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COVID-19: la Svezia applica “l’immunità di gregge” e si salva dal disastro economico. Il Paese scandinavo dà meritata fiducia ai suoi cittadini

Di Pierpaolo Piras 

Roma. Questa pandemia da Coronavirus ha colto in scacco tutte le nazioni del mondo.

È iniziata al termine del 2019 a Wuhan, in Cina. Presto si è rapidamente diffusa alla intera città e poi al grande territorio circostante.

Cinesi con le mascherine. Tutto è iniziato

Fin da questo esordio, il Governo è stato aggressivo nella entità delle azioni di contrasto e profilassi adottate nonché autoritario nei modi e tecniche d’intervento nella società.

A gennaio di quest’anno il virus ha iniziato a dilagare verso occidente fino a coinvolgere l’Europa e poi il Nordamerica. Alla metà di marzo l’Organizzazione per la Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato lo stato di pandemia.

In Europa, l’Italia ha subito i danni maggiori in termini di vittime e nel tessuto economico: istituti scolastici chiusi, negozi, imprese varie, bar e ristoranti con serranda abbassata, università, milioni di senza lavoro, compagnie aeree a terra, tutti in mascherina e guanti, bene attenti a tenere le distanze dal prossimo e, non ultimo, la popolazione mummificata nelle proprie abitazioni.

All’esterno le Forze dell’Ordine hanno verificato il rispetto delle norme, anche se spesso confusionarie, emanate dalle Autorità ed Istituzioni nazionali e locali.

A questi avvenimenti ha fatto eccezione la Svezia che anziché sigillare la nazione ha puntato la sua strategia sul mantenimento delle distanze sociali, su base non imposta ma volontaria.

Il Governo non ha emesso alcuno stato di emergenza. Le imprese hanno continuato a lavorare.

Il locale Ministero degli Interni ha vietato i raduni con più di 50 persone, i servizi di bar e promosso con insistenza l’apprendimento a distanza sia per le scuole superiori che universitarie evitando controlli duri e contravvenzioni.

Un ospedale svedese

Anche gli svedesi hanno modificato non di molto alcuni loro comportamenti ma numerosi ristoranti sono rimasti aperti anche se la clientela è diminuita. Le scuole dell’infanzia hanno continuato a svolgere le lezioni.

Pur essendo molto più avanzati dell’Italia nella diffusione e utilizzo dei PC e della informatica domestica più sofisticata, nessuno ha mai pensato e avanzato la possibilità di minare, inutilmente e pesantemente, la privacy e la autonomia delle persone con l’introduzione di specifiche APP.

E’ chiaro che l’obiettivo delle autorità di Governo, confortate da quelle scientifiche locali, è quello consentire al virus una misurata possibilità di diffondere nel tessuto sociale fino a raggiungere una sufficiente “immunità sociale” (detta anche “di gregge”), misurata scientificamente in poco più del 60% della intera popolazione.

Finora la Svezia non ha avuto alcun disastro economico.

Gli ospedali e i Reparti di terapia intensiva non hanno sofferto alcun sovraccarico di lavoro e nessun medico ed infermiere è deceduto per polmonite interstiziale.

È doveroso ricordare che l’Italia e gli italiani hanno dovuto subire anche l’onta di avere circa 150 medici vittime del contagio, presto posti in una bara e rimossi alla chetichella nel cuore della notte in silenziosa direzione verso gli impianti d’incenerimento, trasportati con camion militari.

Per loro non ci sono state bandiere al vento, bande musicali, inno nazionale cantato, tanto meno la presenza di alcuna autorità locale e nazionale, forse impegnate a accogliere in pompa magna qualche altra sprovveduta ragazza rientrante dal sequestro africano.

Altri Paesi come la Danimarca e la Finlandia stanno emulando alcuni aspetti del comportamento svedese come la apertura delle scuole infantili.

Anche Germania e l’Italia stanno progressivamente e misuratamente riaprendo le attività economiche e sociali.

Ma allora, perché non è stata adottata la medesima strategia anche in Italia?

Ci sono ragioni culturali che caratterizzano la popolazione svedese, non facili da riscontrare e da replicare in altri paesi come il notevole rapporto reciproco di stima e fiducia vigente in Svezia tra cittadino e istituzioni governative.

Tutto è stato affidato alle disposizioni e al noto e stimabile senso di responsabilità di ognuno.

Questo ha fatto sì che le misure distanziative nel sociale siano state obbedite con puntuale e seria applicazione da parte di ogni cittadino: minori contagi, minori malattie.

Il futuro è ancora denso di incognite riguardanti il comportamento, la letalità nel tempo del COVID-19.

Quale sarà l’entità della protezione che il vaccino specifico di prossima produzione potrà conferire?

E i nuovi farmaci che ruolo terapeutico potranno esercitare?

La guerra contro il Coronavirus è ancora lunga.

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