Biden a Varsavia: sottolineata l’importanza di favorire l’affermazione della democrazia. L’America potrebbe aver definitivamente riscoperto il concetto di “Nazione indispensabile”

Di Fabrizio Scarinci

VARSAVIA. Gli americani, così come i polacchi e i cittadini degli altri Paesi democratici sanno molto bene che non vi è aspirazione più alta della libertà, e, proprio in virtù di questo, è necessario che il mondo libero usi tutto il suo potere al fine di “sollevare i popoli del mondo” e favorire il loro progresso.

Riassunte in modo sintetico, sono, senza dubbio, queste le parole più importanti pronunciate dal Presidente americano Joe Biden durante il suo discorso di oggi a Varsavia.

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden

Parole caratterizzate da una fortissima carica ideale che, sul piano strategico, ribadiscono piuttosto chiaramente la volontà degli USA di contrastare le mire espansionistiche dei loro competitor, contro i quali intendono far leva non solo sulla propria forza militare ma anche sul loro ben noto impianto valoriale, che, al netto dei suoi evidenti fallimenti in Medio-Oriente, si è già dimostrato, in diverse occasioni, un fattore efficacissimo al fine di conservare la solidità dei loro sistemi di alleanze e di permettere a Washington di incidere nelle vicende politiche interne dei propri rivali.

Stando alle sue parole, inoltre, sarebbe proprio al fine di difendere la democrazia che l’Ucraina e la stessa NATO avrebbero superato in modo così brillante le durissime prove a cui sono state sottoposte nel corso dell’ultimo anno, in seguito al quale si ritroverebbero ad essere ben più forti e unite di quanto non fossero prima; cosa che a suo parere dovrebbe ora sapere anche Vladimir Putin.

Proprio con riferimento al leader del Cremlino, infatti, egli ha sottolineato come, lanciando il suo attacco, egli avrebbe commesso un gravissimo errore di sottovalutazione, non solo del coraggio degli ucraini ma anche dell’unità e della determinazione dell’Alleanza Atlantica, che si starebbe ora accingendo ad accogliere tra le sue file anche le storicamente neutrali Svezia e Finlandia.

Sempre nel suo discorso, egli non avrebbe, poi, mancato di stigmatizzare i numerosi crimini commessi dai russi ai danni della popolazione civile ucraina e gli effetti del blocco navale imposto da Mosca ai danni di Kiev, che sarebbe alla base della grave crisi alimentare scatenatasi di recente in diverse aree del Terzo mondo (oggetto, peraltro, di una sempre maggiore attenzione da parte di Washington sia in funzione anti-russa che in funzione anti-cinese).

Per quanto riguarda, invece, gli alleati polacchi, a dir poco preziosi nell’ambito dell’attuale strategia statunitense in Europa (oltre che particolarmente attivi nel fornire sostegno ai loro vicini ucraini) egli ha voluto rendere omaggio alla loro lunga storia di lotta per l’autodeterminazione, nel corso della quale hanno, notoriamente, dovuto subire diverse occupazioni da parte di potenze straniere, tra cui quella tedesca occorsa durante il secondo conflitto mondiale e quella “de facto” operata dai sovietici nei lunghi decenni della Guerra fredda.

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