Dopo i recenti fatti di cronaca si è riaccesa la discussione, si parla tanto di rapine e di legittima difesa, della possibilità di difendersi sparando e dei limiti di proporzionalità. Si parla spesso di rapinatori uccisi, di tabaccai e gioiellieri picchiati selvaggiamente o che armano la loro mano.
La nuova legge votata ed approvata alla Camera nel 2008 prevede: Chi, trovandosi in casa propria o nel luogo di lavoro, si sente aggredito o minacciato, o crede minacciati e aggrediti i beni che gli appartengono, può reagire come crede, utilizzando le armi “legittimamente detenute” ed anche uccidendo, perché la sua reazione sarà sempre considerata “proporzionata. Il testo stabilisce che il rapporto di proporzione esista sempre se qualcuno che si trova in casa propria o nel posto dove lavora “usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo” per difendere non solo la “propria o altrui incolumità”, ma anche i beni “propri o altrui”. E questo quando “non vi è desistenza e vi é pericolo di aggressione”.
Il codice penale è chiarissimo, l’Art. 52 afferma: Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa. La scriminante in questione è da considerare manifestazione del principio di autotutela privata consentita dall’ordinamento, in deroga al monopolio statuale dell’uso della forza, nei casi in cui, in presenza di un’aggressione contro beni individuali, l’intervento pubblico non possa essere tempestivo e dunque efficace.
Ma tornando nella vita reale, e pensando al pensionato del milanese Francesco Sicignano, che nei giorni scorsi ha sorpreso ed ucciso un ladro albanese in casa sua, cosa è giusto fare in situazioni così delicate? E’ giusto impugnare l’arma e difendersi o bisogna aspettare per essere certi che l’uomo che ci troviamo davanti nel bel mezzo della notte ci dica di essere armato e pericoloso?
Intanto i nuovi particolari emersi dall’indagine sembrerebbero confermare l’ipotesi che il ladro sia stato colpito frontalmente, con un proiettile al cuore, mentre si trovava sulle scale esterne dell’abitazione e non era ancora entrato in casa. Una ricostruzione diversa, quindi, dalla versione fornita da Sicignano, accusato di omicidio volontario, che anche ieri ha ribadito di aver sparato in cucina all’albanese che era entrato nell’abitazione forse con due complici nelle vicinanze.
La vicenda si è trasformata anche in uno scontro politico. Dopo gli attacchi della Lega Nord, interviene il premier Matteo Renzi: “Quando la magistratura indaga – ha detto il presidente del Consiglio – la politica deve tacere.
Intanto in Italia è boom di iscritti al poligono di tiro, sono tantissimi i cittadini che sentono il bisogno di auto difendersi e le forze di polizia allo stato attuale sono in carenza di organico e risorse necessarie utili al contrasto. Una cosa però è chiarissima, il popolo chiama in causa la Magistratura e chiede ad alta voce la “certezza della pena“.
Cosi come dice la Costituzione, uno Stato deve garantire ai propri cittadini la possibilità di vivere senza temere per la propria incolumità, senza prevaricare i diritti di nessuno.
Vincenzo Priolo
in Agorà
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