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Aeronautica Militare, Generale di Brigata Aerea Paolo Tarantino, comandante Accademia Pozzuoli: “Nella Scuola di Volo di Latina identificati gli allievi con un potenziale per diventare piloti militari”

Pozzuoli (Napoli). Una lunga carriera da pilota per il Generale di Brigata Aerea Paolo Tarantino, dal 18 settembre 2019 al comando dell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli (Napoli).

Il Generale di Brigata Aerea, Paolo Tarantino

Il Generale Tarantino è stato, tra l’altro, Comandante del 313° Gruppo Addestramento Acrobatico – Frecce Tricolori.

I piloti delle Frecce tricolori sulla linea di volo

Nella Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN) ha ricoperto le posizioni di 3° gregario sinistro (PONY 7), 1° gregario sinistro (PONY) 2, capo formazione (PONY 1) e comandante (PONY 0).

Ha avuto altresì numerose esperienze professionali in Italia e all’estero, come nel 2010 quando diviene capo dell’Ufficio di Progetto per l’addestramento della Pattuglia Acrobatica degli Emirati Arabi Uniti. Ivi, nella Base Aerea di Al Minhad nell’Emirato di Dubai, addestra, fino al raggiungimento della “final operational capability”, il team Al Fursan (i Cavalieri).

Prima di approdare all’Accademia di Pozzuoli è stato capo di Stato Maggiore del CSAM della 3^ Regione Aerea.

Ha al suo attivo 3909 ore di volo ed è abilitato sui velivoli SF260, G91T, TF104/G, F104/ASA, MB339/A, MB339/CD, e T346A.

Report Difesa lo ha intervistato.

Generale, la formazione di un futuro pilota dell’Aeronautica Militare inizia dai banchi dell’Accademia. Con quali materie?
Il percorso formativo dei naviganti, qui in Accademia, si è evoluto negli anni. Attualmente siamo tornati ad un percorso che predilige le materie scientifiche.

Allievi dell’Accademia di Pozzuoli a lezione

Si tratta di una laurea magistrale incardinata nel Dipartimento di Ingegneria dell’Università “Federico II” di Napoli – GESAD (Gestione Sistemi Aerospaziali per la Difesa).

Le materie di studio sono quelle classiche di un laurea in ingegneria come analisi, fisica, informatica, aerodinamica, propulsione.

A queste materie di carattere universitario si aggiungono altre con caratteristiche professionali e militari.

Dalla teoria alla pratica. Il primo step è la Scuola di Volo di Latina. Da qui inizia una prima selezione del personale?
La Scuola di Volo di Latina ha un compito delicatissimo. Lì vengono, infatti, identificati i giovani allievi che hanno il potenziale per diventare piloti militari.

Da quando vengono incorporati a quando i giovani diventano piloti militari passano sei anni.

Il compito del 70° Stormo di Latina, in una fase selettiva che avviene due settimane dopo l’incorporamento dei ragazzi in Accademia è quello di verificare che la crescita degli allievi sia aderente alla ripida curva di apprendimento prevista.

Piloti dell’Aeronautica Militare

Cosa accade a chi non supera i corsi di Latina?
Viene dimesso.

Può rifare il concorso?
Si, ma concorrendo per altri ruoli/corpi tenuto conto dei limiti di età previsti dal bando di concorso.

I vostri istruttori si accorgono, diciamo presto, che un allievo potrà diventare un bravo pilota?
Sì, è evidente.

Da cosa?
Dall’approccio che pone in essere e dalla velocità con la quale l’allievo riesce ad immagazzinare il suggerimento, il consiglio, l’ordine che ha ricevuto dall’istruttore. E con la velocità con la quale modifica il suo comportamento in volo.
La preparazione, la volontà di riuscire fanno parte di un quadro che ci fa capire, abbastanza precisamente, chi ha le potenzialità per riuscire in questo lavoro.

Dal punto di vista formativo, esiste una sorta di “Dottrina NATO” per la formazione dei piloti?
No. Diciamo che ci sono una serie di dottrine, alcune vengono studiate anche qui a Pozzuoli. Una, ad esempio, è sul potere aerospaziale ma fa parte del bagaglio professionale che i frequentatori acquisiscono in Accademia.

Sulla formazione intesa come attività di volo siamo in una fase ben lontana su come si formano i piloti. Ci sono elementi che intervengono come le capacità delle industrie nazionali, le alleanze, la geopolitica.

Il nostro Paese ha un’industria che è un eccellenza con i suoi velivoli di addestramento e quindi non può non fare scelte basandosi su queste eccellenze.

Altre nazioni sono nella stessa condizione, magari hanno aerei più obsoleti o non raggiungono i livelli dei nostri è difficile che si sgangino dalla propria industria per abbracciare un’altra di un altro Paese.

Altre ancora mandano i propri allievi ad addestrarsi all’estero o acquisiscono piattaforme da altri Stati.

La Polonia, ad esempio, è passata dal Sukhoi e dal Mig 29 all’F16 e come velivolo di addestramento dal TS11 Iskra al M346. Un salto quantico.

La scelta di pilotare un elicottero piuttosto che un caccia o un aereo da trasporto a cosa è dovuta? E’ una scelta dell’allievo? O della Forza Armata?
E’ una combinazione delle due. Agli allievi viene sempre chiesto quali sono i loro desideri. La Forza Armata è ben conscia del valore aggiunto che si ricava nell’impiegare qualcuno nel ruolo che desidera.

Ci sono poi ragioni organizzative che spesso non rendono possibile questo. Da anni l’Aeronautica impiega il 100% dei suoi piloti “fit for fighter” in reparti con assetti aerotattici e talvolta ci sono difficoltà ad alimentarli adeguatamente.

Occorrerebbe aumentare i posti?
Con i corsi di complemento uniti a quelli normali, dal punto di vista numerico riusciamo a superare il gap.

Per diventare un pilota, Generale, la Forza Armata allora cosa chiede all’allievo?
Se l’allievo ha superato tutte le selezioni ha il 100% di possibilità per fare questo lavoro.

Deve frequentare 5 anni di Accademia che si superano di slancio solo se si ha una forte passione che deve nascere dal profondo in ognuno.

Si superano di slancio anche se si ha dedizione, impegno, trasparenza, capacità di lavorare in gruppo, onestà. Caratteristiche proprie di ogni militare.

In questo modo l’Accademia diventa incubatrice di talenti che vengono rilasciati alla Forza Armata.

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Written by Report Difesa

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