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I capolavori del cinema: Apocalypse Now

1979Francis Ford Coppola; con Martin Sheen, Marlon Brando, Robert Duvall, Dennis Hopper, Frederic Forrest, Laurence Fishburne, Harrison Ford.

A distanza di dieci anni dal 1969, anno in cui la guerra del Vietnam era al suo culmine, Francis Ford Coppola, uno tra i più grandi registi della storia del cinema, dirige Apocalypse Now, film destinato a diventare un capolavoro della storia del cinema mondiale, narrando le vicende e gli orrori degli scontri tra americani e vietcong con estremo realismo ed efficacia visiva. Intrighi, guerre personali, l’estrema varietà caratteriale di ogni personaggio, insaporisce quello che sarebbe stato l’ennesimo film di guerra, tema usato ed abusato dalla cinematografia, soprattutto da quella statunitense.

L’idea del film venne nel 1969 a John Milius, che iniziò a scrivere una sceneggiatura su un gruppo di soldati che viaggiano su un fiume durante la guerra del Vietnam. Al progetto si associò George Lucas, che propose l’idea di raccontare le avventure di un plotone di appassionati di surf. Nello stesso periodo Carroll Ballard, grande amico di Milius, di George Lucas e di Francis Ford Coppola, aveva intenzione di realizzare un film tratto dal romanzo Cuore di tenebra (1902) di Joseph Conrad. Fu alla metà degli anni settanta che John Milius ebbe l’idea di accorpare il soggetto di Cuore di tenebra alla sua sceneggiatura sulla guerra del Vietnam. Nel 1975 però Milius e Lucas abbandonarono il progetto per dedicarsi ad altro mentre Francis Ford Coppola decise di continuare nell’impresa.

Le riprese furono funestate da grandi problemi: i produttori non credevano più nel progetto, i soldi mancavano e il cast e la troupe erano esasperati dalle riprese nelle Filippine, perdevano entusiasmo e c’era il sospetto che facessero uso di droghe; la produzione veniva inoltre osteggiata dal governo americano perché la pellicola aveva uno stampo antimilitarista. Addirittura l’attore Martin Sheen finì con il ferirsi ad una mano durante le riprese iniziali nella camera d’albergo, in quanto, essendo stato fatto realmente ubriacare, ruppe involontariamente uno specchio ferendosi alla mano. Il terrore di non ultimare il film ridusse Coppola in uno stato di depressione, durante il quale tentò il suicidio, perse trenta chili di peso e rischiò la separazione dalla moglie Eleanor.

Nonostante tutte le difficoltà, data la grandiosità del cast, il prestigio del regista, la fotografia eccezionale (di Vittorio Storaro) e le colonne sonore ormai leggendarie (di Walter Murch – la celeberrima Cavalcata delle valchirie di Richard Wagner), il film fu un vero e proprio successo mondiale, unico nel suo genere, inimitabile, eccezionale perla cinematografica che incassò ben 150 milioni di dollari.

Vincitore di due Premi Oscar, tre Golden Globe ed una Palma d’oro, il film capolavoro di Coppola è delirante, eccessivo, ricco di sequenze straordinarie, ambizioso e complesso; troppo duro, crudele e con passaggi difficili da interpretare, citazioni complesse episodi crudeli eppure mai gratuiti, è una riflessione amara e disperata sull’imperialismo USA, erede del colonialismo europeo, sulla follia omicida della società occidentale, sul declino dell’umanità.

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