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Intelligence, Caligiuri: non basta l’approccio istituzionale, ma è necessario anche quello scientifico e culturale

di Maria Enrica Rubino

ROMA. L’intelligence è la capacità di selezionare informazioni necessarie per assumere decisioni, nel proprio interesse o in quello generale. Non è un opinione, ma è, in sintesi, la definizione della voce ‘intelligence’ elaborata dal Professor Mario Caligiuri per la X Appendice della ‘Enciclopedia Italiana’ pubblicata dall’Istituto Treccani. In diverse pagine il presidente della Società Italiana di Intelligence e professore all’Università della Calabria delinea il profilo di questo termine, non sempre di facile collocazione seppur sia sempre più spesso oggetto di dibattiti e polemiche, come sta accadendo in questi ultimi giorni. E’ anche per questo motivo che Caligiuri ritiene che l’approccio verso l’intelligence non debba essere solo di tipo istituzionale, ma, anche scientifico e culturale.

Per Caligiuri la sicurezza è, quindi, fondamentale, ma va equilibrata con la libertà. “L’intelligence può rappresentare un sistema cognitivo indispensabile, da studiare scientificamente nelle scuole e nelle università”, si legge nella definizione.

Affronta, poi, il rapporto tra intelligence e democrazia, che rappresenta, secondo la lezione di Giorgio Galli, “uno strumento per stabilizzare le democrazie occidentali [e] “può essere interpretata come un mezzo per difendere la democrazia da sé stessa e dalle sue degenerazioni”.

Il professore specifica che l’intelligence dal 1945 ha attraversato quattro fasi. La prima è quella della guerra fredda a cui segue quella economica fino al 2001. Successivamente c’è stata quella del sostegno alle decisioni politiche e dal 2015 quella di contrasto al terrorismo e della dimensione cyber.

Nel futuro “gli attori politici internazionali più che gli Stati saranno le multinazionali finanziarie e le megalopoli”, scrive Caligiuri. In tale quadro, l’intelligence sarà chiamata a svolgere la funzione di tutelare l’interesse nazionale e la continuità dello Stato. Sul piano tecnologico, invece, l’intelligenza artificiale e lo sviluppo dell’informazione quantistica cambieranno radicalmente la trattazione delle informazioni.

La disinformazione – ha proseguito – rischia di essere ulteriormente ampliata dai deep fakes, contenuti multimediali che rendono indistinguibile il vero dal falso”. Il crescente disagio sociale e il terrorismo ideologico e religioso, insieme alle mafie, rappresenteranno concrete minacce.

Sul piano culturale – rileva Caligiuri – una chiave per fronteggiare i fenomeni è l’educazione”, che consente di prestare “attenzione ai segnali deboli che provocano conseguenze impensabili”.

Pertanto l’inatteso, l’improbabile e l‘imprevisto possono trovare nella parola «intelligence» una chiave interpretativa fondamentale per il XXI secolo.

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