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Al Baghdadi nel Paese Nord Africano? Al Mismari svela i piani per far arrivare i terroristi dalla Siria e dalla Turchia un carico di 40 blindati a Tripoli

Di Giusy Criscuolo

Il momento in cui viene mostrato il nuovo “opuscolo” dell’organizzazione con scritto Wailayat Turchia.

Tripoli: A poche settimane dall’ultimo video del leader di Da’ash, Abu Bakr Al Baghdadi, sembra che LNA del Feldmaresciallo Belqasim Khalifa Haftar, ha iniziato una più cruenta lotta contro i terroristi e la fratellanza musulmana, che incitati dalle parole di Al Baghdadi – “continuate questa guerra di logoramento” – e appoggiati economicamente e bellicamente da Turchia e Qatar, hanno trovato una rinnovata forza per combattere.

Questa rianimata violenza, da parte dei militanti dell’organizzazione, sembra attribuibile al fatto che Al-Baghdadi possa iniziare un “Califfato di passaggio” in Libia, dove recuperare munizionamento e forza lavoro per poi concentrarsi su alcuni nuovi obiettivi, come Sudan, Somalia, Nigeria, Mali ed altre regioni nord africane.

Tripoli: foto di un attacco ad una zona periferica di Tripoli durante la notte, fatta dalle milizie che appoggiano Al Wefaq

A sostenere questa teoria, non solo l’articolo pubblicato dal Daily Express, che citando fonti di intelligence britanniche, ha dichiarato che la Gran Bretagna e un certo numero di Paesi occidentali stanno cercando il leader dell’organizzazione di Da’ash, Abu Bakr al-Baghdadi, in Libia, ma anche e soprattutto gli interventi di diversi analisti medio orientali, secondo i quali, l’ipotesi di un arrivo in Libia di Al-Baghdadi potrebbe essere una tesi da prendere in considerazione, ma sempre con dovuta cautela.

Ad oggi è risaputo che l’organizzazione è operativa in Libia e che le sue aspirazioni nel Paese Nord Africano, sono state manifestate ben prima che l’IS perdesse le sue roccaforti a Mosul, Raqqa e Baghuz. Secondo gli analisti medio-orientali, che si trovano d’accordo nel tenere una linea generale comune, il leader starebbe mirando all’ Africa settentrionale e occidentale così come al sud-est Asiatico.

Alla luce di questi preziosi dati, sembrerebbe che la Libia non sia il luogo dove il “Califfo” abbia intenzione di fermarsi. Questo perché l’organizzazione cerca di stabilizzarsi nei siti in cui i legami tra i terroristi e i gruppi estremisti locali sono più solidi, come Boko Haram in Nigeria. Inoltre, per la sua conformazione geografica molto desertica e non paragonabile ai nascondigli montuosi dell’Iraq e della Siria, non si arrischierebbe così facilmente nell’ impresa di spostarsi.

Maher Farghaly esperto egiziano di gruppi estremisti e terroristi.

Maher Farghaly, esperto egiziano di gruppi estremisti e terroristi ha dichiarato: “Personalmente non credo alla sua presenza in Libia. Credo nella storia di questa organizzazione e alla sua fondazione, i suoi leader avevano il loro “dominio” in Iraq ed è lì che sono stati uccisi.  Anche se al-Baghdadi è stato in Siria, ad oggi è sicuramente tornato in Iraq. Non credo si muoverà dal territorio iracheno e non rischierà mai in un posto scoperto come la Libia.  Posto dove non esistono grandi aree montuose dove nascondersi, e luogo dove non ci sono sostenitori fidati e parenti” – ha poi continuato – “Una cosa di cui siamo certi è che, per ora, si sta muovendo con una cerchia di persone vicine a lui, incluso suo fratello che è il responsabile della sua sicurezza personale. Non si fiderà di nessun altro. Chi sta vicino a lui, conosce il territorio iracheno molto bene e questo lo aiuterà nei movimenti.”

