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Dalla Puglia alle stelle, a Grottaglie in arrivo per il 2020 il primo spazioporto italiano

Di Marco Pugliese

Grottaglie (Taranto). La Sitael (http://www.sitael.com)  ha firmato due accordi strategici: il primo con Virgin Orbit riguardo il lancio di satelliti, il secondo con Virgin Galactic (http://www.virgingalactic.com)  ed Altec (controllata dall’Agenzia spaziale italiana; https://www.altecspace.it) per voli suborbitali, inerziali ed orbitali.

Peril 2020 si potrà partire per lo spazio da Grottaglie (Taranto)

Si tratta di un Hub d’iniziativa di ricerca spaziale, sperimentazione e volo che sarà rappresentato dall’aeroporto di Grottaglie (Taranto). Interessante punto di riferimento per tutto il Sud della penisola. Grottaglie, dal 2014, rappresenta un punto strategico per le attività aerospaziali italiane, dopo esser stato per anni infrastruttura di prova per i velivoli Finmeccanica-Leonardo, basti ricordare la costruzione delle fusoliere del Boeing 787.

Il tutto in sinergia con il Politecnico di Bari. Dal 2016 l’aeroporto è stato autorizzato anche alle sperimentazioni di velivoli senza pilota. L’infrastruttura Arlotta rappresenta un’avanguardia europea e diventerà gioiello mondiale entro il 2020.

L’ENAC ha autorizzato lo scalo jonico ad assumere tutte le iniziative per diventare uno spazioporto ed ospitare i voli suborbitali a partire dal 2020. Un accordo importantissimo sottoscritto ad Ostuni (Brindisi), durante un convegno organizzato dal Distretto tecnologico aerospaziale, tra DTA, Agenzia spaziale italiana https://www.asi.it) , Agenzia spaziale europea (https://www.esa.int/ESA) e Belspo (un Centro di ricerche aerospaziale del Belgio; https://www.belspo.be).

Con i recenti accordi, invece, potranno partire i voli suborbitali turistici di Virgin, con investimenti a “progetto volo” di circa 2.500.000 euro, esclusi i costi d’aereo vettore e navicella vera e propria.

Il presidente dell’ASI, Roberto Battiston ed il Ceo di Virgin Galactic, George Whitesides hanno siglato un accordo che permetterà di applicare le conoscenze acquisite durante precedenti esperienze alle future opportunità di volo suborbitale in Italia. ASI e Virgin “desiderano inoltre perseguire altre opportunità, tra cui l’uso della microgravità suborbitale per attività di education, la formazione e l’addestramento degli astronauti, la biologia e la ricerca biotecnologica nonché la scienza e lo sviluppo dei materiali anche in vista di future missioni di lunga durata in microgravità”, ha spiegato Battiston.

Roberto Battiston, presidente ASI

L’Italia vanta una notevole specializzazione in campo spaziale, apprezzata da NASA, ESA ed Agenzia russa per lo spazio. Con questo progetto dal 2020 il nostro Paese sarà uno dei pochi al mondo ad avere una piattaforma di lancio per satelliti, un centro addestrativo per astronauti e uno spazioporto per voli turisti e non verso lo spazio. Ovviamente il tutto porta in dote gli investimenti Virgin (milioni d’euro, tecnologie condivise) ed un polo industriale dedicato, con personale altamente qualificato. L’Italia, in questo caso è lungimirante, investe in un settore, quello spaziale, che a livello commerciale sarà sempre più importante.

Il polo s’occuperà anche della manutenzione di velivoli per l’ESA, oltre ai test per motori degli aerei. L’Italia in questo caso ha colto l’opportunità. Per il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano le attività spaziali che si stanno sviluppando a Grottaglie pongono le basi per “un vero e proprio possibile distretto alternativo a quello dell’Ilva di Taranto”. Soddisfazione è stata espressa dal presidente di Aeroporti di Puglia, Tiziano Onesti, per il quale “oltre agli aspetti tecnici formali, Grottaglie ha anche una storia di attrazione da raccontare: è un catalizzatore per applicazioni e progetti legati all’economia spaziale – droni, iperdroni, satelliti e oggi voli suborbitali di persone e merci”.

