Ad aprire la 14esima edizione della Festa Internazionale del Cinema di Roma è stato Motherless Brooklyn – I segreti di una città, film targato Edward Norton e che vanta un cast d’eccellenza formato da Bruce Willis, Alec Baldwin, Willem Dafoe, Gugu Mbatha-Raw, Bobby Cannavale e Leslie Mann.
Il brillante noir, tratto dall’omonimo romanzo di Jonathan Lethem, è frutto del lavoro di Norton: il cineasta lo ha invero diretto, scritto, prodotto e interpretato, impersonando egregiamente Lionel Essrog, uno schivo detective privato affetto dalla sindrome di Tourette.
Per stessa ammissione di Norton (riferite nel corso della conferenza stampa della presentazione capitolina del film) rispetto al romanzo ci sono alcune differenze:
I personaggi presenti nel libro sono Lionel, Minna e tutti quelli che lavorano nell’agenzia. Quello che succede dopo l’assassino del capo (nonché mentore e amico di Lionel, ndr) è completamente diverso nel film ed è frutto della mia invenzione. Ne ho però parlato con Jonathan perché è un grande scrittore e un profondo conoscitore di cinema e non volevo ne rimanesse fuori. Il romanzo è fantastico ma la cosa importante è il personaggio non tanto la trama. Io ho in qualche modo puntato a mantenere il nucleo emotivo di quel personaggio, portandolo a vivere un’altra avventura che avesse una dimensione politica diversa e a lui questa idea è piaciuta. È come la seconda avventura di James Bond.
Sullo sfondo di una New York anni ’50, in piena evoluzione e contaminata dalla corruzione, la musica ha un grandissimo ruolo. Tra un bicchiere di whisky, misteriose figure avvolte dalla penombra e dal fumo, il jazz rappresenta dei veri e propri lampi di luce, degli sprazzi di dinamismo non soggetti alle regole: un’anarchica forma di espressione nonché collante della pellicola. Per Lionel simboleggia anche di più:
La musica nel film contiene tutte le cose che amo messe insieme, forse è stata un’operazione un po’ rischiosa però era importate farlo. Il jazz non gestisce in qualche modo la sua malattia. Volevamo raccontare la storia di New York negli anni 50 e quella era la musica di quell’epoca. Però c’è dell’altro. Spesso infatti c’è tanta improvvisazione ed è una sorta di analogia del pensiero compulsivo che caratterizza Lionel e la sua manifestazione dei sintomi della Tourette. Al tempo stesso lo conforta. Ho pensato a un momento di liberazione contrapposto a quelli in cui deve sempre cercare di controllarsi: in maniera creativa il disturbo si trasforma quasi in una sorta di piacere. È una liberazione.
Motherless Brooklyn – I Segreti di una Città ha la capacità di trasportarci in un altro tempo. Non solo nel periodo in cui è ambientata la storia. Sembra ripercorrere le fasi della narrazione dei noir old style. Senza dubbio la colonna sonora, curata da Daniel Pemberton, contribuisce a rendere ogni scena suggestiva e ad indirizzare lo stato d’animo dello spettatore, lasciandolo spesso confuso, stupito e disorientato ma mai annoiato o poco coinvolto.
A completare il tutto le eccezionali performance del resto del notevole cast. A chi ha rivisto nello spietato e cinico Alec Baldwin una qualche somiglianza nonché anticipazione di Trump, Norton ha riposto così:
Tutti noi abbiamo investito nel fatto che il popolo abbia il potere però l’idea che c’è sempre una minaccia e una spinta in senso contrario è qualcosa senza tempo e che non riguarda solo gli Stati Uniti. Vediamo in tutto il mondo Paesi che si innamorano di queste persone oscure, dedite al potere e che quindi seguono queste ombre. Il messaggio è che dobbiamo sempre stare svegli, attenti.
E Lionel lo è. Pur volendo non gli sarebbe possibile evitare di prestare attenzione a ogni dettaglio. Nonostante venga considerato l’opposto lui è vigile, scaltro e soprattutto consapevole di ciò che lo circonda. Non rappresenta solo una doverosa presa di coscienza, lui è anche una sorta di antieroe, una persona comune, con dei valori. Come dovrebbe essere ognuno di noi “normalmente”.
