Colpevole di “aver fatto propaganda contro il sistema di governo“. E’ la singolare accusa scagliata contro Ghoncheh Ghavami, la giovane britannica di origine iraniana, arrestata in Iran per aver cercato di assistere ad una partita di pallavolo maschile.
Condannata ad un anno di reclusione, Ghoncheh Ghavami arrivata in Iran come volontaria di un ente di beneficenza che insegna l’alfabetizzazione ai bambini di strada, dal 20 giugno è rinchiusa nella prigione di Evin a Teheran. Quale efferato crimine avrebbe commesso? Ha tentato di accedere all’incontro di World League maschile Iran – Italia, sfidando il “divieto imposto dalla rigida morale islamico-sciita“.
Unanime la disapprovazione della comunità internazionale nei confronti della decisione iraniana. Durante la sessantanovesima Assemblea Generale delle Nazioni Unite il ministro degli esteri inglese ha sollevato le preoccupazioni del proprio governo in merito all’accaduto e alla condanna, mentre Ghoncheh dal primo ottobre ha iniziato lo sciopero della fame per protesta.
Iman Ghavami, fratello di Ghoncheh, ha lanciato una petizione sul sito Change.org per raccogliere firme di supporto alla campagna per la liberazione della 25enne. Sul social Twitter l’hashtag utilizzato per twittare messaggi di solidarietà è #FreeGhonchehGhavami, su Facebook è stata creata una fanpage.
Così accade che da un parte del mondo, negli Stati Uniti, il presidente Obama durante il discorso del sabato, prima delle elezioni di midterm, si rivolge alle donne sostenendo che “mai più donne pagate meno degli uomini. Meritate le stesse possibilità di successo”. Dall’altra parte dello stesso globo le donne, invece, non hanno il diritto di guardare una partita di pallavolo o più semplicemente non hanno diritti civili riconosciuti!
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