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Avatar – La Via dell’Acqua al cinema l’atteso e appassionante secondo capitolo della saga diretta da James Cameron

Dopo 13 anni si torna a Pandora scoprendone nuovi luoghi, popoli e creature tutti uniti da legami indissolubili a prescindere dalla specie, dalla provenienza e dalle origini e, soprattutto, tutti legati dall’acqua. L’elemento che dà e toglie, fa confluire la vita nella morte e viceversa “non avendo né un inizio né una fine”

Il grande ritorno di Avatar, il film 20th Century Studios diretto da James Cameron è finalmente giunto: dal 14 dicembre il sequel “La Via dell’Acqua” è nelle sale italiane distribuito da The Walt Disney Company Italia, regalando ai telespettatori un’opportunità di ritrovare Pandora (e scoprirne nuove parti) degna di nota, dopo oltre un decennio di attesa.

Tredici anni fa, il vincitore dell’Academy Award® James Cameron ha infatti introdotto gli spettatori in un mondo diverso da qualsiasi altro avessero mai visto con il suo epico “Avatar”. Ora, il regista visionario sta invitando il pubblico in un nuovissimo viaggio cinematografico con l’attesissimo “Avatar: The Way of Water”. Sam Worthington e Zoe Saldaña riprendono i loro ruoli iconici, interpretando Jake Sully e Neytiri, ora genitori amorevoli che fanno tutto il possibile per tenere unita la loro famiglia.

Quando eventi imprevisti li allontanano dalla loro casa, i Sully viaggiano attraverso le vaste distese della luna Pandora, fuggendo infine nel territorio detenuto dal clan Metkayina, che vive in armonia con gli oceani circostanti. Lì, i Sully devono imparare a navigare sia nel pericoloso mondo acquatico che nelle scomode dinamiche per ottenere l’accettazione dalla loro nuova comunità. Oltre a Worthington e Saldaña, il film è interpretato dal candidato all’Oscar® Sigourney Weaver, Stephen Lang, Cliff Curtis e dal premio Oscar® Kate Winslet. Il film presenta anche al pubblico un gruppo di giovani attori di talento tra cui Britain Dalton, Jamie Flatters, Trinity Jo-Li Bliss, Jack Champion e Bailey Bass.

La sceneggiatura è stata scritta da James Cameron, Rick Jaffa e Amanda Silver da una storia di James Cameron, Rick Jaffa, Amanda Silver, Josh Friedman e Shane Salerno. Cameron e Jon Landau sono i produttori del film, con David Valdes e Richard Baneham come produttori esecutivi. Il team di Cameron comprende gli scenografi Dylan Cole e Ben Procter, il direttore della fotografia premio Oscar® Russell Carpenter, ASC, e la costumista premio Oscar® Deborah L. Scott, con le musiche di Simon Franglen.

I redattori sono Stephen Rivkin, ACE, David Brenner, John Refoua, e James Cameron. Il supervisore senior degli effetti visivi è il premio Oscar® Joe Letteri; Il premio Oscar® Richard Baneham è il supervisore degli effetti visivi/regista della seconda unità virtuale di Lightstorm. Una produzione di Lightstorm Entertainment. Un’epopea familiare generazionale che si contrappone ai colori brillanti e alla maestosità di un paesaggio pandoran espanso, “Avatar: La Via dell’Acqua” debutta esclusivamente nelle sale durante questo dicembre 2022.

LA FAMIGLIA SULLY

L’attore australiano Sam Worthington torna nel ruolo principale di Marine diventato il leader Na’vi Jake Sully. Zoe Saldaña è ancora una volta la guerriera Na’vi Neytiri, ora alle prese con i suoi obblighi e doveri verso la sua famiglia e il suo clan. Sigourney Weaver interpreta la loro figlia adolescente adottiva Kiri, che è la figlia biologica dell’avatar della dottoressa Grace Augustine, il personaggio deceduto che la Weaver ha interpretato nel primo film. Jamie Flatters, nativo di South London, è Neteyam, il maggiore dei figli di Jake e Neytiri, e il “bambino d’oro”, che non può sbagliare, Britain Dalton, che viene da Orange County, in California, è il proverbiale secondogenito, Lo’ak. Altrettanto disperato per ottenere l’approvazione di Jake, Lo’ak è nato con un dito in più, il che lo rende una specie di emarginato nel suo clan.


Trinity Jo-Li Bliss interpreta Tuk. È audace, maliziosa e incredibilmente vicina a sua madre Neytiri, sua nonna Mo’at (CCH Pounder riprende il ruolo di “Avatar”) e la sorella maggiore Kiri. Jack Champion è Spider, un bambino umano lasciato su Pandora dalla nascita, per il quale i figli della famiglia Sully e Kiri, in particolare, provano un attaccamento speciale.