Ha in fine aggiunto “Ovunque si trovi, è ben nascosto e impartirà disposizioni da lì. Ne segue che non avrà bisogno di andare in nessun altro Paese per emettere ordini. L’organizzazione in Libia non è abbastanza forte. Possiede dei posti di controllo, ma non attua alcun attacco efficace. L’IS libico, ha indubbiamente invitato al-Baghdadi nel Paese Nord Africano, ma teniamo sotto controllo ogni movimento. Per quanto riguarda i possibili posti in cui spostare Baghdadi, la Somalia risulta essere nettamente più sicura della Libia, così come la Nigeria settentrionale, che per la sua conformazione è in grado di nascondere chiunque ci si rifugi…”.

Al Baghdadi nel suo ultimo video con i suoi fedelissimi

Ma anche se alla luce di queste ipotesi, la presenza del “Califfo” in Libia sembra essere scongiurata, la nuova pellicola e l’incitamento del leader hanno risollevato le fila dei militanti pro Da’ash. Questi ultimi, non hanno perso tempo nel ricomporsi contro l’esercito “Arabo Libico” (LNA).

Purtroppo durante gli attacchi sferrati dalle milizie di Tripoli, si fa un uso indiscriminato del proprio munizionamento, che colpisce, non solo le zone interessate dagli scontri, ma anche le zone residenziali, dove i terroristi con le forze di riconciliazione, abbattono indiscriminatamente abitazioni di civili inermi.

Già dagli scorsi giorni, LNA ha portato a termine alcune vittorie contro le forze dei ribelli nel sud della Capitale, abbattendo alcuni avamposti occupati dai terroristi. Il 7 maggio scorso, sono iniziati i bombardamenti mirati dell’Esercito “Arabo Libico” (il secondo nome più utilizzato dai media locali per indicare il Libyan National Army), che durante alcuni raid notturni, hanno colpito diverse posizioni mirate appartenenti alle milizie di Da’ash. Alla guerra terra/aria si aggiunge quella dei droni turchi ben armati, utilizzati dal Governo di Al-Wefaq. Droni che, senza piloti, hanno come obiettivo, distruggere gli avamposti del LNA. Questi strumenti turchi, altamente avanzati, sono stati abbattuti dall’artiglieria pesante del Feldmaresciallo Haftar. Ad oggi, sono numerosi gli scontri diretti con i miliziani di Al Wefaq e con i terroristi dell’IS, che hanno ripreso a farsi saltare in aria.

Drone Turco abbattuto dal LNA

Seguendo i media locali e i social network libici è possibile apprendere quali siano le continue evoluzioni nel Paese. Quello che risalta è che la sede centrale dell’Operazione Karama, con il suo portavoce ufficiale, il generale di Brigata Ahmed al-Mismari, quasi con cadenza giornaliera effettua conferenze aperte ai media, con lo scopo di aggiornare gli utenti e gli addetti ai lavori, su quali siano i mutamenti e sugli sviluppi in atto. In queste, passo dopo passo, cartina “alla mano” vengono indicati tutti i punti interessati dai combattimenti e quali saranno le intenzioni prossime del LNA. A differenza di pochi mesi fa, dove le conferenze erano prettamente in arabo, ad oggi vi è un traduttore, che in inglese traduce l’intervento del Generale in simultanea, a dimostrazione del fatto che nulla deve essere travisato anche dagli esterni che seguono gli eventi.

In una delle sue ultime conferenze, andata in diretta Facebook, Ahmed Al-Mismari ha dichiarato che le forze armate libiche continuano a combattere senza tregua nella periferia ad est di Tripoli.

Caos per le strade a sud di Tripoli

Ha aggiunto che l’Air Force del LNA sta mantenendo un target alto sulla distruzione dei siti terroristici su Tripoli e che questo potrebbe portare ad una imminente conclusione della battaglia. “Le continue speculazioni e il continuo caos creati dai media che appoggiano il terrorismo, sono la prova provata, che le viti si stanno stringendo su di loro” ha dichiarato Al-Mismari.

