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Migranti, presentato il rapporto della Fondazione “Leone Moressa”. In crescita il numero degli italiani che vanno all’estero

Roma. L’Italia sarà sempre più un Paese di vecchi e nel 2050 la popolazione anziana crescerà del 47% e, di conseguenza, aumenterà la richiesta di welfare che dovrà essere soddisfatta da una popolazione in età lavorativa (15-64 anni) inferiore del 18% rispetto ad oggi.

Un operaio straniero al lavoro

E’ questo quanto evidenziato, oggi a Roma, dal rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione della Fondazione “Leone Moressa” di Venezia, pubblicato con il contributo della CGIA di Mestre e con il patrocinio di Organizzazione internazionale per le migrazioni ed il Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale. 

In questo contesto si inserisce la crescita degli ultimi anni della popolazione immigrata che ha in parte rallentato l’invecchiamento della popolazione. I 5 milioni di stranieri regolari, si legge nel dossier, contribuiscono ad aumentare il numero degli occupati, a produrre quasi il 9% del Pil e ad immettere nelle casse previdenziali 11,9 miliardi di euro.

L’edizione 2018, oltre a fotografare l’impatto economico e fiscale dell’immigrazione in Italia, si concentra sull’invecchiamento demografico in corso nel nostro Paese e sui cambiamenti in atto.

Nel 2050 la popolazione italiana non raggiungerà i 59 milioni, perdendo rispetto alla situazione attuale il 3% degli abitanti. Il problema reale per la sostenibilità economica del Paese è che a diminuire sarà la popolazione dai 15 ai 64 anni che subirà una contrazione di 7 milioni mentre quella con almeno 65 anni aumenterà di 6 milioni.

Mantenendo lo stesso livello occupazionale del 2017 gli occupati diminuirebbero di quasi 4 milioni. Aumenterebbero, di contro, i pensionati arrivando allo stesso numero degli occupati.

infografica 2018

A questo trend preoccupante va aggiunto il numero sempre crescente di italiani che stanno lasciando il Paese. Dal 2011 al 2017 il saldo migratorio è negativo e pari a -391 mila unità.

Sono molti i giovani o che scappano all’estero per lavoro

Si tratta nella maggior parte di potenziali lavoratori che esportiamo all’estero; giovani ed istruiti. Nello stesso periodo in Italia la popolazione straniera è cresciuta di 1,1 milioni senza contare le oltre 800 mila naturalizzazioni. Rispetto agli italiani, sostiene il rapporto della Fondazione, gli stranieri sono più giovani ed il loro saldo naturale è positivo, per questo incidono sulla spesa pubblica solo con il 2,1%.

La presenza degli stranieri non ha modificato solo l’aspetto demografico ma anche quello economico. Nel 2011 gli occupati stranieri erano pari al 9%, nel 2017 hanno raggiunto quota 10,5. Questi 2,4 milioni producono un valore aggiunto pari a 131 miliardi (8,7% del valore aggiunto nazionale).

Si tratta prevalentemente di un’occupazione “complementare”: La parte degli stranieri svolge lavori poco qualificati e poco retribuiti, mentre gli occupati italiani si collocano nelle professioni più qualificate. Non è da sottovalutare nemmeno l’apporto degli imprenditori stranieri che rappresentano il 9,2% del totale, dato in crescita negli ultimi cinque anni del 16,3% in controtendenza con la diminuzione degli italiani (-6,4).

 

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