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#Day4: Los Angeles Lakers

Benvenuti, al quarto appuntamento seppure in ritardo della presentazione dei roster NBA. In questo articolo vi presenterò i tanti agognati Los Angeles Lakers (LAL), squadra in tanti mi avete richiesto per via della difficile interpretazione che si può dare ad un roster in completo rinnovo.
Sarà un articolo leggermente diverso rispetto al solito, non sarà come al solito, in cui vi presento i giocatori chiavi o quelli più conosciuti. Questa volta parlerò molto più in particolare andando ad analizzare il delicatissimo rapporto tra la bandiera e sicur prossimo Hall of Famer: Kobe Bryant e l’intero organico Lakers che comprendono sia giocatori, staff ma anche il GM Mitch Kupchak. Sarà un articolo molto critico e cinico visto da un estremo mio punto di vista e quindi, non necessariamente condivisibile. Sarà esternare tutte le mie conoscenze in merito al caso Kobe, ciò che veramente si è creato intorno a questo giocatore all’interno della NBA e cosa voglia dire per la franchigia.
Innanzittuto inziamo dal dire come, i Los Angeles Lakers siano da sempre stati una franchigia vincente, sempre. Vincente non vuol dire necessariamente puntare al titolo ma vuol dire avere una mentalità vincente, pensare anche solo di avere una possibilità e scendere in campo pensando di onorare questa possibiità. Insieme ai Boston Celtics, i giallo viola sono la squadra che più ha regalato vittorie e gioie ai propri tifosi. Negli ultimi anni però, la squadra ha subito un calo drastico ed ha toccato il fondo lo scorso anno con la terribile lontanza dalla zona per provare a disputare almeno i playoffs. La franchigia ha cercato di provare a ridare splendore quando, operando sul mercato senza badare troppo a spese, riunì in un unico nucleo Kobe, Dwight Howard (attuale C degli Houston Rockets), Pau Gasol (attuale PF dei Chicago Bulls alla corte di Derrick Rose) e Steve Nash (che si è ormai ritirato). Quantità di talento imbarazzante, ma che non si riuscì ad assemblare in alcun modo. Tre primissime punte e un giocatore dell’intelligenza di Nash non riuscirono mai a trovare un sistema per riuscire a fare la differenza e il loro cammino si spense subito, al primo turno di playoffs. I giocatori presero tutti strade differenti, fatta eccezione appunto per il “Black Mamba”, così viene chiamato il 24 giallo viola per la sua capacità di mordere come un combra gli avversari.