Durante l’intervento della durata di 22 minuti circa, il generale ha dichiarato: “Gli aerei di Al-Wefaq hanno bombardato indiscriminatamente le case dei civili nei sobborghi della capitale, alcune delle zone colpite sono Ain Zara e Tarhuna, assieme ad altre aree a sud della capitale”.

Anche in questa occasione, non è mancata una frecciata diretta alla Turchia, affermando: “Le armi in arrivo per gli uomini dell’organizzazione e per i miliziani della capitale saranno trasferite via mare e potrebbero pervenire nei porti di Misurata e/o Tripoli”.

Avvertendo gli europei sui ruoli della Turchia e del Qatar e sulle loro relazioni con il terrorismo e i Fratelli Musulmani, ha infine sottolineato e ricordato che l’Esercito Nazionale Libico  sta combattendo contro questi individui, dal 2014, una guerra estenuante  a nome dell’intera regione e del mondo.

Al Mismari durante la conferenza di aggiornamento

“La Turchia rappresenta una grande minaccia attraverso le sue linee di rifornimento alle organizzazioni terroristiche in Africa, in particolare verso Boko Haram e sta cercando di spostare i terroristi in fuga dalla Siria in Libia. L’obiettivo sarà quello di distribuirli nella regione, allungando lo spettro all’Europa e ai Paesi vicini”.

Stando alle spiegazioni del Generale Al-Mismari, il percorso effettuato per far approdare i militanti dell’IS in Europa, in Libia e nel Nord Africa, sarebbe il seguente.

Prima fase del progetto dei terroristi. Passaggio dalla Siria, alla Turchia fino all’Europa.

Come da mappa, il 1° step sarebbe quello di far passare i terroristi dell’IS dalla Siria alla Turchia per farli approdare successivamente in Europa e in Libia. I movimenti potrebbero essere effettuati via terra e via mare. Nella mappa, tracciata dal Comando dell’Operazione Karama, vediamo che anche l’isola di Cipro potrebbe essere sfruttata come nascondiglio per gli uomini dell’organizzazione.

Seconda fase del progetto per estradare i terroristi dalla Siria e dall’Iraq

Il 2° step potrebbe essere quello di muovere i terroristi con delle navi che partirebbero dalla Turchia e da Cipro verso l’Europa. Da qui risulterebbe più semplice spostare le pedine dell’IS dall’Anatolia alla Libia.

Terza fase che prevede lo spostamento dei terroristi da Ankara e da Istanbul

Il 3° step prevede, sempre secondo l’analisi fatta dall’Operazione Karama, la partenza via aerea di linee definite, da Al-Mismari, “Qatar Free Line”. Questi voli, che partirebbero da Ankara verso la Libia, non sarebbero gli unici spostamenti in atto, poiché alcuni dei militanti potrebbero essere trasferiti via mare con navi. L’arrivo aereo dei terroristi sarebbe previsto su Tripoli, quello via mare su Misurata e Al-Zawiyah.

Quarta fase dalla Libia verso l’Europa

Nel 4° step troviamo una divisione delle forze dell’organizzazione. Alcune di queste resterebbero in Libia, altre partirebbero dal Paese Nord Africano alla volta dell’Europa, come da mappa.

Progetto alternativo per i soli Terroristi destinati al Nord Africa – Partenza dalla Turchia con arrivo in Sudan

Dall’analisi effettuata sulla base degli ingressi dei terroristi in Libia, è stato previsto anche lo spostamento degli uomini dell’IS attraverso dei voli che partirebbero dalla Turchia e atterrerebbero in Sudan. Da qui gli spostamenti avverrebbero con dei Land Pick Up via deserto, che arrivati nelle zone di confine del Sahel e del Fezzan, permetterebbero lo “sbarco” dei terroristi in Libia. Ma la marcia dei Land Pick Up, continuerebbe fino ad arrivare in Mali, smistando gli uomini tra i componenti di Boko Haram e Al-Qaeda e Da’ash.

