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Bari, torna il sorriso. Ma piedi per terra, c'è molto da lavorare. I 5 spunti significativi emersi nel match contro gli irpini…

E gioia fu. L’importante affermazione contro l’Avellino riporta il sorriso in città e dà una bella boccata d’ossigeno a Nicola e soci. In un solo colpo, ricucito il mini-gap dai piani alti di B, creatosi dopo Crotone, e ritorno alla vittoria. Vittoria del carattere. Del cuore. Ma non ancora del gioco.
Certo, i numeri sorridono ai biancorossi e, al momento, va più che bene così: otto punti in cinque gare, al netto di preventivabili difficoltà iniziali, sono oro colato. Ma ciò non può bastare in ottica futura. Lo sanno bene i tifosi. Lo sa bene anche mister Nicola, così come i suoi (nostri) ragazzi.
In tale ottica, il match contro gli irpini può indicare la rotta. Novanta minuti indicativi di cosa la Bari sia oggi e cosa possa essere in un futuro, auguriamocelo, non troppo lontano:
MARTELLARE SUL 4-3-1-2: troppo brutto per esser vero il Bari del 3-4-3 di Crotone. Netto balzo in avanti con il ritorno al tradizionale assetto con i quattro di difesa, lo schermo di centrocampo ed il trequartista dietro le punte. A tratti (primi 20′ del primo tempo e seconda metà di ripresa), il Bari di ieri ha convinto e non è un caso che il gol vittoria sia arrivato da una giocata, seppur estemporanea, di un trequartista come Rosina. Quel fantasista sul quale costruire necessariamente il cardine dell’attacco biancorosso.
PALLINO DEL GIOCO IN MANO: la netta sensazione che si ha è che questo Bari necessiti di avere il pallino del gioco in mano per poter esprimere il proprio, enorme, potenziale offensivo. Non è una squadra da contropiede, non si può vivere di sole ripartenze, non si possono fare barricate. Il Bari 2015/2016 ha tanta qualità tra i piedi e deve saper dettare la propria forza su ogni campo di B.
PEDINE AL POSTO GIUSTO: De Luca più vicino alla porta e non da esterno d’attacco. Rosina da trequartista, così come Sansone. I biancorossi  riescono ad incidere con questa collocazione tattica. Maniero è troppo isolato e riesce ad incidere poco se utilizzato da centro-boa e soprattutto se non supportato da una seconda punta, che giochi accanto all’attaccante campano, sgravandolo da estenuanti battaglie contro i centrali di difesa ospiti.
EQUILIBRIO IN MEDIANA: la squadra è ancora divisa in due tronconi. In fase di copertura, i centrali di centrocampo vengono poco supportati da trequartista e punte in fase di non possesso e, spesso, lasciati in inferiorità numerica. I biancorossi d’attacco devono sapersi anche sacrificare in fase di ripiego e dar fastidio ai costruttori di gioco ospiti. L’Arini di ieri godeva di enorme, spropositata, libertà in fase di possesso.
SGANCIARE I TERZINI: terzini bloccati no. Il Bari arriva sulle fasce troppo poco e, quando lo fa, riesce a rendersi sempre pericoloso. Sacrificare un Sabelli, ottimo terzino di spinta, limitandolo a compiti di copertura e fermo sulla linea di difesa, è uno spreco che questo Bari non può permettersi. E poi, lì davanti c’è un certo Maniero, “ariete” abile nel gioco aereo. Perchè non rifornirlo con cross, degni di esser chiamati tali?
Siamo solo alla quinta giornata. E, fortunatamente, tempo ce n’è. Questo Bari ha ampi margini di miglioramento. A Nicola, l’onere e l’onore di assemblare individualità di tutto rispetto in una B livellata verso l’alto. Questo Bari può far strada, questo Bari deve fare strada.

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Written by Alberto Stasi

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