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Perfetti sconosciuti, Genovese colpisce ancora: ecco 5 motivi per non perdere questa brillante commedia!

Sempre più spesso ormai al cinema, si attende l’arrivo dell’ennesimo filmone americano, caratterizzato da cast stellari e una buona dose di effetti speciali; complice la perdita dell’essenza della vera cinematografia italiana, gli spettatori con il passare del tempo, si sono abituati a non aspettarsi troppo dai prodotti homemade. Eppure negli ultimi anni si sta verificando un’inversione di marcia, un recupero delle tradizioni e della cara vecchia qualità delle pellicole, con quel giusto tocco di attualità. Tra i diversi registi “emergenti”, nonché fautori di tale fenomeno, troviamo senza dubbio Paolo Genovese, noto soprattutto per successi quali “Immaturi”, “Immaturi – il viaggio”, “Un fantastico via vai” (sua la sceneggiatura) e “Tutta colpa di Freud”.
Con “Perfetti sconosciuti” il regista romano è riuscito a migliorarsi ancora, realizzando una tra le commedie italiane più brillanti da un decennio (e forse più) a questa parte. Sfruttando un cast davvero notevole e le riprese interamente girate in notturna in un appartamento, Genovese è stato in grado di trasmettere la giusta percezione della claustrofobica sensazione di oppressione, provocata dalla routine e dai segreti celati dietro l’apparenza ostentata soprattutto attraverso uno schermo. Per farlo “è bastato” riunire attorno ad una tavola alcuni dei nostri migliori attori in circolazione, dando vita a dialoghi brillanti, colpi di scena e confronti capaci di sviscerare sia problemi d’attualità e società che altri di natura molto più quotidiana, intima e personale.
Una commedia tanto corale, a tratti pregna di sottile perfidia quale Perfetti sconosciuti, riesce ad appassionare e allo stesso tempo a far riflettere lo spettatore scena dopo scena. La trama descrive egregiamente la tipologia dei rapporti odierni tra gli individui all’interno delle mura domestiche, e soprattutto all’interno di una società sempre più effimera e liquida nella quale si rischia di annegare. Il tutto ruota e si svolge attorno agli smartphone della discordia, considerati ormai come vere e proprie scatole nere. Attraverso un espediente che sembra almeno all’inizio prettamente divertente, questa sorta di cellulare di Pandora mette a nudo l’animo e la fragilità umana racchiusa sempre più ermeticamente in un oggetto; uno dopo l’altro si scoprono in maniera esilarante e mai banale, gli altarini di ogni commensale, intento fino a quel momento a recitare la consueta parte. Nel film non c’è traccia di pigrizia o elementi scontati che caratterizzano ormai troppo spesso, le commedie all’italiana. Anzi, Perfetti sconosciuti grazie ad un finale geniale e dialoghi scorrevoli (nonostante un’ambientazione più ostica di quanto non sembri) evidenzia in maniera leggera tanto quanto profonda, numerose problematiche odierne.
La costante e insaziabile necessità di novità, comporta un perenne stato di insoddisfazione: raramente ci sente completi, appagati o rilassati. Le lacune più significative derivano dalla mancanza di privacy, di introspezione e stabilità in un mondo sempre più fremente che dinamico e nel quale, ci si sofferma in superficie denotando una scarsa attitudine all’approfondimento (e non solo in relazione ai rapporti interpersonali). Genovese ha in sostanza realizzato un emblematico spaccato della nostra cultura, dell’alter ego dell’individuo moderno, spesso davvero poco al passo coi tempi. Il merito del regista è dunque quello di mostrare allo spettatore quanto la versione fittizia e artefatta della realtà, sia in verità molto più deprimente di quella nascosta. L’egoismo e la venalità, spoglie di menzogne, hanno comunque più valore della finzione e ogni persona seduta a quel tavolo, proprio come nella vita di tutti i giorni, ha un gran bisogno di portare alla luce le proprie debolezze in modo tale da non dover più convivere con l’opprimente fardello di una maschera perennemente incollata sul volto.
Con il passare dei minuti, la recitazione diventa sempre più intensa e la scoperta di segreti più o meno gravi, risalta un malessere radicato, ma non incontrastabile. Forse dover fare i conti con i propri demoni è meno nocivi di tenerli constantemente a bada. Il gioco degli smartphone e dei relativi messaggi condivisi si dimostra essere solo una mera (e geniale) scusa per scoperchiare la povertà d’animo delle persone, sempre più assuefatte e sommerse dalla tecnologia, da oggetti inanimati e sempre meno abituate ad interagire veramente tra loro. I rapporti si vivono e consumano dietro uno schermo e, nel mostrare il rovescio della medaglia della comodità dovuta al progresso, ogni membro del cast aggiunge qualcosa di suo, conferendo una sfaccettatura diversa alle fragilità  emerse. Chiunque può immedesimarsi e rivedere se stesso nei protagonisti e paradossalmente, può farlo sentendosi meno solo.

Cinque motivi per non perdere il nuovo film di Paolo Genovese:

La qualità della regia

Perfetti sconosciuti cast e Genovese
 

   Il cast eccellente

Perfetti sconosciuti cast
 

 Gli intrecci tra i personaggi

Perfetti sconosciuti coppia
 

L’emergere di fragilità umane e tematiche attuali

Perfetti sconosciuti
 

         Il finale e la riflessione che ne deriva

Perfetti sconosciuti la riflessione




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Written by Veronica Sgaramella

Nata a Roma nel Luglio 1990, laureata in Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione presso La Sapienza. Coordinatrice, redattrice e inviata di Yepper Magazine, precedentemente redattrice per Vocegiallorossa, poi collaboratrice e speaker @ 1927 On Air - la storia continua, in onda su Centro Suono Sport. Opinionista periodica sportiva a Gold TV. Ora co-conduttrice di Frequenze Giallorosse (ReteneTVision). SocialMente attiva, amo leggere, viaggiare e immortalare attimi.

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