DENTRO LA STORIA

Realizzare un sequel del film di maggior successo di tutti i tempi è stata una sfida ardua e, l’unico in grado di farlo, è stato ovviamente James Cameron che ha già scritto e diretto due dei sequel di maggior successo e amati di tutti i tempi: “Aliens” e “Terminator 2: Il giorno del giudizio”. “Avatar” era un mondo che era stato con Cameron per molto tempo. Aveva scritto un primo trattamento per il film originale nel 1994, anche se i mezzi per realizzare la sua visione non esistevano ancora. Intraprendendo la produzione più di un decennio più tardi, l’innovativo filmmaker ha portato il patrimonio di conoscenze che aveva accumulato sui set dei suoi precedenti trionfi, inclusi successi indimenticabili come “Titanic”, “Terminator”, “T2”, “Aliens, “True Lies” e “The Abyss”— fino ad Avatar, creando un film live-action che ha trasformato il motion capture in performance capture e ha spinto la tecnologia degli effetti visivi verso una nuova e sorprendente frontiera.

Eppure, ad ogni svolta, Cameron si è preoccupato di garantire che la tecnologia rivoluzionaria inventata per il film non abbia mai sopraffatto le performance e le emozioni dei personaggi o la portata della storia. Con Avatar: La Via dell’Acqua, l’esperienza cinematografica raggiunge nuove vette: Cameron trasporta il pubblico nel magnifico mondo di Pandora in un’avventura spettacolare e ricca di azione, nuovi luoghi, nuovi personaggi e caratterizzata da molteplici dinamiche importanti e delicate (nonché attuali) che spaziano dai rapporti familiari all’inclusione e alle relative difficoltà nell’ambientarsi, farsi e sentirci accettati fino alla critica all’essere umano devastatore del proprio pianeta, delle proprie risorse e portare di distruzione per gli altri popoli, anche per quel che concerne il regno animale.

Ambientato più di dieci anni dopo gli eventi del primo film, Avatar: La Via dell’Acqua inizia invero a raccontare la storia della famiglia Sully (Jake, Neytiri e i loro figli) e praticamente subito del pericolo che li segue rappresentato, appunto, ancora una volta dalla “Gente del Cielo”, di dove sono disposti ad arrivare per tenersi al sicuro a vicenda, delle battaglie che combattono per rimanere in vita e delle tragedie inevitabili che affrontano. Proprio il senso di impotenza provato e la voglia di rivalsa sarà la forza motrice per riaccendere gli spirti dei guerrieri dei Sully e dei loro simili, decisi a difendere e rivendicare ciò che è loro di diritto e di non cedere o soccombere all’invasore senza opporre coraggiosa resistenza.

Gli ostacoli saranno enormi e, a volte, perfino insormontabili ma il dolore e le perdite faranno parte di un percorso molto più lungo che inizia a delinearsi con il secondo capitolo di Avatar, una sorta di apripista per tutto ciò che in programma in relazione al mondo di Pandora e dei loro abitanti. Si parla difatti di molteplici sequel. Al momento sarebbero in programma dopo Avatar 2 (La via dell’acqua uscito il 14 dicembre 2022), Avatar 3, Avatar 4 e Avatar 5, i quali dovrebbero uscire rispettivamente -a partire dal terzo- il 20 dicembre 2024, il 18 dicembre 2026 e il 22 dicembre 2028. Inoltre non sono esclusi altri due capitoli della saga.

Quello iniziato 13 anni fa con il primo Avatar non era dunque che l’avvio di un lungo, intenso e emozionante viaggio, fatto di scoperte di mondi nuovi, famiglie che si uniscono ad altre facendo nascere alleanze potenti basate sulla forza della condivisione, dell’inclusione e dell’aiuto che viene dato dagli uni e dagli altri indipendentemente dalle “etnie” e dal luogo di provenienza o perfino dal mondo di origine.

Il collante di questa nuova avventura “introduttiva” sono i legami: quelli di sangue, quelli affettivi, quelli con la Terra (in questo caso con Pandora e la Madre Terra), quelli tra individui di specie diverse capaci di andare oltre ogni differenza, quelli tra Navi e i loro simili e tra tutti loro e i Tulkun in particolar modo senza dimenticarsi però delle altre creature di Pandora. Infine e soprattutto il legame principale è quello con l’acqua. Con il mare. Il tributo di Cameron all’elemento da lui più amato -oltre a scene che omaggiano palesemente il Titanic– è tangibile, continuo, intenso. “L’oceano dà e toglie”. La vita ruota intorno ad esso ed è in grado di andare oltre la morte non avendo “né un inizio né una fine”. Semplicemente è tutto, è ovunque, è fondamentale, è parte integrante di ogni cosa. E va preservato insieme a chi lo rispetta e chi lo abita.

