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Il mio Avellino-Bari: la strada intrapresa è quella giusta, ma le solite ingenuità costano caro

Applausi. Merita solo applausi questo Bari, uscito indenne da una trasferta piena di insidie, come quella del Partenio di Avellino. Applausi più che giustificati, considerando l’ormai consueta inferiorità numerica che ha costretto i nostri biancorossi a giocare più di un’ora con un uomo in meno e ridimensionato, solo nel punteggio, le velleità di un Bari apparso quadrato, spigliato e con il giusto mordente.
Che la trasferta di Avellino non fosse delle più agevoli, lo si è intuito sin da subito. Il classico 3-5-2 di Tesser si è di fatto trasformato in un 3-4-1-2 con Bastien, mina vagante, ad agire tra le linee, dietro le due punte Castaldo-Tavano. Ed è proprio dai piedi e dall’estro del trequartista irpino che sono nati i primi grattacapi per la retroguardia. Intelligente Camplone nell’intuire la giusta mossa, sguinzagliando Valiani sulle tracce del belga, accorciando così l’iniziale eccessiva distanza tra reparto arretrato e centrocampo. Prese le dovute contromisure e dopo essersi impossessato della mediana, il Bari, fino all’episodio del rigore, ha dominato, eseguendo alla perfezione lo spartito dettato da mister Camplone: manovra a sfruttare l’ampiezza e frequenti cambi di gioco, utili ad allargare le maglie di una difesa irpina che in fase di non possesso difende a 5. Un Bari bello e in pieno controllo della gara, eccetto un contropiede nato dalla solita ingenuità. Nel caso di specie, un errore di Dezi che, attratto dalla palla e senza rinculare, si è fatto saltare in modo agevole da Castaldo, bravo nell’imbeccare Tavano che con una conclusione in diagonale ha messo fuori da ottima posizione. Poi, puntuale, arriva la solita e gratuita amnesia del, fino a quel momento, positivo Di Noia: un appoggio elementare errato da cui è scaturita l’espulsione (giusta) di Cissokho e il conseguente rigore per i padroni di casa, bloccato da Micai. Nella ripresa, la superiorità numerica dei campani pare non destare particolari timori ai biancorossi, poco cinici nel chiudere la gara prima con Rosina poi con Jakimovsky. Gol non fatto, gol subito. Rapida ripartenza irpina e Insigne è bravo nell’incunearsi nel cuore dell’area e punire l’incolpevole Micai. La partita poi non offre molto altro, se non qualche sporadico tentativo dei padroni di casa, prontamente annullato da un Bari corto e attento sino al triplice fischio finale.
 
Analizzando i singoli, nota di merito va data ad uno strepitoso Micai. Chiamato in causa nel momento clou della stagione, ha risposto presente, sfoderando una prestazione che è doveroso definire perfetta. Puntuale in uscita su palla inattiva, bravo tra i pali, strepitoso in occasione del rigore. Sì, perchè Castaldo lo avrà anche tirato male, ma il numero uno biancorosso è stato intelligente nel rimanere in piedi sino all’ultimo non facendosi trarre in inganno dalla consueta finta dell’attaccante campano. Merita la riconferma. Monumentale anche Valiani. Schierato al centro del centrocampo, ha saputo interpretare il ruolo nel migliore dei modi, oscurando Bastien e costringendo gli avversari a circumnavigare. Sfortunato in occasione del gol del pareggio, quando non segue l’accorrente Insigne. Unica sbavatura in novanta minuti di corsa e sacrificio. Bene Rosina, apparso più in palla rispetto alle ultime uscite. Nel primo tempo, offre a Maniero un cioccolatino da scartare in occasione del vantaggio. Nel secondo, si divora il raddoppio. A parziale discolpa, la conclusione sbilenca arriva dopo una cavalcata di quaranta metri palla al piede. Tuttavia, nei secondi quarantacinque minuti, arretra il suo raggio d’azione sulla linea dei centrocampisti e svolge un importante lavoro di sacrificio, pressando in prima battuta i portatori di palla avversari. Per lo stesso motivo, va elogiato anche De Luca, meno incisivo del solito in zona gol, ma instancabile nel macinare chilometri sulla destra e ripiegare in fase di non possesso. Molto bene Maniero, sempre nel vivo dell’azione e autore di una prodezza da vero attaccante. Positivo anche l’apporto di Dezi, che ha mostrato grande personalità nel giocare sempre la palla, anche nello stretto, e garantito corsa al centrocampo. Va menzionato anche Donkor. Seppur impiegato per soli dieci minuti, infatti, non era facile entrare in partita in una gara del genere, cancellando l’incubo vissuto una settimana fa. Un paio di chiusure precise sugli esterni nel finale ne sono la testimonianza. Unica incognita ereditata dalla trasferta campana è legata a Jakimovsky e ad un equivoco tattico che ormai appare limpido. Grande forza fisica, grande corsa. L’impressione predominante è che vada impiegato trenta metri più su, sulla linea dei tre d’attacco, anche se ciò significherebbe fare fuori uno tra Rosina e De Luca. Cui prodest?
Il Bari, al netto dell’unico punto racimolato in tre importanti gare, mostra netti e tangibili miglioramenti. Merito sicuramente della nuova impronta di mister Camplone. La squadra verticalizza tanto rispetto al recente passato e, pur non raccogliendo i frutti sperati, sa anche creare tanto. Peccato però che gli immancabili errori individuali oscurino oltremodo quanto di buono questa squadra stia producendo  in termini di prestazione. A Camplone spetterà il compito di lavorare sulla testa dei ragazzi, evitando quei paurosi passaggi a vuoto che d’ora in poi peseranno come macigni per il rush finale.

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Written by Alberto Stasi

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