Kobe viene da stagioni un po’ travagliate causate da vari infortuni, gli ultimi in linea di tempo: la rottura del tendine d’achille e la lesione alla spalla destra. Eccezionale il video realizzato proprio per lo stesso Kobe in cui lui stesso, protagonista del corto, riceve la notizia dal medico che la sua stagione sarebbe dovuta terminare lì. Un giocatore dall’infinito cuore che ha sempre dato tutto per la maglia e soprattutto per vincere. Inoltre, proprio nell’ultimo periodo lo stesso KB24, sempre alla ricerca della vittoria, aveva cambiato leggermente modo di pensare: evitando di prendersi troppi tiri in isolamento e cercando invece di mettere in ritmo i compagni con i suoi assist. Ma arriviamo al dunque.. trioQuest’estate i Lakers hanno cambiato qualcosa, aggiungendo qualche pezzo al proprio roster, a partire dal “Sixth Man of the Year” della stagione appena trascorsa Lou Williams (G), dal centro ex Indiana Pacers Roy Hibbert (C), un ala grande di peso come Brandon Bass (PF) e il mitico ritorno dopo solo mezza stagione circa a Cantù di Metta Wolrd Peace o Panda Friend (SF) come preferisce. Dalla seconda scelta al draft 2015 poi, i Lakers sono andati a scegliere D’Angelo Russell (PM/G), un prodotto dell’Università di Ohio State con grandi doti da realizzatore e un ottimo fisico, che ho avuto modo di seguire durante le fasi finali del torneo NCAA. Il giovanissimo Russell va ad aggiungersi a Julius Randle (PF), scelto al draft del 2014 dai LAL, ma che l’anno scorso non ha avuto modo di dimostrare gran che il suo valore per via di un infortunio che l’ha tenuto lontano dai campi da basket per oltre tre quarti del torneo.
Il rapporto Kobe-compagni viene reso un po’ più chiaro quando, alla presentazione dei nuovi arrivi, un giornalista chiede se il Black Mamba li abbia chiamati per dargli il benvenuto o comunque apprezzare il fatto che abbiano scelto una franchigia come Los Angeles in completo disfacimento. Ecco, in quel momento, all’interno della sala conferenze è calato il silenzio, rotto solo dalle risposte dei giocatori: “No. Non abbiamo ricevuta nessuna telefonata, nè messaggi da parte di Kobe”. Si sono zittiti anche i media per un attimo. E’ iniziata così una polemica sul fatto che la bandiera losangelina dopo l’infortunio si sia rinchiuso ancor più in sè stesso di quanto non lo fosse prima, è prematuro certo per dirlo, tanto meno lui è obbligato da vincoli contrattuali o societari a chiamare i nuovi arrivati, però..
In fondo è pur sempre una bandiera, in fondo ha detto lui stesso che si aspettava determinati movimenti sul mercato ecc. La mia critica arriva a questo punto, come può, una bandiera pretendere un contratto da oltre 20 milioni di dollari a stagione quando tutti sanno che sei al termine della carriera (questo sarà il suo penultimo anno probabilmente)? Se facciamo un breve confronto, Tim Duncan ha accetato un contratto che prevede cifre al di sotto dei 10 milioni. Entrambi sono due bandiere, entrambi possono offrire ed hanno offerto tanto al basket, uno ha 36 anni e l’altro 38, però Timmy ha l’umiltà di mettere da parte il suo interesse personale (in termini monetari) pur di vincere il titolo, mentre l’altro probabilmente sostiene ancora di essere la stella nascente di un tempo. Non si tratta ovviamente di un attacco diretto in cui affermo che Kobe è un giocatore finito e non dovrebbe in alcun modo richiedere quel tipo di contratto, assolutamente. D’altra parte però non ha il fisico per giocare ai livelli di un tempo e lo hanno dimostrato gli infortuni degli ultimi anni e permettere ai Lakers di agire sul mercato con un maggiore spazio salariale avrebbe permesso l’inserimento di pezzi ben più pregiati.
Non solo, Kupchak ha anche affermato che non ha ancora discusso con il Black Mamba per il suo minutaggio di questa stagione. Arriva una seconda domanda, ancor più retorica della prima se possibile: c’è mai stata una discussione effettiva sul minutaggio del 24? Non mi sembra che abbia mai cercato di preservarsi limitando i suoi minuti neppure sotto tortura, pensiamo davvero lo farà quest’anno?
Riusciranno questi Lakers ad essere gruppo? Secondo me, potranno esserlo ma più per imposizione suprema del suo indiscusso leader. Sarà quindi un clima molto instabile all’interno dello spogliatoio. Inoltre sono dell’idea che fino a quando la franchigia di Los Angeles non chiuderà il capitolo Bryant per inziare una vera reboulding (“rinnovamento” all’italiana), questa squadra rimarrà l’ombra di quella che era. Cosa aspettarsi dunque da questa stagione da questi LAL? Dal mio punto di vista, cari tifosi losangelini, vi toccherà accantonare discorso playoffs e bel gioco anche quest’anno. I giocatori che sono stati acquistati vengono da sistemi tutti diversi e senza un chiaro e apparente metodo di attacco (fatta eccezione per Metta) se non quello dell’uno contro uno. E sarà proprio su isolamenti ed uno contro uno abbastanza statici che vergerà l’attacco di questa squadra quest’anno. Ci sono possibilità che non sia così, ma sono davvero poche.
Abbiate pazienza cari tifosi, non sono e non possono essere finiti i giorni di gloria di una squadra con questo nome. Arriverà presto anche per voi il momento di gioire, ma non credo sarà molto presto.

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Written by Francesco Novello

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