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MED 2020: il ministro Guerini riafferma l’importanza dell’industria della Difesa per la crescita del Paese

Di Fabrizio Scarinci

Roma. Nei giorni scorsi il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha partecipato, mediante l’invio di un messaggio registrato, all’evento MED 2020, sesta edizione della conferenza annuale “MED-Dialogues” organizzata congiuntamente dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall’ISPI con l’obiettivo di analizzare le attuali problematiche riguardanti la regione mediterranea e produrre suggerimenti utili al fine di affrontarle.

La sede della Farnesina

L’intervento del ministro, focalizzato sul punto di vista del suo Dicastero in fatto di trend della Sicurezza e futuro dell’industria della Difesa, si è aperto con una breve dissertazione sull’attuale stagione geopolitica, che egli ha descritto come segnata da grandi cambiamenti e radicali trasformazioni, soffermandosi, in particolare, sui profondi mutamenti nei rapporti di forza intervenuti nell’ultimo decennio tra i vari attori internazionali e sul progressivo ritorno della “politica di potenza” nelle relazioni tra Stati, che oggi investe non solo domini “tradizionali” come quello terrestre o quello marittimo, ma anche settori più innovativi, come spazio e cyberspazio.

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini

Guerini ha quindi sottolineato come tali trasformazioni si avvertano anche nel Mediterraneo (che nel corso dell’ultimo decennio, come dimostrato dalle guerre civili in Libia e in Siria, nonché dall’attuale crisi nel Mar di Levante, è divenuto un teatro sempre più instabile) e come l’attuale emergenza pandemica, per certi versi più severa di un conflitto, abbia accentuato e accelerato le conseguenze dei cambiamenti in atto.

Egli ha dunque continuato elogiando il lavoro svolto dalle Forze Armate durante le fasi più acute dell’epidemia, sottolineando come le capacità di cui esse devono disporre al fine di assolvere i loro compiti primari (ossia quelli inerenti la Difesa del Paese) si siano rivelate indispensabili anche al fine di gestire tale emergenza.

Di conseguenza, ha ricordato l’importanza di effettuare investimenti nell’apparato statale, auspicabilmente accompagnati dallo sviluppo di una chiara visione di lungo termine del Sistema-Paese e dal rilancio di un dibattito politico sul ruolo della Difesa che includa una dialettica istituzionale tesa a far comprendere agli italiani come le spese militari non siano un costo sottratto a settori percepiti come socialmente più utili, ma piuttosto un investimento in libertà, sicurezza e prosperità.

L’intervento è proseguito delineando gli auspici del ministro per il comparto industriale della Difesa, che egli ha descritto come un fondamentale incubatore di ricerca e innovazione, utile sia alla crescita del Paese (fungendo da catalizzatore e moltiplicatore di investimenti), sia al mantenimento della sua indipendenza (dato che permette di dipendere il meno possibile da sistemi e piattaforme di produzione estera).

Un forte comparto industriale della Difesa garantisce inoltre la possibilità di presentarsi come partner credibili e di avere ruoli di primo piano nell’ambito di cooperazioni bi/multilaterali volte allo sviluppo di nuove tecnologie, che nel prossimo futuro dovrebbero essere sempre più frequenti, soprattutto grazie al rafforzamento di strumenti di cooperazione europea come la PESCO.

A tal proposito Guerini ha spiegato come il Governo e il suo dicastero si impegneranno a fare la propria parte, assicurando il più ampio supporto istituzionale possibile alle imprese nazionali, anche nella prospettiva di una loro maggiore proiezione internazionale.

Ha poi confermato l’inserimento, nell’ultima Legge di Bilancio (attualmente al vaglio del Parlamento), di una proposta per la creazione di un fondo pluriennale da 12,3 miliardi di euro, che dovrebbe servire a dare maggiore stabilità agli stanziamenti di cui le industrie della Difesa e dell’Aerospazio hanno bisogno per pianificare investimenti concreti e duraturi in innovazione, occupazione, cooperazione e competitività globale.

Il ministro ha poi concluso ponendo l’accento sull’importanza dell’implementazione del meccanismo G2G (uno strumento normativo a sostegno dell’export che dovrebbe consentire al nostro Governo di vendere beni e servizi direttamente ad altri governi) e sulla necessità di continuare a supportare lo stretto rapporto di collaborazione già esistente tra Istituzioni, Università e Industria, fondamentale al fine di mantenere il Sistema-Paese resiliente e capace di affrontare (ovviamente in piena sinergia con le istituzioni di cui è parte, come la NATO e l’UE) le complesse sfide del prossimo futuro.

In generale, si è trattato di un intervento equilibrato e propositivo, che testimonia come il nostro Paese stia lentamente iniziando a comprendere l’importanza della Difesa come fattore trainante dell’economia nazionale (e già questo non è un risultato da poco, soprattutto considerando quali erano, fino a qualche anno fa, le posizioni di alcuni partiti o movimenti politici su questo argomento).

Tuttavia, occorre anche sottolineare come la strada da percorrere al fine di diventare (o tornare ad essere) un soggetto geopoliticamente compiuto sia ancora lunga e come essa passi non solo dalla comprensione dei vantaggi economici derivanti dal possesso di un forte comparto “militare-industriale”(cosa che potrebbe sembrare perfino relativamente facile in un Paese essenzialmente economicistico come il nostro), ma anche dalla delineazione di una strategia che contempli un efficace utilizzo delle Forze Armate nell’ambito del perseguimento degli interessi nazionali (che, al momento, appare ancora un traguardo molto lontano).

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