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Chi aiuterà gli inquilini gabbati da una legge incostituzionale dello Stato?

Con la sentenza n. 50 del 10 marzo 2014, la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale l’articolo 3, commi 8 e 9, del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23.

Il riferimento normativo sarà sconosciuto ai più: si tratta della disposizione che riguarda la cedolare secca sui contratti di locazione, in particolare quei due commi che stabilivano, nel caso in cui il contratto “in nero” non veniva registrato entro una certa data, dei vantaggi per l’inquilino che procedeva alla registrazione.

Questi vantaggi consistevano nel fissare la durata della locazione in quattro anni più quattro, a decorrere dalla data di registrazione, volontaria o d’ufficio, e nel ridurre il canone annuo in misura pari al triplo della rendita catastale.

Per far capire quale fosse il vantaggio derivante all’inquilino da queste disposizioni, basterà riprendere alcuni casi riportati su vari quotidiani del 2011:

  • nel quartiere San Lorenzo a Roma, un inquilino, persona single, che pagava in nero 800 euro al mese per il suo appartamento, dopo aver provveduto a registrare il contratto è passato a pagare 80 euro;
  • una famiglia di Moncalieri (TO), formata da una coppia giovane con una bimba piccola, pagava in nero 380 euro al mese per un piccolo appartamento e sono passati a pagare 100 euro al mese;
  • Enrico condivideva con altri due ragazzi da tre anni un appartamento con un contratto in nero nel quartiere romano di Torpignattara. Dopo la registrazione ha visto abbattere il suo canone da 1100 euro a 300 euro al mese.

Si tratta solo di pochi esempi che rendono l’idea del vantaggio che aveva l’inquilino a denunciare il contratto in nero e a procedere alla registrazione. Dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo, le associazioni degli inquilini avevano lanciato una campagna per l’emersione dei contratti sollecitando gli inquilini con i grandi vantaggi economici che si potevano ottenere. Avevano dichiarato che i contratti di locazione irregolari, secondo le stime, erano oltre 500mila e che ben il 90% dei contratti degli studenti fuorisede a Roma, circa 70 mila, poteva considerarsi stipulato in nero.

Ora la Corte costituzionale ha dichiarato che quelle disposizioni che facevano ottenere questi vantaggi sono incostituzionali. Secondo la Corte, il legislatore delegato, ovvero il Governo, è andato molto oltre l’oggetto della delega ricevuta dal Parlamento. Sentenza corretta, ma – per la verità- vi erano anche altri possibili aspetti di incostituzionalità delle disposizioni, che qui non serve ricordare, ma che avevo più volte segnalato sia in Parlamento che a persone che si erano rivolte a me per sapere come attivare il meccanismo della cedolare secca per contratti in nero. Avevo anche scritto ad alcune associazioni di inquilini chiedendo se erano sicuri di portare avanti una campagna per l’emersione sulla base di disposizioni di dubbia costituzionalità.

Di fronte a persone che pagavano 1500 euro di canone mensile di locazione e che potevano vederselo ridurre a 400 euro, era difficile ottenere ragiona, spiegando che correvano un brutto rischio perché le norme erano potenzialmente incostituzionali. Credo che di me pensassero che fossi un avvocato un po’ imbroglione, anche perché le associazioni alle quali si rivolgevano li rassicuravano che stavo sbagliando. Solo in un caso sono riuscito a convincere un amico il cui affitto era di 500 euro mensili (e che poteva arrivare a pagarne 200 con il meccanismo della cedolare secca), a contrattare con il proprietario un nuovo contratto, questa volta registrato regolarmente, ottenendo una riduzione del canone a circa 430 euro al mese. Non una riduzione come quella che poteva dare il meccanismo di registrazione previsto dalla cedolare secca, ma comunque un risparmio ottenuto sfruttando come elemento di pressione il fatto di poter fare ricorso al predetto meccanismo.

A questo punto, dovrebbe essere chiaro il grave problema che si è venuto a creare. In Italia ci sono potenzialmente 500 mila inquilini, ovvero tra uno e due milioni di persone (a larghe spanne), che dal 2011 ad oggi potrebbero aver registrato il contratto di locazione in nero, così imponendo ai proprietari di subire la drastica riduzione del canone. Oggi tutte queste persone potrebbero essere costrette a restituire ai proprietari, con gli interessi, la parte di canone che hanno risparmiato. Per riprendere un esempio fatto sopra: i ragazzi di Torpignattara che da agosto 2011 pagano 300 euro, anziché 1100 euro mensili, ora dovrebbero corrispondere al proprietario circa 25 mila euro, interessi inclusi.

Un problema sociale ingente e un colpo duro per molte famiglie, anziani e studenti, in un momento di crisi economica senza precedenti.

Chi si farà carico di queste situazioni? Il danno lo ha provocato il Governo e mi chiedo se sia possibile immaginare un’azione giudiziaria per responsabilità contro di esso. Anche il Parlamento ha le sue responsabilità e in questo momento deve farsene carico. Il primo passo urgente e indifferibile deve essere quello di censire il numero dei contratti di locazioni che sono colpiti dalla sentenza della Corte costituzionale, per conoscere l’estensione e l’entità del danno che potrebbe mettere sul lastrico così tante persone.

Antonio ROTELLI

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Written by Yepper

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