flessione del mercato, una tale cifra deprezzerebbe l’immobile, a conti fatti, del 15-20%. E se l’immobile da acquistare a seguito della vendita dell’eredità parentale non fosse perfetto come nei nostri sogni? Giù borda che si ricomincia, detto alla toscana. Tempi lunghi, polvere e spese. Tante da dire quasi “era meglio se si stava peggio”, tra i pavimenti del paleolitico e la rubinetteria vintage (o a combinazione, come la chiamavo io) del bagno.
In Australia, in Canada, In America, ormai le case sono costruite in legno, schiuma espansa e cartongesso (fatichi quasi a capire come facciano quadri, mensole e soprattutto MAXISCHERMI a restare lì appesi.  Forse la magia esiste davvero…) e fare una ristrutturazione media, creare delle modifiche o rivoluzionare una “casetta” è questione di attimi. La spesa media per questi lavori, per grossi e gravosi che possano essere, compreso l’arredo di buona parte dell’abitazione, sfiora appena i 75mila dollari canadesi – al cambio poco meno di 52mila euro: spiccioli se pensiamo che da noi, solo per rifare gli impianti di bagno e cucina a volte non bastano 10mila euro e l’arredio di una cucina media sfiorerebbe i 12mila euro circa. Per non parlare dello smaltimento dei materiali di risulta ed eventuali e varie di cui tenere conto.

Certo, sognare ad occhi aperti il nido d’amore fa sempre bene, ma non credo possa esserci alcun modo di far attecchire il “metodo americano” nel Bel Paese. E nell’Italia paese di sognatori, bisogna fare i conti con la dura realtà. Mi scuso con i lettori se sono stato o quanto meno sembrato troppo duro, ma la televisione lasciamola fare ai comici di Zelig o agli showman in generale. Una casa è per tutta la vita. O quanto meno si spera. Altrimenti il mestiere, lasciatelo fare all’agente immobiliare, non allo showman. Saprà suggerirvi come deve, fornirvi certezze e aiutarvi a trovare la soluzione migliore per voi, ma tassativamente con professionalità e rispetto.

Buona casa a tutti allora!

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