Si è conclusa ieri dopo 25 anni la carriera da calciatore di Francesco Totti, iniziata ufficialmente nella stagione 1992-1993. Al termine del match al cardiopalma tra Roma e Genoa, finito in favore dei giallorossi per 3-2, il Capitano del club capitolino è stato omaggiato da circa 65mila spettatori, commossi tanto quanto lui. Ieri non si è difatti conclusa la sua carriera, bensì una storia d’amore lunga un quarto di secolo.
L’epilogo delle nozze d’argento tra Totti e la Roma è stato a dir poco toccante, complice anche una meravigliosa lettera scritta dal Capitano in persona e indirizzata a tutti i suoi sostenitori. Tra la gioia comune, dovuta anche alla sofferta vittoria (specie considerando il successo del Napoli sulla Samp) che ha permesso alla squadra giallorossa di blindare il secondo posto, conquistando così la qualificazione diretta in Champions League, si è svolta una sorta di festa incredibile.
Tuttavia, il cosiddetto Totti-day si è rapidamente trasformato in un momento surreale: lo Stadio Olimpico gremito di tifosi, si è unito come a diventare una sola persona che trattenuto il fiato, ha pianto, ha riso e soprattutto, ha applaudito. L’emozione indescrivibile ha messo duramente alla prova tutti, fotografi, operatori tv, giornalisti e membri dello staff tecnico inclusi. Del resto, Francesco Totti ha scritto una delle pagine più lunghe e più belle del calcio italiano, non solo di quello romano e romanista.
Lo storico numero 10 giallorosso, dopo aver effettuato un intenso giro di campo, concluso anche grazie al sostengo della moglie Ilary e dei figli Cristian, Chanel ed Isabel, pronti a rincuorarlo con abbracci e incitamenti affettuosi, ha ricevuto un dono speciale da parte dei suoi compagni di squadra. A consegnare un fantastico vassoio d’argento con le firme dei giocatori serigrafate è stato Daniele De Rossi, a questo punto l’attuale Capitano della Roma nonché grande amico di Francesco Totti stesso.
Dopo averli ringraziati uno ad uno, Totti si è fatto consegnare una lettera che aveva precedentemente scritto per i suoi tifosi e con qualche ovvia difficoltà dovuta al magone e alla grandissima emozione, è riuscito a portare a termine la relativa lettura. Ecco le stupende parole d’addio del Capitano giallorosso:
“Grazie Roma, grazie a mamma e papà, grazie a mio fratello, ai miei parenti, ai miei amici. Grazie a mia moglie e ai miei tre figli. Ho voluto iniziare dalla fine, dai saluti, perché non so se riuscirò a leggere queste poche righe. È impossibile raccontare ventotto anni di storia in poche frasi.
Maledetto tempo. È lo stesso tempo che quel 17 giugno 2001 avremmo voluto passasse in fretta: non vedevamo l’ora di sentire l’arbitro fischiare tre volte. Mi viene ancora la pelle d’oca a ripensarci. Oggi questo tempo è venuto a bussare sulla mia spalla dicendomi: “Dobbiamo crescere, da domani sarai grande, levati i pantaloncini e gli scarpini, perché tu da oggi sei un uomo e non potrai più sentire l’odore dell’erba così da vicino, il sole in faccia mentre corri verso la porta avversaria, l’adrenalina che ti consuma e la soddisfazione di esultare”.
Mi sono chiesto in questi mesi perché mi stiano svegliando da questo sogno. Avete presente quando siete bambini e state sognando qualcosa di bello…E vostra madre vi sveglia per andare a scuola mentre voi volete continuare a dormire…E provate a riprendere il filo di quella storia ma non ci si riesce mai… Stavolta non era un sogno ma la realtà.
E adesso non posso più riprenderlo, il filo. Io voglio dedicare questa lettera a tutti voi, ai bambini che hanno tifato per me, a quelli di ieri che ormai sono cresciuti e forse sono diventati padri e a quelli di oggi che magari gridano “Tottigol”. Mi piace pensare che la mia carriera diventi per voi una favola da raccontare. Ora è finita veramente. Mi levo la maglia per l’ultima volta. La piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai.
Scusatemi se in questo periodo non ho rilasciato interviste e chiarito i miei pensieri, ma spegnere la luce non è facile. Adesso ho paura. E non è la stessa che si prova di fronte alla porta quando devi segnare un calcio di rigore. Questa volta non posso vedere attraverso i buchi della rete cosa ci sarà “dopo”. Concedetemi un po’ di paura. Questa volta sono io che ho bisogno di voi e del vostro calore, quello che mi avete sempre dimostrato. Con il vostro affetto riuscirò a voltare pagina e a buttarmi in una nuova avventura.
Ora è il momento di ringraziare tutti i compagni di squadra, i tecnici, i dirigenti, i presidenti, tutte le persone che hanno lavorato accanto a me in questi anni. I tifosi e la Curva Sud, un riferimento per noi romani e romanisti. Nascere romani e romanisti è un privilegio, fare il capitano di questa squadra è stato un onore. Siete e sarete sempre la mia vita: smetterò di emozionarvi con i piedi ma il mio cuore sarà sempre lì con voi. Ora scendo le scale, entro nello spogliatoio che mi ha accolto che ero un bambino e che lascio adesso, che sono un uomo.
Sono orgoglioso e felice di avervi dato ventotto anni di amore, vi amo!“
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