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7 sconosciuti a El Royale alla Festa del Cinema di Roma, Goddard: “Un’unica location in contrapposizione alla doppiezza dei personaggi”

Una location e 7 protagonisti, ma nessuno di loro è ciò che appare

7 sconosciuti a El Royale

Ad aprire la tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma è stato “7 sconosciuti a El Royale” (Bad Times at the El Royale), l’opera seconda di Drew Goddard, autore della sceneggiatura di Cloverfield e The Martian, che gli è valsa una candidatura all’Oscar®, creatore della serie Netflix Daredevil e regista di Quella casa nel bosco.

Come si evince dal titolo, i protagonisti di questo noir a metà tra thriller e commedia, condito da lampi di genialità e colpi -di violenza e- di scena, sono sette. In realtà, considerando l’affascinante quanto misteriosa location, ovvero l’El Royale, sito sul lato Tahoe, sono otto. A far da padrone è invero questo fatiscente -un tempo glorioso- hotel sito al confine tra California e Nevada. Proprio lì avverrà l’incontro tra sette estranei, tutti estremamente diversi l’uno dall’altro. Ad accomunarli è tuttavia un fattore univoco: nessuno di loro è ciò che sembra.

Alle spalle di ognuno c’è un passato complicato e uno o più segreti da custodire. Loro malgrado, però, il susseguirsi di eventi porterà alla rivelazione dei suddetti arcani. La notte del loro incontro sarà un momento decisivo e un punto di non ritorno. Nel bene o nel male (altra dicotomia fondamentale a livello narrativo). A presentare il film alla Festa del Cinema di Roma sono stati Goddard e Cailee Spaeny.

7 sconosciuti a El Royale

7 sconosciuti a El Royale il pensiero del regista e di una delle protagoniste

Questo l’intervento di Drew Goddard per raccontare al meglio 7 sconosciuti a El Royale: “Amo il fatto che attraverso il cinema ci sia la possibilità di creare dei mondi e la location, in questo film, consente di farlo pur trattandosi sempre dello stesso luogo. Altro elemento importante è la doppiezza dei personaggi: nessuno è ciò che sembra. Per me ogni film comincia con l’amore, è fondamentale amare i personaggi e, 7 sconosciuti a El Royale, parla di empatia. Inoltre amo i film dove non c’è un solo protagonista e/o non sai chi sia esattamente. Questo aspetto funziona quando hai un buon cast a disposizione come quello che ho avuto”.

“La scelta del ruolo affidato a Chris Hemsworth nasce dal fatto che oltre ad avere tanto talento ha dentro di sé anche angoli oscuri, volevo risaltarli e al contempo vedere la reazione del pubblico in merito. La figura del santone che approfitta delle persone più deboli, al fine di creare delle sette e dei seguaci disposti a fare di tutto per lui, come quella di Charles Manson, è ricorrente perché attualmente c’è molta mascolinità tossica. Non è dunque un caso il fatto che oggi riemerga la sua figura: rappresenta la mascolinità odierna”.

7 sconosciuti a El Royale

Se il tema coincide volontariamente con l’attualità e il contesto inerente al movimento Me Too? Ho iniziato a scrivere questo film cinque anni fa quindi l’ho scritto prima di tali sviluppi. Non siamo però davanti a nuove tematiche e mi incoraggia il fatto che ora vengano messe in luce. Questi mali, come razzismo e sessimo, sono presenti. Viviamo in tempi oscuri come ce ne sono sempre stati. Dopotutto, però, in ogni cosa oscura c’è al suo interno della luce. Lo stesso discorso vale per il film: si chiude con un messaggio di speranza e redenzione. Girarlo tutto nello stesso luogo è stato difficile e non mi rendevo conto di quanto lo sarebbe stato. Ogni cambiamento è un problema anche quando riguarda un oggetto posizionato in un certo posto e in un certo modo. Questa continuità ha però dato grande valore al cast.

7 sconosciuti a El Royale, conferenza stampa
Drew Goddard e Cailee Spaeny, presentazione 7 sconosciuti a El Royale, 13ma edizione Festa del Cinema di Roma

A cosa è dovuta la scelta della pellicola? Potrei dire da un punto di vista intellettuale, dato che volevo omaggiare gli anni ’60 e volevo che il film li rappresentasse. Principalmente, però, l’ho fatto per la memoria emotiva. Usare la pellicola vuol dire gli attori che appaiono in maniera diversa e diversi sono anche i colori, i quali diventano imprevedibili. In digitale a mio avviso questi aspetti non possono essere resi allo stesso livello. Volevo avere ampi fotogrammi dei personaggi e il formato anamorfico è frutto anche dell’ispirazione maturata vedendo i film di Sergio Leone.

