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Guardia di Finanza: Napoli, con l’aiuto dei Carabinieri scoperto un giro di accordi corruttivi ed altri reati ai danni dello Stato all’interno di un Ufficio Giudiziario. Eseguite 15 misure cautelari

Di Massimo Giardinieri

Napoli. Investe non poche persone (15 in tutto) l’ordinanza applicativa di misura cautelare personale emessa dal GIP del Tribunale di Nola che, nello specifico, ha raggiunto cancellieri, operatori giudiziari, avvocati, medici ed altri professionisti; a vario titolo indiziati per i reati di corruzione, occultamento di atti pubblici, falso in atto pubblico, truffa ai danni dello Stato e depistaggio.

Sono questi i gravi capi d’accusa sortiti da una complessa indagine condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Napoli, unitamente ai colleghi del Comando Antifalsificazione Monetaria dei Carabinieri di Roma e sotto il diretto coordinamento della Procura della Repubblica nolana.

Secondo quanto appurato dagli investigatori, sul conto degli indagati sarebbe emersa una “prassi” –  costante e consolidata – attraverso la quale veniva attuata un’illecita gestione degli affari penali presso l’Ufficio del Giudice di Pace di Sant’Anastasia.

Ancor più nel dettaglio, i militari dell’Arma e quelli delle Fiamme Gialle avrebbero rivolto le loro attenzioni investigative verso l’assegnazione delle consulenze tecniche d’ufficio, per le quali  cancellieri ed operatori giudiziari erano soliti garantire l’affidamento d’incarichi di consulente tecnico d’ufficio (i cosiddetti “CTU”) a medici, geometri e periti assicurativi compiacenti, ciò dietro corresponsione di somme in denaro contante ed altre diverse “utilità” come visite mediche e tamponi Covid gratuiti, buoni carburante, lavori di ristrutturazione e generi alimentari di vario tipo, il tutto “concertato” all’interno dell’Ufficio Giudiziario come anche presso i domicili degli indagati.

Il “sistema” così attuato, divenuto in tal modo inaccessibile per i professionisti non “accreditati” dagli scaltri dipendenti pubblici in servizio presso l’Ufficio del Giudice di Pace di Sant’Anastasia, avrebbe dunque consentito ad un preciso e novero di professionisti di vedersi ripetutamente assegnate specifiche consulenze (ovviamente pagate con denaro pubblico).

Logo – Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria

Nello stesso meccanismo fraudolento ricostruito dagli investigatori della GDF partenopea, a chiara dimostrazione della disinvoltura con la quale veniva portato avanti, sarebbe stata addirittura documentata l’assegnazione d’una consulenza tecnica (necessaria per accertare dinamiche e danni derivanti da un sinistro stradale) ad un geometra sprovvisto dei richiesti titoli abilitativi, con buona pace della qualità oltre che della veridicità delle derivanti risultanze periziali.

Lo stesso sistema illecito si sarebbe peraltro esteso anche ad alcuni avvocati legati da rapporti di stretta amicizia con i dipendenti pubblici di cui sopra, i quali – sempre dietro erogazione di periodiche “utilità” – si garantivano in tal modo libero ed indisturbato accesso agli Uffici dove, per di più, sottraevano documentazioni custodite nei fascicoli, il tutto sempre grazie alla compiacenza di cancellieri e operatori giudiziari pronti a chiudere un occhio, ottenendo così in anticipo le pubblicazioni delle sentenze ed alterando il loro normale ordine cronologico.

Curioso altresì rilevare come, nel medesimo contesto investigativo, i carabinieri del Comando Antifalsificazione Monetaria di Roma abbiano accertato anche l’utilizzo di valori bollati contraffatti da parte di due avvocati (che evidentemente avevano trovato il modo di lucrare anche su quelli).

Per i motivi sin qui descritti, nei confronti di tre cancellieri e di tre avvocati sono stati dunque disposti gli arresti domiciliari, mentre per il direttore amministrativo pro-tempore della Cancelleria del Giudice di Pace di Sant’Anastasia è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Diverso invece il provvedimento di natura cautelare che ha riguardato otto professionisti tra medici, geometri e periti assicurativi, per i quali la stessa Autorità Giudiziaria ha stabilito il divieto di dimora nel medesimo Comune.

Resta comunque inteso che le responsabilità penali dei soggetti coinvolti nella vicenda saranno definitivamente accertate soltanto nel caso in cui intervenga nei loro confronti una sentenza irrevocabile di condanna, persistendo al momento la presunzione d’innocenza costituzionalmente garantita.

 

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