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In Italia le armi chimiche siriane

Destinate alla distruzione le armi chimiche siriane

Le armi chimiche del regime di Bashar al-Assad, armi che in Siria hanno provocato morte e distruzione, saranno a breve messe in sicurezza.

Partite da Cipro, quattro navi militari battenti bandiera norvegese e danese hanno il delicato incarico di ritirare e scortare un primo carico di armi chimiche, destinate alla distruzione in mare. Le quattro imbarcazioni attraccheranno nel porto di Latakia, in Siria, per poi essere raggiunte e scortate da altre navi cinesi e russe.

“La nostra task force ha lasciato il porto cipriota di Limassol e ha adesso rotta verso un’area di attesa in acque internazionali, al di fuori di quelle siriane. Siamo pertanto assolutamente pronti a entrare nel porto di Latakia non appena arriverà l’ordine”, commenta l’operazione navale il portavoce  delle forze armate norvegesi.

L’Italia rivestirà un ruolo di primo piano nel programma di distruzione delle armi di Damasco. Le navi militari attraccheranno in un porto italiano, presumibilmente in Sicilia o Sardegna, attraverso cui il carico di armi chimiche sarà preso in consegna da “Cape Ray“, un’imbarcazione della marina americana. Sarà compito della “Cape Ray”, equipaggiata con sistemi di idrolisi portatile, procedere alla distruzione delle sostanze chimiche in mare. Le scorie con “livello di tossicità piuttosto basso” verranno consegnate, nella fase finale, a società civili specializzate.

Due settimane fa, a Bruxelles, il ministro degli esteri Emma Bonino aveva anticipato la sosta delle navi militari in un porto sul territorio italiano. La scelta dello stesso dovrebbe essere pianificata dall’Opac (l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) valutando la grandezza e la distanza del porto dal centro abitato, per garantire la massima sicurezza.

L’intera operazione appare ben definita nella teoria, tuttavia restano alcuni timori legati alla sfera della sicurezza. La notizia, della sosta italiana delle armi, sui social network viene commentata con preoccupazione, specialmente da cittadini che ipotizzano il coinvolgimento portuale della propria città.

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