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"In caso di attacco aiuteremo Damasco"

Al termine del G20 di San Pietroburgo l’atteso incontro, faccia a faccia, tra Obama e Putin si è tenuto. 20 minuti di discussione che, però, non hanno portato ad una convergenza di posizioni in merito alla crisi Siriana.

Nel caso di un attacco a Damasco, la Russia sarà pronta a difendere la Siria. “Stiamo già aiutando, inviamo armi, cooperiamo nella sfera economica, auspichiamo di estendere tale cooperazione al settore umanitario. L’applicazione della forza nei confronti di uno Stato sovrano è possibile solo per autodifesa e con il mandato Onu, e non è questo il caso. Come già detto, chi agisce in modo unilaterale viola la legge internazionale” – ha precisato il presidente Putin.

Sul fronte opposto il presidente Obama continua a sostenere le ragioni di un attacco al regime Siriano, spiegando che  “questo tipo di interventi è sempre impopolare perché sono lontani, distanti, è parte del mio lavoro spiegare la necessità di agire in Siria perché credo sia la cosa giusta da fare anche se non sono impaziente di agire militarmente”. “L’uso di armi chimiche contro bambini è qualcosa che noi [il mondo] non facciamo” – ha aggiunto il presidente USA.

Al margine del G20, in una nota diffusa dalla Casa Bianca 11 Paesi (Australia, Canada, Francia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Arabia Saudita, Spagna, Turchia, Gran Bretagna e Stati Uniti) “condannano l’attacco con armi chimiche avvenuto a Damasco il 21 agosto e di cui il regime di Assad viene ritenuto responsabile”. I leader dei Paesi firmatari “invitano a una forte risposta internazionale a questa grave violazione delle regole”.

Intanto è attesa per le 18 la veglia di preghiera per la pace, voluta da Papa Francesco che rinnova l’appello al dialogo attraverso twitter: “La pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità”. L’hashtag scelto dal Pontefice è #prayforpeace e migliaia di messaggi sul social network, in queste ore, lo rilanciano.

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