Se in questa fase cinematografica, nella quale sono richiesti maggiormente prequel e sequel è difficile sviluppare un film da un soggetto originale? Sì, lo è. Tuttavia io penso che se sento la voglia di vedere film originali anche altri avranno lo stesso desiderio, quindi, non mi preoccupo di ciò che va di moda. 7 sconosciuti a El Royale omaggio a Tarantino e se ho immaginato di scriverlo per lui nella fase della stesura della sceneggiatura? No, lo scrivevo per me, però, è impossibile sfuggire alla sua influenza o a quella dei fratelli Coen. Non a caso, prima di iniziare le riprese, ho riunito il cast e ho voluto che vedessero insieme a me Barton Fink. Tutti loro sono rivoluzionari, coraggiosi e non hanno mai paura di provare cose diverse“.

Se è necessario avere già in mente gli attori mentre ci si occupa della sceneggiatura? Io scindo il mio essere regista e sceneggiatore. In base al ruolo mi vesto e parlo perfino in maniera diversa. Una fase è più emozionale, l’altra più razionale. Quando scrivo cerco di non pensare né al cast né al budget e una volta scritta la parole fine, penso al resto. Licenzio lo sceneggiatore e inizia una fase diversamente divertente. Il cast mi ha sorpreso ogni giorno e lo ha fatto ulteriormente in sala di montaggio: lì scopri e vivi le emozioni degli interpreti ammirando nuove sfumature”.

7 sconosciuti a El Royale, conferenza stampa

Di seguito le parole di Cailee Spaeny: “Nel caso del personaggio di Rosie penso che la cosa più bella sia stata chiarire tutto fin da subito. È stato difficile cercare di entrare dentro la testa di qualcuno come lei e per farlo non mi sono ispirata a qualcuno in particolar modo. Ho cercato di fare un mix di più elementi, esternando anche quella sorta di amore singolare che diventa ossessione. Per quanto riguarda la location e il fatto di aver girato tutto nello stesso luogo non è stato un problema. Non ce ne sono stati di alcun tipo a livello di riprese e set. Girare quasi tutto in tempo reale è stato bellissimo e ci tenevamo davvero tutti tantissimo. Il film è molto focalizzato sulle persone e sul lato umano. Proprio per tale ragioni ci siamo appassionati tutti fin da subito a questo progetto”.

7 sconosciuti a El Royale7 sconosciuti a El Royale

7 sconosciuti a El Royale, cast e trailer

Il regista Drew Goddard per la realizzazione di 7 sconosciuti a El Royale ha riunito Jeff Bridges, Jon Hamm, Dakota Johnson e Chris Hemsworth, affiancandoli ai sorprendenti e intesi Cynthia ErivoCailee Spaeny e Lewis Pullman. (Senza contare il cameo di Xavier Dolan e Nick Offerman). I loro personaggi, in un crescendo di eventi, si incontreranno e scontreranno all’interno di un hotel bizzarro e ambiguo, un tempo meta ricercata da grandi attori, cantanti e noti politici.

Siamo nel gennaio del 1969, a cavallo dunque tra gli anni ’60 e gli anni ’70 e, soprattutto, letteralmente a cavallo tra la California e il Nevada. Proprio lì tutto avrà un inizio, uno sviluppo e un finale avvincente. Nell’arco di 12 ore.7 sconosciuti a El Royale uscirà nelle sale cinematografiche il 25 ottobre, distribuito da Fox, garantendo 141 minuti di puro intrattenimento.

 

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Written by Veronica Sgaramella

Nata a Roma nel Luglio 1990, laureata in Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione presso La Sapienza. Coordinatrice, redattrice e inviata di Yepper Magazine, precedentemente redattrice per Vocegiallorossa, poi collaboratrice e speaker @ 1927 On Air - la storia continua, in onda su Centro Suono Sport. Opinionista periodica sportiva a Gold TV. Ora co-conduttrice di Frequenze Giallorosse (ReteneTVision). SocialMente attiva, amo leggere, viaggiare e immortalare attimi.

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