Richard Branson, magnate di Virgin Group ha sviluppato con l’azienda americana The Spacechip Company (http://thespaceshipcompany.com) lo spazioplano sub-orbitale SpaceShipTwo, dotato di un motore a razzo ibrido che volerà anche in Puglia.

Dotato di un basso allungamento alare disegnato per trasportare passeggeri nello spazio. Gli occupanti (per ora) possono essere massimo otto, sei passeggeri e due piloti. L’apogeo del velivolo è circa a 110 chilometri dalla terra (nella termosfera) quindi in fase astronautica, ricordando che la FAI (Federation Aeronautique Internationale; https://www.fai.org) definisce tale un volo oltre la linea di Karman, posta appunto a 100 chilometri da terra.

In pratica siamo sul confine tra aerodinamica e resistenza fluidodinamica (che diminuisce salendo) e le leggi di gravità, in completo sopravvento. Oltre tale limite la rarefazione della materia nello spazio non permette più la portanza alare, limitandola nei suoi pressi a parità di superficie alare e velocità. La cabina ha una lunghezza di 3,66 metri per un diametro di 2,28 metri.

Dimenticatevi quindi di un normale viaggio in aereo, ovviamente da un punto di vista tecnico, tutto ciò non influirà sui passeggeri, distratti da un paesaggio quasi spaziale. Ma come funziona nel dettaglio questo particolare velivolo?

Scopriamolo insieme e proviamo a salire su questo futuristico aereo. Siamo allo spazioporto di Grottaglie, nel 2020. Un biglietto da 20.000 euro tra le mani. Entriamo a piedi sulla navetta, discretamente grande ed agiata, dotata di comodità da aereo di linea. Per decollare però ci dobbiamo appoggiare ad una navetta madre, che ci porterà in quota. Fin qui tutto normale.

Agganciati al doppio aereo il decollo non è differente da quello classico. Lo spazioplano raggiunge circa i 4200 chilometri orari, spinto per l’appunto da un motore a razzo ibrido, il RocketMotorTwo, che come ossidante utilizza protossido di azoto e un composto a base di gomma come combustibile solido, fondamentale in un motore ibrido, più stabile a temperatura ambiente, facile da stoccare e non tossico.

L’inviluppo di volo, che ricorda quello per gli alianti, prevede lo sganciamento dal veicolo madre a circa 15.200 metri d’altitudine ed una accelerazione supersonica in meno di otto secondi. Ci sganciamo e sentiamo il boato del razzo che ci porta a volare nello spazio senza l’ausilio di tute e respiratori.

Passati 70 secondi circa il motore a razzo ovviamente si spegne, lo spazioplano sale per inerzia fino ad altitudine massima. Ora immaginatevi di essere incantati e fluttuanti tra le pieghe dello spazio, la luce del sole che flette sulla Terra e rimbalza contro il metallo della navetta. Passano circa tre minuti ed è ora di rientrare, in questo passaggio andiamo a capire la vera natura del nostro viaggio e la sua innovazione. Chi mastica l’aerospazio sa quanto sia complesso il rientro nell’atmosfera, le classiche navette spaziali rientrano nell’orbita a 25000 km/h con angolo di rientro al millimetro e scudi termici per la dissipazione di calore.

Noi invece viaggiamo a bassa velocità, utilizzando una traiettoria che ricorda quella del volàno (presente il Badminton?) e che ci permette di rientrare nell’atmosfera con un angolo qualsiasi. Inoltre, per andare ad aumentare la resistenza e la stabilità dello spazioplano nella fase iniziale di ricaduta, le estremità posteriori delle ali vengono fatte ruotare verso l’alto tra i 65 e i 70 gradi. A circa 24.000 metri sono riportate in asse iniziale e consentono un comodo rientro in volo planato verso lo spazioporto.

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