IL MONDO DELLA RDA

Quando gli umani tornano su Pandora, hanno un solo obiettivo in mente: il dominio assoluto. Viaggiando a bordo di una flotta di ISV (abbreviazione di Interstellar Vehicle), guidata dal Manifest Destiny, la RDA pesantemente armata ha sostituito i moduli abitativi che un tempo ospitavano scienziati e candidati per il Programma Avatar con “carichi da imbracatura”, che trasportano attrezzature pesanti, militari veicoli e macchinari. Gli enormi motori degli ISV radono al suolo il paesaggio nativo mentre scendono nell’aria. “È un’acquisizione ostile, una specie di momento di Normandy Beach”, spiega lo scenografo Ben Procter. “Questo bellissimo raggio di foresta di 20 miglia è stato ridotto a una terra desolata di legname in fiamme”.

Procter ha progettato il carico da imbracatura stesso come una gigantesca struttura industriale, un incrocio tra una piattaforma petrolifera e un edificio per uffici alto 30 piani: “Ha queste gambe che assorbono gli urti perché deve essere lasciato cadere sul pianeta. In fondo a questa torre di 30 piani, c’è una rampa gigante che si apre e da essa esce un’intera serie di veicoli da cantiere, tute e persone dell’AMP”. Tutta quell’attrezzatura viene utilizzata nella costruzione della base operativa della RDA, una città tentacolare chiamata Bridgehead. “È un porto industriale in piena regola. C’è la raffinazione dell’unobtanio, la raffinazione dei combustibili fossili. Jim voleva che sembrasse un boomtown di frontiera, una costruzione infinita. Come formiche, faticando e costruendo”, asserisce ancora Procter.

CINEMATOGRAFIA E COSTUMI

La maggior parte delle scene live-action di Avatar sono state girate a Wellington, in Nuova Zelanda, e per i sequel Cameron era determinato a tornare nel paese: “Ci è piaciuta così tanto l’esperienza di girare lì il primo film, solo la qualità della lavorazione dei set e degli oggetti di scena, c’è un vero orgoglio in quello che fanno”. Tuttavia, Cameron ha portato con sé una squadra di artisti di alto livello, tra cui il direttore della fotografia Russell Carpenter che ha asserito: “La nostra illuminazione che abbiamo utilizzato nelle scene live action doveva fondersi perfettamente con qualunque ambiente ci trovassimo, sia che si trattasse di una fitta giungla, sia che fosse sott’acqua, sia che si trovasse nelle strutture della RDA”. A fargli eco Landau, direttore della fotografia: “Quando hai una combinazione di live action e CG, una delle cose più difficili è l’illuminazione interattiva. Stavamo anche girando questo in 3D ad High Dynamic Range a 48 fotogrammi al secondo. Russell ha dovuto abbracciare tutte queste cose”.

CAST AGGIUNTIVO

Joel David Moore riprende il ruolo di Norm Spellman, uno scienziato che è rimasto su Pandora e si sente a suo agio con i suoi compatrioti Na’vi. CCH Pounder interpreta ancora una volta Mo’at, la madre di Neytiri e la Tsahik del clan Omatikaya. L’attore, musicista e regista Jemaine Clement (“Flight of the Conchords”, “What We Do in the Shadows”) è il dottor Ian Garvin, un biologo marino che lavora per la RDA. L’attore australiano Brendan Cowell interpreta il ruolo dell’eccezionale capitano della Sea Dragon, il capitano Mick Scores, un uomo guidato dall’interesse personale e dall’avidità.

PRODUZIONE E “NUOVO MONDO” SEMPRE SULLA LUNA PANDORA

Invece di creare una miriade di nuovi pianeti e lune, James Cameron ha scelto di continuare a esplorare la stessa luna Pandora con i sequel di Avatar. Ha ragionato che la luna, che orbita attorno a un pianeta gigante gassoso chiamato Polifemo nel sistema stellare Alpha Centauri-A, potrebbe contenere una serie di paesaggi, proprio come la Terra. A tal proposito produttore Jon Landau si è così pronunciato: “Pandora è un altro personaggio del film. Usiamo Pandora come metafora del nostro mondo e potremmo viaggiare nel nostro mondo per secoli senza vedere tutte le meraviglie che contiene. Quindi, Jim ha preso la decisione di mantenere la storia ambientata su Pandora e di esplorare nuovi biomi e nuove culture. Basandoci sul suo amore per gli oceani, il mio amore per gli oceani, abbiamo scelto gli oceani come il prossimo terreno sonoro per le nostre storie”.

