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Coronavirus, finalmente la serietà

Di Pierpaolo Piras

Roma. Finalmente si inizia a fare le cose con serietà.

La Lombardia è blindata. Coloro che non rispettassero l’eventuale ordine di quarantena, da oggi rischiano tre mesi di prigione o 206 euro di contravvenzione.

Questo ha disposto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nel rispetto dell’articolo 650 e, nei casi più criminali, dell’articolo 452 del Codice Penale, relativo agli attentati a danno della salute pubblica. Altri articoli limitano l’attività ludica e congressuale.

Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese

Anche la Congregazione dei Vescovi ha dato ordini di svuotare le acquasantiere, sospendere la stretta di mano in segno di pace e di ricevere l’eucaristia sulla mano anziché direttamente in bocca.

La popolazione ha poi aggiunto l’abolizione del classico “baci e abbracci”, tanto caro all’italico costume.

Ma non basta: il coronavirus è un germe respiratorio, che lega la sua sopravvivenza alla diffusione da persona a persona per via respiratoria.

Piaccia o no, la regola aurea da osservare è l’isolamento degli ammalati e di tutti coloro venuti a contatto con essi.

Ma, non basta ancora: è necessario un severo codice che faccia osservare questa disciplina di comportamento. Già, disciplina, una parola sgradita ad una grande parte degli italiani.

Purtroppo, sta avvenendo l’esatto contrario. Se ne è avuta incredibile dimostrazione alcuni giorni fa, allorché il governo regionale lombardo ha emanato le prime misure profilattiche di contenimento della epidemia, pubblicandole il giorno precedente l’esecuzione.

L’effetto immediato è stato, invece, un assalto in massa ai treni in partenza dalle stazioni ferroviarie milanesi, diretti verso il sud-Italia per evitare l’obbedienza alle norme.
Con comportamenti da incoscienti di questo tipo, non andremo mai da nessuna parte. L’epidemia continuerà, diffondendosi più pericolosamente alle regioni meridionali, ovvero nel mezzo di una cultura mentale meno disciplinata rispetto a quella lombardo-emiliana.

Il tavolo interministeriale sul Coronavirus

I cittadini, tutti i cittadini, devono capire che ognuno deve fare con serietà la propria parte, visto che questa è la regola aurea in questo genere di eventi patologici di massa.

Il primo modello da osservare è, innanzi tutto, quello fissato dai principi della scienza epidemiologica, come si studia in tutti i libri della Facoltà Universitaria di Medicina e Chirurgia.

In secundis, rimane il metodo cinese con eventuale uso della forza, drastico ma draconianamente efficace. A Wuhan dove l’epidemia è iniziata, hanno impiegato quasi un mese e mezzo prima di ottenere i primi risultati positivi.
I mezzi d’informazione sono implicati nel dovere di dare agli italiani una informazione corretta e non lungamente ossessiva come invece si è notata da subito e dura tuttora.

Si potrebbe iniziare evitando di dare il microfono ad autentici incompetenti desiderosi solo di apparire in vetrina. Si potrebbe continuare esponendo dati numerici sempre contestualizzati. In caso contrario non sono credibili.
Valga l’esempio delle numerose decine di migliaia dei “contagiati”. Da un punto di vista clinico vale ben poco perché il contagiato può essere privo di sintomi patologici oppure essere affetto dal un piccolo raffreddore, oppure ancora da una tracheobronchite con febbre. Tutte queste forme patologiche possono essere curate con successo presso il domicilio del Paziente, in isolamento dei e dai propri familiari.

I casi clinici più gravi vengono da coloro che hanno sviluppato la polmonite interstiziale ad esordio acuto con Distress Respiratorio (ADRS) che necessitano di un’urgente terapia compensatoria con ossigeno puro in un centro dotato di attrezzature sofisticate, poste in mano a personale altamente specializzato.
Non vi sono studi scientifici che dimostrino l’esenzione dei giovani dall’infezione virale da coronavirus, come dimostrano i centri di terapia intensiva dove sono ricoverati Pazienti di tutte le età.

Altrettanto importante, se non di più, è la necessità da parte di tutti, di mantenere la stessa calma e autocontrollo del chirurgo che si accosta ad un intervento d’urgenza.
Nell’ambientare l’epidemia pestigena nel sentimento sociale, Alessandro Manzoni lo descrive con la solita quanto magistrale scrittura che segue: “Del pari con la perversità, crebbe la pazzia: tutti gli errori già dominanti più o meno, presero dallo sbalordimento, e dall’agitazione delle menti, una forza straordinaria, produssero effetti più rapidi e più vasti. E tutti servirono a rinforzare e a ingrandire quella paura speciale dell’unzioni, la quale, ne’ suoi effetti, ne’ suoi sfoghi, era spesso, come abbiam veduto, un’altra perversità. L’immagine di quel supposto pericolo assediava e martirizzava gli animi, molto più che il pericolo reale e presente”.

(Manzoni. I promessi sposi, Cap. XXXII).

 

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