Stando a quanto dichiarato dal generale, gli uomini porterebbero armi dal Sudan.

Successivo spostamento dei terroristi attraverso Land Pick Up – dal Sudan fino alla Libia, al Mali e ad altre regioni nord africane

Secondo le continue informazioni, dell’ Ufficio Comunicazione del Comando Generale del LNA, questo sarebbe solo l’inizio del nuovo piano terroristico. Il quale, a differenza del passato, dove l’ideologia di base teneva distanti le “fazioni” islamico-estremiste, nel nuovo organigramma, è stato previsto un congiungimento o una cooperazione tra Al-Qaeda, Da’ash, e le milizie ribelli di tutto il Nord Africa.

A detta del portavoce ufficiale, Ahmed Al-Mismari, il progetto non comprenderebbe più solo l’Africa, ma anche l’Europa.

Scheda della nave Amazon Ro Ro Cargo arrivata a Tripoli il 18 maggio 2019. Il cargo era carico di blindati e armi turche.

A rafforzare le dichiarazioni precedentemente citate arriva, ad oggi, la conferma che un nuovo munizionamento turco è stato scaricato al porto di Trablus (Tripoli) . Oltre all’arrivo di droni turchi, in favore del governo di riconciliazione, nella mattinata di ieri è approdata al porto della capitale una nave carica di munizionamento, armi e blindati provenienti dalla Turchia. Nell’armamentario bellico a favore del governo della “Fratellanza e della Milizia” di Al Wefaq sono portati in dotazione una serie di mine anti-carro, missili di contraerea, fucili da cecchino, mitragliatrici e munizioni di vario genere.

La spedizione di armi e blindati è partita il 21 aprile scorso dal porto di Samsun ed è arrivata a bordo di una nave mercantile di nome AMAZON, che innalzava bandiera moldava.

Alcune delle armi arrivate ieri al porto di Tripoli.

Il tutto è già stato suddiviso tra i Battaglioni più importanti delle milizie, come  il Battaglione 33 di fanteria guidato da Bashir Khalaf Allah, tra le milizie di Al-Samud ed altre. Salah Badi, ritornato dalla sua residenza di Istambul è pronto allo scontro. Tutti allertati e ben armati per scagliarsi contro l’esercito del LNA.

Blindati turchi arrivati al porto di Tripoli

Come se non bastasse, a dare conferma della provenienza dei 40 Blindati Kirby, le immagini provenienti dalla campagna di Hama nel nord della Siria, dove gli stessi blindati sono stati utilizzati dai militari turchi.

Blindati Turchi ad Hama nel nord della Siria

Sulla pagina ufficiale del Comando Generale dell’Esercito Arabo Libico (LNA) si legge: “Infami miliziani, Tutto alla luce del giorno. L’embargo vale solo per le armi dell’Esercito Libico Nazionale. Agli altri è permesso tutto. Se dio vuole, questo armamento sarà bottino del Generale”.

Arrivo, al porto di Tripoli, della nave Turca carica di Blindati

Ma come se fossimo su un campo di calcio, viene rilanciata la palla dalla pagina ufficiale della Brigata di Al Samud, guidata da Salah Badi, detto anche Salah Paddy (inserito nella lista sanzionati delle Nazioni Unite), dove si legge: ” Grazie all’arrivo di questi mezzi, la Brigata Al Samud (che appoggia il governo di riconciliazione) combatterà fino a Tarhuna e si spingerà oltre” volendo sottolineare la sua intenzione di raggiungere il Comando Generale dell’Operazione Karama.

E mentre la Turchia si prende gioco dell’Europa, violando ampiamente l’embargo, in Libia si prospetta una possibile guerra civile.

 

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