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Coree, il dialogo a Vladivostok tra Kim e Putin non produce risultati particolari. Sul tavolo la denuclearizzazione di Pyongyang

Di Pierpaolo Piras

Vladivostok. Non ci sono progressi nei “colloqui” a sei sulla Corea del Nord. Iniziato nel 2003, il dialogo  coinvolge le due Coree, il Giappone, la Cina, la Russia e gli Stati Uniti.

E’ quanto emerge dall’incontro tra il Presidente della Corea del Nord, Kim Jong-un e Vladimir Putin, Presidente della Russia, a Russky Island, in prossimità della città portuale di Vladivostok nell’estremo orientale della Russia.

La stretta  di mano tra Kim e Putin

Fin dall’inizio, l’incontro si è svolto all’insegna della cordialità e costruttività.

Nelle prime ma scarne dichiarazioni iniziali, i due hanno ricordato i forti legami reciproci vigenti ai tempi della guerra fredda e ribadito la volontà di sedare il clima di tensione.

È facile per la Corea del Nord considerare questa visita come un’ottima opportunità per superare il proprio isolamento internazionale seguito al recente fiasco politico, ad Hanoi, con Donald Trump, Presidente USA.

Trump e Kim ad Hanoi

Ed invia, poi, di riflesso, un segnale distensivo alla Amministrazione americana.

Ancora più controproducente è stato il danno diplomatico, seguito alla richiesta di Pyongyang di rimuovere il Segretario di Stato USA, Mike Pompeo, dai colloqui sul nucleare, accusandolo di dire “sciocchezze” e di scarsa competenza.

Il Segretario di Stato Usa, Mike Pompeo

Ci si chiede quali siano gli obbiettivi di entrambe le parti. Il principale soggetto di questo incontro è rappresentato dalla denuclearizzazione della penisola coreana. Vengono poi le relazioni bilaterali, le sanzioni comminate dagli USA, i rapporti con le Nazioni Unite (finora prevaricate) e con gli Stati Uniti.

Da un lato, Putin, notoriamente abile in politica estera, ha il desiderio di riaffermare il proprio importante ruolo nel teatro conflittuale coreano, dopo i passati incontri Trump-Kim, laddove il Cremlino si è trovato di fatto emarginato.

Ora, invece, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, dichiara che la Russia potrebbe ospitare una eventuale ripresa dei colloqui multilaterali sull’area di conflittualità nord coreana, gli stessi iniziati infruttuosamente nel 2003.

In effetti, la politica del “dito sul grilletto” utilizzata da Trump, è servita ad ottenere l’importante risultato di portare il dittatore nordcoreano al tavolo della trattativa, fallendo, però, ad Hanoi, su quello dei risultati profittevoli e duraturi.

La politica estera russa è sempre stata contraria, come quella USA, alla proliferazione delle armi nucleari (e di tutte le altre armi di distruzione di massa).

Non rimane che seguire le regole del diritto internazionale e della diplomazia.

Il tema urgente e principale della denuclearizzazione passa attraverso la spinosa questione del disarmo della Corea del Nord che potrà realizzarsi solo se seguiranno misure di salvaguardia della sicurezza della sovranità secondo gli interessi della Repubblica Popolare Democratica di Corea.

Non si andrà lontano senza il concorso, politico e diplomatico, di tutti e sei gli Stati succitati, protagonisti nell’area estremo-orientale.

Solo così potranno entrare in scena garanzie internazionali, non conflittuali ma basate sul diritto internazionale, senza le quali il conflitto tra le due Coree difficilmente sarà risolto.

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