Ma è anche un individuo emarginato a causa della sua malattia. Per “darle forma” il regista/protagonista ha asserito di aver creato un mix di suo gradimento di quelle che sono le manifestazioni emerse osservando diverse persone che ne sono affette. Stando alle sue parole, “Poiché si manifesta in modalità molto soggettiva, l’ho creata a modo mio senza ispirarmi a personaggi interpretati in passato (in risposta ai parallelismi fatti con Fight Club,ndr). Non mi rifaccio mai a un personaggio del passato dato che ognuno di loro è diverso e unico”. Come lo è, dal suo punto di vista, la malattia (che non vuole venga denigrata):
Spero che si possa vedere nel film che ci sono anche degli aspetti positivi, quasi dei vantaggi, come li coglie Bruce Willis nel mio personaggio spero lo facciano anche gli altri. La componente più interessante è il fatto che emerga l’umanità. Tanti di noi lottano ogni giorno contro qualcosa e lui non deve trovare una scusa per essere passivo ed evitare di lottare. Non è un’epoca nella quale ci possiamo permettere apatia e cinismo.
Un altro aspetto molto interessante del film è correlato al personaggio di Laura Rose, brillante e determinata donna che si trova a sua volta a combattere contro i potenti, la corruzione e i demoni che emergono man mano a causa dei segreti inevitabilmente legati alla brama di dominio di chi non ha scrupoli. Norton di Laura ha apprezzato in particolar modo una questione:
Il legame con Lionel e l’evoluzione del rapporto. Lei lo trasforma. Molte volte nei noir le donne sono parte della corruzione e anzi spingono l’eroe verso posizione ciniche. Lei, invece, ha un ruolo attivo nei confronti del personaggio, è lei che lo porta ad essere meno passivo.
A fargli eco è colei che dà vita a Laura, ovvero Gugu Mbatha-Raw:
Il bello è che tra loro avviene qualcosa perché vivono in una società che emargina entrambi. Per motivi diversi come il colore della pelle o una malattia. L’incontro tra loro non è tradizionale. Sicuramente il fatto che Edward ricoprisse il ruolo di Lionel dirigendo allo stesso tempo il film ha aiutato: non c’è distanza quando partner e regista sono la stessa persona. Affini la tua intuizione e infatti c’era sintonia, una condivisione emotiva della scena. Sono contenta di aver lavorato con lui perché quando hai simili opportunità puoi solo imparare tanto.
Trama
Negli anni ’50, a New York, Lionel Essrog, solitario investigatore privato affetto dalla sindrome di Tourette, indaga sull’omicidio del suo mentore e unico amico, Frank Minna. Armato solo di pochi indizi e dell’ingegno della propria mente ossessiva, Lionel comincia a svelare segreti gelosamente custoditi, sui quali poggiano le sorti di tutta New York. Immergendosi in un mistero che lo porta dai locali di musica jazz di Harlem ai bassifondi di Brooklyn, fino alle dorate stanze del potere, Lionel finisce per scontrarsi con i peggiori malviventi, e con l’uomo più pericoloso della città, per rendere giustizia all’amico e difendere la donna che potrebbe donargli la salvezza.“
“Motherless Brooklyn” ha dunque aperto la 14esima edizione della Festa del Cinema di Roma senza deludere le aspettative ed estasiando al contempo il creatore del film per l’evento:
Il cinema italiano ha avuto un impatto enorme sui miei gusti e le mie aspirazioni da cineasta e quindi aprire la Festa del Cinema di Roma con il mio film è la realizzazione di un desiderio. È davvero un grande onore e ne sono estremamente felice. Credo che, sebbene si tratti di un’epopea americana e di un noir ambientato a New York, il pubblico italiano sentirà immediatamente la risonanza dei temi nell’ambito del loro vissuto più recente.
Il film uscirà nelle sale italiane il 7 novembre 2019.
Genere Drammatico – durata 144 minuti.
Distribuito da Warner Bros Italia.
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