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COVID-19, cosa avverrà dopo la pandemia? Ecco le regole sanitarie da applicare

Di Pierpaolo Piras*

Roma. La pandemia sta per finire. Che cosa avverrà dopo? Questa è la domanda che tutti si pongono.

Se prima del coronavirus il mondo era concentrato sulla lotta al terrorismo, l’attenzione è ora rivolta alla salute propria e sociale.

File al supermercato

Il morbo si è diffuso a tutto il mondo, causando il collasso del sistema sanitario in Paesi come l’Italia, la Spagna e la Francia e minacciando gravemente gli Stati Uniti e l’Inghilterra.

Crollano anche le tanto sbandierate intese: l’aiuto sanitario sentitamente richiesto dall’Italia all’Unione Europea è stato incredibilmente disatteso e nulla ha ricevuto a parte le tardive e quindi inutili scuse di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Excusatio non petita, accusatio manifesta.

La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen

La società moderna è rimasta sconvolta come mai a memoria dei viventi. Se ne riscontravano numerose tracce nei libri di fantascienza e nei discorsi di uomini illustri (Barack Obama, Bill Gates ecc) .

Il morbo è iniziato in Cina dilagando poi ovunque. La risposta è stata immediata a Wuhan, dove è nato, ottenendo risultati eccellenti, a detta delle autorità locali. Lo stesso dicasi per Singapore, Corea del Sud e Hong Kong.

Ora siamo in prossimità della fase due che vedrebbe l’esordio della progressiva apertura di tutte le attività umane, economiche e sociali.

Che cosa dovrà essere osservato con la massima severità?

Uno. La produzione urgente di “filtri facciali” (questo è il loro vero nome fuori dal periodo di carnevale, non le mascherine) FFP2 e FFP3, le uniche con la porosità adatta e omologata a respingere il Covid 19, e a dotarne in primis tutto il personale sanitario, Medici ed Infermieri e Forze dell’ordine in toto.

L’importanza dell’uso delle mascherine

Due. Massiccio dispiegamento dell’analisi di laboratorio su tampone naso-faringeo a livello ambientale, compresa l’età pediatrica, finalizzato a riconoscere i paucisintomatici e asintomatici, affidando il prelievo a personale esperto e formato.

Tre. Stretta osservanza della distanza sociale anche all’aria aperta. È un dato consolidato anche da precedenti esperienze epidemiche che la malattia potrà essere fisiologicamente contenuta quanto più la popolazione saprà tenere la prescritta distanza (almeno 1 metro) dai propri simili. È accertato che osservando la giusta distanza sociale i parametri della epidemia possono essere ristretti fino al 95%.

Quanto tempo durerà la fase due?

L’esperienza passata (l’unica a nostra disposizione) ci insegna che il periodo potrebbe variare fra tre settimane e tre mesi. Questo quesito ci proviene maggiormente da parte delle aziende produttive e commerciali.

Proiettato anche in un ambito internazionale, prevede schematicamente un triplice scenario:

Primo. Il contenimento dell’epidemia risulta efficace suscitando una rapida e universale scomparsa del Covid-19. Ma, in ogni momento dobbiamo ricordare che il virus potrebbe fare una ricomparsa attraverso qualche viaggiatore occasionale riaccendendo un isolato focolaio facilmente contenibile.

Secondo. Il mondo vigila e tiene ben desta ed alta la guardia intervenendo velocemente su ogni eventuale focolaio epidemico, impedendo che quest’ultimo estenda il contagio.

Tutto questo dovrebbe avvenire per altri 6-8 mesi fino alla produzione di un vaccino valido ed efficace. Alla luce del formidabile impegno mondiale per la sua produzione, il suo allestimento fino alla distribuzione potrebbe verificarsi quam primum.

Se tutti quanti ci adopereremo con l’impegno dimostrato finora, basterà ancora una buona dose di pazienza per sopportare altri brevi e fugaci periodi di distanziamento sociale.

Da un punto di vista scientifico, vengono da considerare altri due fattori, entrambi sconosciuti per l’assenza di precedenti esperienze cliniche vissute con tale virus. Le conosceremo fa molto tempo, almeno due anni.

Sono la stagionalità e la durata dell’immunità.

Sarà dirimente il comportamento del coronavirus nel corso della stagione calda ovvero, per quanto ci riguarda, l’estate nell’emisfero boreale dove sta l’Europa.

Rifacendoci alla letteratura del passato dovrebbe essere circa 1-2 anni. Ovvero un tempo più che sufficiente allo sviluppo di un vaccino specifico.

Al termine ultimo della pandemia, rimarrà da curarne un’altra di diverso tipo: i disturbi di tipo psichico in soggetti già affetti da sindromi ansiose, ansioso-depressivo, fobie ed ossessioni di vario tipo.

Una parte di costoro sono già ora sotto le cure dei propri Specialisti Neurologi.

*Specialista in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale

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