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Anche in Italia si può avere una tutela per le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale

La Corte di Appello di Brescia ha respinto l’appello dell’avv. Taormina contro l’Ordinanza del Tribunale di primo grado che lo aveva condannato a risarcire l’Associazione Avvocatura per i Diritti LGBTI – Rete Lenford per le dichiarazioni omofobe e discriminatorie rilasciate durante una puntata della trasmissione radiofonica “La Zanzara”.
“L’avv. Taormina, dopo aver espresso giudizi negativi sulle persone omosessuali, aveva sostenuto che non avrebbe mai assunto nel suo studio collaboratori omosessuali”.
E’ STATA RIBADITA LA DISCRIMINATORIETÀ DELLE DICHIARAZIONI
“Siamo molto soddisfatti dalla conferma della condanna da parte della Corte d’Appello di Brescia”, commenta l’avv. Maria Grazia Sangalli, Presidente dell’Associazione Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford. “E’ stata ribadita la discriminatorietà delle dichiarazioni di Taormina e confermata la quantificazione del risarcimento del danno, con il rigetto di tutte le motivazioni dell’impugnazione. Non poteva non essere così in base alle norme vigenti in tema di parità di trattamento sui luoghi di lavoro. Anche la Corte d’Appello, così come il Tribunale, ha riconosciuto richiamandosi ai principi espressi dalla Corte di giustizia europea, che anche semplici dichiarazioni discriminatorie sono potenzialmente lesive perché idonee a dissuadere dal presentare candidature di lavoro”, ha concluso Sangalli.
IL D.LGS. N. 216/2003 NON E’ LETTERA MORTA: ANCHE IN ITALIA SI PUO’ AVERE UNA TUTELA PER LE DISCRIMINAZIONI FONDATE SULL’ORIENTAMENTO SESSUALE DEL LAVORATORE
“La pronuncia con la quale la Corte di Appello di Brescia conferma la condanna dell’avv. Taormina per discriminazione ex D. Lgs. n. 216/2003 segna un passo ulteriore nell’effettività della tutela delle persone omosessuali discriminate sul luogo di lavoro”, dichiara l’avv. Caterina Caput che ha curato, insieme all’avv. Alberto Guariso, la difesa dell’Associazione Avvocatura per i diritti Lgbti-Rete Lenford nella causa contro l’avv. Carlo Taormina, conclusasi con la conferma della natura discriminatoria delle dichiarazioni rese dal legale durante una trasmissione radiofonica e della condanna al risarcimento dei danni nei confronti dell’Associazione ricorrente.
“La sentenza contiene diversi passaggi da non sottovalutare”, continua l’avv. Caput, “tra i quali una puntuale interpretazione del concetto di “associazione rappresentativa del diritto e dell’interesse leso”, legittimata dall’art. 5, comma 2, del D. Lgs. n. 216/2003 nei casi di discriminazione collettiva, nonché la totale sintonia tra il Giudice nazionale e la Corte di Giustizia nell’interpretare come discriminatorie anche le dichiarazioni potenzialmente lesive, a prescindere dall’effettivo realizzarsi della condotta dichiarata, poiché comunque produttive di un pregiudizio nei confronti di una determinata categoria di soggetti”.
“Da ultimo, ma non certo per importanza” conclude l’avv. Caput, “ deve sottolinearsi la posizione assunta dalla Corte d’Appello a proposito del bilanciamento dei diritti fondamentali e delle libertà tutelati dalle norme costituzionali, posizione nell’ambito della quale i Giudici hanno ritenuto che la libertà di manifestazione del pensiero non possa spingersi sino a violare altri principi costituzionalmente tutelati, quale il diritto fondamentale dell’individuo a esprimere la propria personalità, il diritto di uguaglianza e il diritto al lavoro”.
IL COMUNICATO STAMPA DELL’ASSOCIAZIONE ESPRIME
“soddisfazione nel vedere la Corte concorde con la lettura dei principi costituzionali proposta dalla difesa dell’Associazione Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford, avendo i Giudici del gravame affermato che la tutela del principio costituzionale di cui all’art. 21 di libertà di manifestazione del pensiero non può spingersi a violare altri principi costituzionali che ha individuato nell’art. 2 (tutela del singolo cittadino nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità, ovvero il luogo di lavoro), 3 (principio di uguaglianza) 4 (diritto al lavoro) e 35 (tutela del lavoro)”.
Link al Comunicato Stampa dell’associazione Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford.

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