Cameron si è rivolto allo scenografo Dylan Cole per progettare tutto ciò che riguarda la Pandora naturale e i Na’vi, mentre lo scenografo Ben Procter è stato incaricato di concentrarsi sugli ambienti, i veicoli e le armi dei personaggi umani. Questo il commento del regista in merito: “Di solito, hai uno scenografo che gestisce tutto ciò che va davanti all’obiettivo. Ma c’erano due mondi in collisione in questa storia: il mondo umano, che è altamente tecnologico e altamente riconoscibile per noi, e il mondo di Pandora, i Na’vi, le creature, le piante, tutto. Dylan e Ben non stavano solo progettando per il secondo film, stavano progettando l’intera metanarrativa”.

IL MONDO DEI METKAYINA “Nel progettare gli oceani di Pandora, sapevamo di dover affrontare una sfida enorme” -spiega Dylan Cole“Per prima cosa, il nostro regista James Cameron conosce l’oceano più di chiunque altro”. Si riferisce non solo all’immersione da record in solitaria di Cameron nel punto più basso della Terra nel 2012, che ha documentato nel film del National Geographic del 2014 “James Cameron’s Deepsea Challenge”, ma anche alla sua passione di una vita per il mare. Per “Avatar: La Via dell’Acqua”, Cameron e il suo team hanno dovuto tornare al proverbiale tavolo da disegno per determinare come catturare le performance sott’acqua, qualcosa che non era mai stato fatto prima. A dirlo il regista in persona: “La chiave di tutto era girare effettivamente sott’acqua e sulla superficie dell’acqua in modo che le persone nuotassero correttamente, uscissero dall’acqua correttamente, si tuffassero correttamente. Sembra reale perché il movimento era reale. E l’emozione era reale”.

Il team dietro le quinte ha costruito un enorme carro armato presso i Manhattan Beach Studios, dove ha sede la società di produzione di Cameron e Landau, Lightstorm. Il serbatoio potrebbe contenere abbastanza acqua da consentire al regista di replicare le condizioni oceaniche del mondo reale. Con una lunghezza di 120 piedi, una larghezza di 60 piedi e una profondità di 30 piedi e una capacità di oltre 250.000 litri d’acqua, l’enorme serbatoio fungeva da “volume” subacqueo dei film, come sono noti i palcoscenici di cattura delle prestazioni.

“Questo è diventato il nostro sistema completo dell’esercito svizzero. Potremmo fare onde che si infrangono sulla riva e avere persone che cercano di uscire dall’acqua mentre vengono colpite dalle onde. Potremmo creare un’interazione ondulatoria con le creature e le persone che emergono, essere colpiti da un’onda e provare a dire le loro battute e provare a respirare allo stesso tempo”, come spiegato dal regista.

Un sistema di eliche soprannominato “la pista”, che consisteva in due eliche da nave di sei piedi di diametro, veniva utilizzato per guidare la corrente nel serbatoio. Era solo una corrente di 10 nodi, ma siamo riusciti a farla sembrare molto più veloce per il film. Affinché la tecnologia di performance capture funzioni sott’acqua, tuttavia, l’acqua doveva essere limpida. Quindi, sebbene Cameron avesse inizialmente pensato che la troupe che fotografava gli attori avrebbe potuto indossare l’attrezzatura subacquea durante le riprese nella vasca, l’apparato respiratorio ha creato disturbi nell’acqua.

Non puoi avere molte bolle d’aria. Ognuna di quelle bolle d’aria è un piccolo specchio oscillante, e il sistema che sta cercando di leggere tutti i punti del marker sul corpo dell’attore in modo da poter catturare il loro movimento non può dire la differenza tra un punto del marker e una bolla -Ciò lasciava solo un’opzione -Tutti quelli che stavano lavorando nel serbatoio stavano trattenendo il respiro. Se c’era qualcuno che teneva la luce, stava trattenendo il respiro. Se stessero azionando una telecamera, trattengono il respiro. Gli attori, ovviamente, dovevano trattenere il respiro.

James Cameron

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Written by Veronica Sgaramella

Nata a Roma nel Luglio 1990, laureata in Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione presso La Sapienza. Coordinatrice, redattrice e inviata di Yepper Magazine, precedentemente redattrice per Vocegiallorossa, poi collaboratrice e speaker @ 1927 On Air - la storia continua, in onda su Centro Suono Sport. Opinionista periodica sportiva a Gold TV. Ora co-conduttrice di Frequenze Giallorosse (ReteneTVision). SocialMente attiva, amo leggere, viaggiare e immortalare attimi.

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